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Marchionne in pressing sui soci Gm per l’integrazione con Fca

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Marchionne in pressing sui soci Gm per l’integrazione con Fca

«Abbiamo ricevuto una proposta via mail da Fiat Chrysler, proposta che è stata accuratamente valutata dal management e dal consiglio d’amministrazione; ma la nostra risposta è che abbiamo le dimensioni necessarie e abbiamo sfruttato le opportunità di intese. Di fatto negli ultimi anni ci siamo fusi con noi stessi». Così Mary Barra, amministratore delegato di General Motors, ha nuovamente respinto le avance di Sergio Marchionne che punta a una fusione tra i due gruppi. Barra ha risposto ai giornalisti prima dell’assemblea annuale dei soci Gm, tenutasi ieri a Detroit, e ha sottolineato che la sua linea ha il «forte sostegno del board».

Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, che cita «fonti a conoscenza della situazione», «Marchionne sta contattando hedge funds e altri potenziali alleati per spingere Gm a una fusione». Lo stesso Marchionne aveva confermato i contatti rispondendo ai giornalisti in occasione del recente consiglio Italia-Usa di Venezia.

In quell’occasione Marchionne aveva precisato di «non aver contattato lui» le controparti; una precisazione importante, visti gli obblighi di trasparenza imposti dalla normativa americana.

Fra i colossi del settore auto, General Motors è l’unica ad avere un azionariato diffuso (il primo azionista, con il 9% circa del capitale, è il fondo Veba gestito dal sindacato Uaw). Alcuni dei soci hanno avviato nei mesi scorsi una proxy fight per ottenere un posto in consiglio e un maxi buyback da 8 miliardi di dollari; in quell’occasione in management ha evitato lo scontro e annunciato un riacquisto di azioni per 5 miliardi. Tra questi soci attivisti c’era Harry Wilson, ex membro della task force di Obama per l’auto che nel 2009 gestì le bancarotte pilotate di Gm e della stessa Chrysler. Marchionne «è stato incoraggiato dal loro successo», scrive il Wsj il quale aggiunge che secondo le fonti «una strategia simile potrebbe essere impiegata con almeno un’azienda europea». In Europa c’è una sola public company: la Daimler, il cui maggiore azionista è il fondo sovrano del Kuwait con il 6,8 per cento.

Quante probabilità ha il manager italo-canadese di convincere abbastanza soci di Gm? Qualcuno di essi si è detto favorevole in linea di principio, come David Herro, manager del fondo Oakmark International, che detiene azioni di Toyota, Honda, Bmw e Daimler oltre che di Exor. «Marchionne ha toccato il tasto giusto, il settore ha bisogno di fusioni e noi sosterremmo con forza un consolidamento. Forse un’intesa Fca-Gm potrebbe funzionare» afferma il manager citato dall’agenzia Bloomberg.

Il titolo Fiat Chrysler ha segnato ieri a Piazza Affari la sesta seduta consecutiva di ribasso, cedendo l’1,7% a 13,62 euro e risentendo anche della giornata negativa del listino. In serata il gruppo olandese ha comunicato di aver sottoscritto con un gruppo di 12 banche una linea di credito revolving da 4,8 miliardi di euro. Tale linea «sarà a disposizione - spiega una nota - per le generali esigenze aziendali e per i fabbisogni legati al capitale di funzionamento del gruppo». La nuova linea di credito sostituirà quelle da 2,1 miliardi di euro della durata di 3 anni sottoscritta il 21 giugno 2013 e quella da 1,3 miliardi di dollari della durata di 5 anni firmata da Fca Us il 24 maggio 2011.

Tornando a Gm, Mary Barra non ha affrontato ieri il tema della possibile inchiesta penale che la Procura di New York potrebbe aprire - sempre secondo il Wsj - per i problemi alla chiave di accensione di vari modelli Gm che hanno provocato oltre 100 incidenti mortali. Barra ha assicurato che il gruppo sta «pienamente cooperando» con le autorità giudiziarie.

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