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Atene presenta una nuova lista di riforme all’Eurogruppo, ma lo…

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il negoziato con i creditori

Atene presenta una nuova lista di riforme all’Eurogruppo, ma lo stallo continua

L'incontro dell'Euro Working Group, l'organismo tecnico dell'Eurogruppo, riunito in teleconferenza per esaminare una nuova lista di riforme presentate dalla Grecia, si è concluso ancora una volta senza un accordo. Secondo fonti vicine alla trattativa non sono previsti a breve altre riunioni dei ministri finanziari dell’Eurozona. Il Financial Times ha rivelato che Atene ha presentato oggi a Bruxelles il nuovo pacchetto di misure, che prevede interventi per 6,1 miliardi di euro, basati sulla lotta alla corruzione e all'evasione fiscale.

Tuttavia il testo non ha convinto i tecnici dell'Eurogruppo, che escludono «ulteriori sviluppi nei prossimi giorni». Il negoziato continuerà ad Atene e il buon esito è premessa indispensabile per sbloccare l'arrivo entro giugno di 7,2 miliardi di euro (ultima tranche del secondo piano di bailout europeo), secondo quanto stabilito dagli accordi dello scorso 20 febbraio. Intanto la Bce ha aumentato da 71,1 a 71,8 miliardi di euro il tetto del programma Ela per la liquidità di emergenza che le banche greche possono attingere dalla banca centrale nazionale.

La nuova lista di riforme
La nuova lista greca, contenuta in un documento di 26 pagine, prevederebbe tra l’altro misure di contrasto dell'evasione fiscale: 875 milioni arriverebbero dai controlli sui trasferimenti nelle banche offshore, 600 milioni dalla riorganizzazione della lotteria. Tra le spese previste nel 2015 la Grecia indica 1,1 miliardi, di cui metà per finanziare la tredicesima dei pensionati a basso reddito. Altri punti da discutere sono lo stop alla clausola zero deficit, un aumento graduale del salario minimo e il rafforzamento della contrattazione collettiva, diversamente da quanto definito ne i programmi definiti con la ex troika, ovvero Bce, Ue e Fmi (oggi si parla di Brussels Group). Confermato, poi, che i contratti in essere per le privatizzazioni saranno onorati e che le procedure avviate saranno concluse. Per il resto si procederà «caso per caso». Quest’anno nelle casse di Atene dovrebbero entrare 1,5 miliardi, 700 milioni in meno rispetto a quanto previsto precedentemente.

Intanto, il portavoce del governo di Atene, Gabriel Sakellaridis, ha indicato che non c'è alcuna intenzione di ritardare il pagamento al Fondo monetario, che dovrà essere effettuato il 9 aprile. Nel corso della giornata il ministro greco degli Interni, Nikos Voutzis, aveva avvertito che il suo Paese non sarebbe stato in grado di rimborsare al Fmi un debito in scadenza per 450 milioni di euro. Parlando al settimanale tedesco Der Spiegel, l’esponente di Syriza ha infatti affermato: «Se entro il 9 aprile non riceveremo niente (dai creditori internazionali), prima pagheremo stipendi, affitti e pensioni qua in Grecia e preghiamo i nostri partner all'estero di comprendere che non potremo pagare puntualmente i 450 milioni di euro dovuti al Fmi». Il suo stesso governo però lo ha prontamente smentito, a conferma che non tutto funziona per il meglio nel partito del premier Alexis Tsipras.

Bitcoin, il pesce d’aprile
Ancora una volta il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, è stato al centro dell’attenzione per una notizia fatta circolare dal sito Greek Reporter, secondo cui nel corso di una riunione segreta ad Atene avrebbe detto: «Quando ne avremo abbastanza potremo sempre usare la moneta virtuale, i Bitcoin. Saremmo davanti a tutte le economie mondiali e anche se può essere doloroso all'inizio, l’economia della Grecia ne avrebbe un beneficio nel lungo termine».

Il ministro “rockstar” (e centauro, visto che ama spostarsi in moto) avrebbe continuato a spiegare come la criptovaluta potrebbe essere utilizzata nella vita quotidiana dai greci utilizzando una speciale mini carta computerizzata con un chip. Tutti i cittadini potranno portare la carta come un portafoglio elettronico. La card sarebbe distribuita gratuitamente a tutti i cittadini greci attraverso gli uffici delle imposte locali, ma sarà anche disponibile per l'acquisto presso i punti di ingresso del paese per 45 euro, o 0,20 Bitcoin ciascuno. La vendita della carta per i turisti dovrebbe essere un'altra forma di entrate per la Grecia oggi a corto di liquidità.

«Questa è la mossa più intelligente per battere la corruzione e l'evasione fiscale, tutte le operazioni saranno registrate in un server al ministero delle Finanze e con il Bitcoin tutte le transazioni saranno monitorate», avrebbe riferito Varoufakis ai suoi collaboratori secondo la fonte di Greek Reporter.

Pesce d’aprile? Proprio così, come ha poi fatto sapere lo stesso Varoufakis dal suo profilo twitter. Tuttavia c’è poco da scherzare: se dovesse saltare l’accordo con l’Eurogruppo Atene dovrebbe imporre controlli sui capitali per evitare la fuga dei depositi dai conti correnti (fenomeno già in corso da fine dicembre), emettere dei pagherò che alla fine diventerebbero una nuova valuta, forse la vecchia dracma in sostituzione dell’euro. Moneta con cui lo stato greco pagherebbe pensioni e stipendi. La nuova valuta si svaluterebbe almeno del 40% rispetto all’euro.

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