Mondo

Grexit sì o no, le visioni opposte di Goldman Sachs e Templeton

  • Abbonati
  • Accedi
I NEGOZIATI UE-ATENE

Grexit sì o no, le visioni opposte di Goldman Sachs e Templeton

Grexit sì, Grexit no. Mentre le trattative fra Atene e i creditori a Bruxelles si arenano di nuovo e non si vede come si possano sbloccare prima di qualche settimana, i grandi investitori leggono lo stallo in maniera diametralmente opposta. Secondo gli strategist di una delle più grandi e potenti banche d’affari del mondo, Goldman Sachs, anche nel caso in cui fosse trovato un accordo «il danno alla crescita (greca, ndr) sarebbe già stato fatto» e le probabilità di un’uscita dall’area euro aumenterebbero «rapidamente».

Di parere opposto è Mark Mobius, guru di Templeton, colosso degli investimenti globali. «La Grecia resterà nell’euro, non c’è storia. I prezzi delle azioni alla Borsa di Atene (-14% la performance da inizio d’anno, ndr) sono convenienti e noi siamo per comprare», ha dichiarato Mobius al quotidiano finanziario Naftemporiki nel corso della sua visita nel Paese mediterraneo. Secondo Mobius bene ha fatto il governo greco a mettere l’accento sulla necessità di porre fine alla lunga fase di austerity e una delle chiavi per la svolta restano le privatizzazioni, che comunque hanno subito un nuovo rallentamento proprio durante il negoziato con il Brussels Group, la ex troika.

Secondo Goldman, in ogni caso, uno dei segnali più preoccupanti è la fuga dei capitali dalle banche: le famiglie hanno ritirato 8,8 miliardi di euro in gennaio e 5,4 miliardi in febbraio. Le aziende nello stesso periodo hanno ritirato somme pari a 3 e 1,7 miliardi di euro. Fino a questo momento non sono stati registrati segnali di contagio agli altri Paesi dell’europeriferia (fra cui l’Italia). Tuttavia secondo gli esperti di Goldman Sachs «a questi sviluppi andrebbe attribuita un’importanza maggiore di quella che gli ha dato il mercato». Secondo Goldman il quadro è peggiorato - almeno a breve - dalla bassa crescita dell’Eurozona e nonostante il quantitative easing avviato dalla Banca centrale europea,. Tanto che la valuta unica è vista scendere sotto la parità contro il dollaro, a 0,95 entro fine 2015.

Intanto un altro segnale negativo arriva dall’aggiornamento del saldo Target 2 (il sistema che registra e regola gli squilibri nelle bilance dei pagamenti e tra banche centrali nell’eurosistema) nei primi due mesi del 2015. La posizione della Grecia è peggiorata nettamente, passando da -49 miliardi a -91 miliardi, di fatto raddoppiando. Lo stallo iniziato dopo l’illusorio accordo all’Eurogruppo del 20 febbraio starebbe ulteriormente e seriamente danneggiando, quindi, la situazione della bilancia dei pagamenti greca.

Nello stesso tempo il credito della Germania verso il sistema Target 2 è aumentato in appena due mesi, dopo un anno di relatività stabilità, da 460 a 513 miliardi. E il debito dell'Italia si è ridotto da 208 a 164 miliardi, soprattutto in virtù di un netto calo dei prestiti della Bce alle banche italiane, effetto della concomitante scadenza del pacchetto di rifinanziamento Ltro e della sottoscrizione sotto le attese dei nuovi prestiti TLtro.

Ma torniamo alla Grecia. Il quadro debitorio supera i 340 miliardi di euro. E certamente se Atene dovesse abbandonare la valuta unica per volontà sua o dei partner le conseguenze potrebbero essere molto pesanti: non è affatto sicuro che Paesi come la Spagna e l’Italia sarebbero in grado di sostenere la trasformazione dei crediti verso la Grecia in debiti. La stessa Bce potrebbe trovarsi a far fronte a perdite per decine di miliardi di euro.

La leadership politica europea, intanto, cerca di stemperare le tensioni generate dalle incomprensioni al livello tecnico del negoziato. «I colloqui con le istituzioni (Bce, Ue e Fmi) sono ancora all’inizio, ma il tempo stringe e non possiamo perderne ancora. Dobbiamo continuare il processo e, certo, vanno rispettate le condizioni concordate, anche se bisogna confrontarsi con i cambiamenti dovuti all'elezione di un nuovo governo», ha commentato la cancelliera tedesca Angela Merkel durante una conferenza stampa con il presidente francese François Hollande a Berlino.

«La Grecia - ha detto poi Hollande - sa che l’Europa è il suo destino: se vuole rimanere nell’euro dovrà proseguire con le riforme». Nessuna drammatizzazione, per adesso, sul fatto che il premier Alexis Tsipras sia prossimo a una visita a Mosca, fissata per l’8 aprile. «Anche noi - ha concluso Merkel - siamo stati a Mosca. Eppure siamo membri della Ue e sosteniamo le ragioni europee».

© Riproduzione riservata