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Grecia, Varoufakis: mi dimetto se vince il «sì». E…

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il futuro dell’eurozona

Grecia, Varoufakis: mi dimetto se vince il «sì». E Tsipras promette: con il «no» accordo entro 48 ore dal voto

Il referendum in Grecia sulle misure di austerity punta a una soluzione sostenibile per il Paese e non equivale a una rottura con l'Europa. Lo ha detto il premier Alexis Tsipras in un’intervista serale sulla rete greca ANT1. Il premier ha voluto ribadire le ragioni dello stop alla trattativa che ha portato al referendum. «Non potevano accettare misure recessive e nessuna prospettiva sul debito. Abbiamo abbandonato il tavolo quando abbiamo capito di essere messi davanti a un ultimatum per una soluzione non praticabile». Tsipras ha detto che la chiusura delle banche non durerà a lungo e che se vincerà il no prevede di chiudere un accordo con i creditori entro 48 ore dal voto di domenica.

In caso di vittoria del sì al referendum di domenica Yanis Varoufakis, ministro delle Finanze del governo greco, si dimetterà: «Rassegnerò le dimissioni se vince il sì». Ancora, Varoufakis è stato molto esplicito: «Non firmeremo nessun accordo senza la ristrutturazione del debito», aggiungendo che la crisi attuale non è bancaria ma politica. Se vincerà il “No”, ha aggiunto Varoufakis, inizieranno i colloqui su un nuovo accordo e «credetemi, l'accordo ci sarà». Il ministro ha anche accusato l'Europa di «aver preso la decisione politica di chiudere le banche» per costringere i greci ad accettare un accordo non sostenibile. Le banche greche «apriranno regolarmente martedì» prossimo, ha detto ancora Varoufakis, aggiungendo che gli istituti di credito ellenici sono «perfettamente capitalizzati».

Lettera di Dijsselbloem a Tsipras spiega la posizione dell’Eurogruppo
Nel frattempo, il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha inviato una lettera formale al premier greco Alexis Tsipras nella quale gli comunica la decisione dei governi dell'Unione monetaria di «non sostenere una estensione» del programma di aiuti scaduto il 30 giugno a mezzanotte, di cui Atene aveva ancora una volta chiesto la proroga. Ciò perché le considerazioni che hanno portato a quella decisione «restano invariate». Dijsselbloem ricorda che l'accordo tra creditori e governo ellenico del 20 febbraio scorso prevede l'impegno “inequivocabile” delle autorità elleniche «a onorare gli obblighi finanziari con tutti i creditori pienamente e nei tempi previsti». La conclusione è quella già nota da ieri era: «Torneremo sulla vostra richiesta per un sostegno alla stabilità finanziaria da parte dell'European Stability Mechanism solo dopo il referendum e sulla base del risultato». Lo stesso Dijsselbloem, parlando al parlamento olandese, ha comunque detto che se i greci voteranno 'no' sarà «incredibilmente difficile» mettere in piedi un nuovo salvataggio. «Se il risultato è 'no', come puoi accettare un programma?», ha detto.

Discordanti i sondaggi sul referendum
A tre giorni dalla consultazione popolare in Grecia sul piano di salvataggio prospettato dai creditori internazionali, appare sempre più incerto l'esito del referendum convocato dal governo di Atene. Secondo l'ultimo sondaggio MacroPolis, pubblicato ieri sera, il fronte del «sì» sarebbe in forte ascesa. Il 47% delle persone interpellate sarebbe infatti favorevole ad accettare le condizioni poste dai creditori, mentre il 43% avrebbe espresso l'intenzione di votare «no». Solo il 6,3% degli interpellati si è detto indeciso.

Ma la grande incertezza sull'esito della consultazione popolare è stata confermata, ieri, da un altro sondaggio analogo pubblicato dal quotidiano Efimerida ton synatkton, il 46% dei consultati è contro l'accettazione del piano, il 37% vuole che il governo di Atene lo sottoscriva e il 17% non ha una precisa idea al riguardo. Ma prima della chiusura delle banche la stessa questione vedeva il «no» al 57%, il «sì» al 30% e un 13% senza opinione.
Resta da vedere come abbiano influito gli ultimi sviluppi del complicatissimo negoziato, delle nuove aperture sul piatto dell'eurogruppo e della conferma, ieri, da parte del premier Tsipras, della richiesta di votare «no» domenica.

Inoltre, e forse più di tutto, sull'esito del referendum pesano le difficoltà e i timori collegati alla prolungata chiusura delle banche, decisa dal governo di Atene all’inizio della settimana per mettere al sicuro la liquidità di emergenza degli istituti.

L’ex premier Papandreou: «Spero non ci sarà il caos»
Spero non ci sarà il caos», ma «problemi» non sono da escludere. Così l'ex premier greco George Papandreou in dichiarazioni al quotidiano turco Hurriyet a tre giorni dal referendum sul piano dei creditori per la Grecia. Sarà cruciale per il governo di Atene gestire in modo corretto una probabile situazione di caos qualora dovesse vincere il «no», afferma Papandreou, che analizza i «grandi problemi» del Paese ellenico e prova a suggerire una ricetta. «Spero non ci sarà il caos, ma ci si possono aspettare problemi - ha argomentato nell'intervista - Per esempio, cosa accadrà all'euro? Il governo molto probabilmente sarà costretto a emettere qualcosa». Secondo l'ex premier, che non ha voluto sbilanciarsi con previsioni sull'esito del referendum anche se la sua speranza è che vinca il «sì», Alexis Tsipras dovrebbe votare proprio così o rinviare la consultazione e mettere a punto una proposta di bailout più dettagliata.

Mattarella: «Auspico un’intesa»

Sulla vicenda greca oggi è intervenuto anche il presidente della Repubblica. L'Europa sta vivendo «un momento delicato, caratterizzato da forte incertezza. Auspichiamo che la Grecia possa trovare rapidamente un'equilibrata intesa per riavviare un percorso di stabilità e crescita nell'alveo dell'Unione europea, cui Atene appartiene», ha affermato Sergio Mattarella.

Moody’s taglia il rating
Nella notte, Moody’s ha tagliato la nota di merito sul debito della Grecia a causa del “rischio aggiuntivo” del referendum - in calendario per domenica - e i cui effetti potrebbero pesare sui creditori privati. «L'annuncio di un referendum - è riportato in una nota che l'agenzia di valutazione ha diffuso nella notte - crea un ulteriore rischio, più pressante, per i creditori privati». Di fatto gli esperti di Moody's hanno portato il rating del Paese a 'Caa3', un gradino che starebbe a indicare un «imminente default dei pagamenti» da parte del Paese.

«Una vittoria del 'no' - spiegano - aumenterebbe il rischio di un'uscita dall'Eurozona e porterebbe a notevoli perdite di creditori privati». Questi ultimi detengono circa 30 miliardi dei 280 miliardi di debito sovrano.

S&P: «severi» effetti di un’eventuale Grexit, pil -20% in 4 anni
L'impatto complessivo di un'uscita della Grecia dell'eurozona sarebbe “severo” per la Grecia ma più contenuto per il resto dell'eurozona. È quanto osservano gli analisti di S&P secondo cui il pil greco calerebbe del 20% in quattro anni rispetto alle proiezioni mentre per il resto dell'eurozona l'impatto sarebbe contenuto in termini di crescita economica ma potenzialmente “potrebbe essere piu' significativo nei paesi periferici tramite il canale dei mercati dei capitali”. Poiche' la Grecia e' una piccola economia e tradizionalmente piu' chiusa rispetto alle altre di analoghe dimensioni nel blocco europeo, gli effetti diretti del Grexit sul commercio degli altri paesi sarebbero limitati. “Se si esclude Cipro (il cui 19% delle esportazioni e' andato in Grecia nel 2013), solo due altre economie esportano piu' del 2% dei propri prodotti per l'estero verso la Grecia, la Macedonia (4,2%) e Malta (3,3%). Anche se le importazioni greche dovessero crollare del 50% nell'anno successivo al Grexit, spiegano gli esperti di S&P, l'effetto diretto su Germania, Francia e Italia si limiterebbe a ridurre la domanda totale di export dello 0,3%-0,5% nell'arco del medesimo periodi di tempo. Per queste economie, l'impatto sulle economie sarebbe contenuto tra lo 0,2% e lo 0,3% del pil.

L’Ue chiederà al Fmi di partecipare alla nuova fase post-referendum
Nelle istituzioni europee (Commissione e Consiglio) si dà per scontato che i ministri finanziari della zona euro chiederanno al Fondo monetario internazionale di partecipare alla nuova fase negoziale con la Grecia che si aprirà dopo il referendum di domenica. Lo hanno indicato fonti europee che ricordano come le regole dell'European Stability Mechanism a proposito della partecipazione del Fondo monetario la indicano come “possibile” e se giudicata “appropriata”. «È improbabile, impossibile che venga definito un programma per la Grecia senza il Fondo monetario internazionale», hanno indicato le fonti. La cosa certa, comunque, è che il Fmi non può fare credito a un paese che non ha pagato una rata di rimborso in scadenza.

Berlino prepara aiuti umanitari in caso di Grexit
Nel clima di insicurezza sull'esito del referendum, il governo tedesco si prepara anche ad affrontare il peggio. È stato il quotidiano economico Handeslblatt a rivelare che l'esecutivo di Angela Merkel si sta preparando a provvedere, se la situazione dovesse finire fuori controllo, a degli aiuti umanitari per la Grecia. Il giornale riferisce dell'istituzione di un gruppo di lavoro che si sta confrontando con lo scenario di un'emergenza nel Paese nel caso di Grexit. Rappresentanti di diversi ministeri - della Cancelleria, e delegati dei ministeri delle Finanze, dell'Economia e del Lavoro - si sono incontrati lunedì al ministero degli Esteri di Frank-Walter Steinmeier. Allo studio la possibilità di continuare a rifornire la Grecia da parte delle imprese tedesche, nonostante le limitazioni dei controlli sul capitale, e possibili rifornimenti di medicine “se il Paese dovesse finire nel caos”. Uno scenario che comunque si spera si possa evitare.

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