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Dossier La tempesta cinese non deprime gli investitori

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Dossier | N. 47 articoliWorkshop The European House - Ambrosetti a Villa d'Este

La tempesta cinese non deprime gli investitori

La tempesta estiva cinese potrà avere strascichi sui mercati, ma al momento non così pesanti da compromettere l'ottimismo con cui gli operatori continuano a guardare alla Borsa italiana per i prossimi sei mesi. L'andamento sarà sicuramente più volatile, viste le incertezze su Cina, tassi Fed, ripresa economica, dinamica del petrolio, ma la direzione positiva dei listini non dovrebbe cambiare. È quanto emerge dalla ricerca che Assiom Forex effettua, in collaborazione con ‘Il Sole 24 Ore Radiocor', tra i propri soci.

Nel sondaggio di agosto (cui hanno partecipato 232 operatori), chiuso il 21, la quota di chi stima Piazza Affari ‘in rialzo' è calata al 43% dal 57% di luglio, mentre è salita quella di chi la vede ‘stabile', al 34% dal 28%. È aumentata quella di chi non esclude ‘un calo' e ‘un forte calo' (complessivamente al 15% dal 9%).

«Il potenziale impatto negativo dell'andamento dell'economia cinese su quella globale pesa sugli orientamenti» dice il presidente di Assiom Forex, Giuseppe Attanà, il quale sottolinea come «la performance della nostra Borsa risulti ancora di tutto rispetto e presenti comunque migliori margini rispetto a quelli registrati delle altre piazze europee». A favore gioca l'accresciuta avversione al rischio che sta spingendo la liquidità verso le piazze occidentali (soprattutto europee, più sottovalutate) a scapito di quelle emergenti.


E proprio questa liquidità sta ridisegnando anche le aspettative per quanto riguarda l'euro: la quota di chi prevede un apprezzamento della divisa rispetto al dollaro è salita in agosto ai massimi assoluti (dall'aprile 2014, da quanto sono iniziate questo tipo di rilevazioni): al 22% dal 10%. Confermati al 39% gli operatori che scommettono sulla stabilità del cross, mentre hanno perso molto terreno chi lo stima in calo (al 36% dal 47%).

A dare man forte all'euro contribuiscono sia fattori endogeni, con la Bce sempre più convinta che lo strumento del ‘Qe' stia avendo gli effetti previsti sulle aspettative d'inflazione, sia esogeni, con la Fed che, al momento, non sembra avere più tanta fretta a stringere le redini perché l'economia Usa non è così brillante come previsto e per valutare meglio l'impatto ‘Cina'.

Scenario tranquillo per lo spread, con la grande maggioranza degli operatori, 76% contro il 55% di luglio (massimo da quanto è iniziata questa ricerca, aprile 2014), che lo prevede nei prossimi sei mesi nella fascia 100/125 punti base. Il petrolio, secondo il risultato della ricerca, continuerà a essere volatile: il 47% lo stima stabile, il 29% in ulteriore calo e il 24% un rialzo. Tra gli operatori c'è cautela per quanto riguarda gli effetti delle ripetute svalutazioni della valuta cinese: il 53% intravede effetti negativi per i mercati, mentre il 47% stima effetti minimali o comunque di assai lieve entità.

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