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Ubi è la prima Popolare a diventare Spa

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CREDITO

Ubi è la prima Popolare a diventare Spa

  • –dal nostro inviato

Addio al voto capitario: da ieri Ubi Banca è una società per azioni. La formalizzazione della trasformazione societaria, e il definitivo abbandono della forma cooperativa, è arrivata ieri, al termine un’assemblea dai numeri bulgari. Nei quartieri fieristici di Brescia e nelle quattro sedi videocollegate (Milano, Bergamo, Jesi e Cuneo) hanno votato a favore del passaggio alla Spa 4975 soci su 5032 presenti (deleghe comprese), pari al 98,87% del capitale presente. Solo 31 astenuti (tra cui Andrea Resti e altri due consiglieri di minoranza) e 26 contrari.

Numeri schiaccianti, sebbene la partecipazione sia apparsa contenuta rispetto ad altri appuntamenti assembleari. Ma di fatto l’esito era abbastanza scontato: tra l’anima bresciana, erede della Banca Lombarda fusa in Bpu nel 2007, e quella bergamasca, roccaforte del modello cooperativo, negli ultimi tempi si era raggiunta una condivisione di intenti sulla necessità dell’approdo alla Spa. La spinta decisiva è arrivata dalla legge Renzi- Padoan, che impone alle 10 principali banche popolari di abbandonare il voto capitario, pena il ritiro della licenza bancaria. Ma l’ulteriore accelerazione - Ubi è la prima banca tra quelle coinvolte nella riforma a varare il nuovo statuto - è legata ai tempi di rinnovo del board, che scadrà nell’aprile del prossimo anno. In questo modo il prossimo vertice verrà eletto da una maggioranza formata secondo le quote detenute dagli azionisti, e non più secondo il principio «una testa un voto».

Lo scenario che si prospetta è dunque quello della creazione di un nocciolo duro di azionisti costruito attorno alle due fondazioni di rilievo (Cuneo e Pavia, che insieme detengono insieme circa il 4%) e le storiche famiglie bresciane e bergamasche, che insieme potrebbero mettere assieme almeno un 12-13% del capitale, un numero destinato anche a salire. Attorno ci saranno invece i fondi di investimento, il cui peso stimato è attorno al 45%. La mappa dell’azionariato si capirà meglio nei prossimi mesi, visto che entro marzo dovranno essere presentate le liste per il rinnovo.

«È un passaggio storico», ha detto l’amministratore delegato di Ubi Banca, Victor Massiah parlando del cambio alla Spa. Una lettura condivisa anche dal presidente del Consiglio di Gestione, Franco Polotti, secondo cui Ubi «cambia un vestito» ma il consiglio «sarà sempre preoccupato, oltre che della redditività e solidità della banca, di portarne avanti i valori». Il presidente del Consiglio di Sorveglianza, Andrea Moltrasio, ha detto a sua volta che rimandare la decisione avrebbe significato «buttare la banca nell’incertezza delle decisioni dei tribunali», riferendosi ai ricorsi pendenti al Tar e alla corte costituzionale.

Il disco verde di Ubi alla Spa è stato salutato con «grande soddisfazione» anche dal Mef, che ha evidenziato la «prima conversione in Spa di una delle più importanti banche popolari, conversione che è avvenuta con un elevatissimo consenso». Per le stesse fonti, si tratta «del primo concreto risultato della riforma delle Popolari promossa dal Governo appena qualche mese fa». L’augurio è «che questa trasformazione inneschi un processo di rafforzamento del settore che porti le banche ad avere un ruolo più incisivo per lo sviluppo delle sistema delle imprese».

Ora che la Spa è realtà, è inevitabile che il focus si sposti sulle prossime sfide della banca. Una è quella dell’incorporazione delle banche rete, tema su cui la banca potrebbe iniziare a ragionare prossimamente. L’altra è quella delle aggregazioni. Ubi è data in pole per una fusione con il Banco Popolare, banca con cui il dialogo è avviato da tempo. Sullo sfondo rimane però anche l’opzione Mps. Proprio rispetto a una possibile moral suasion del governo nei confronti di Ubi per un salvataggio di Siena, Massiah è stato netto. «Escludo che che il governo faccia questo», ha detto il manager. «Bankitalia e Ministero dell'Economia sono istituzioni ispirate a non invadere il ruolo del mercato». Quindi, «se Mps bussa alla mia porta non ho motivo di dire che non rispondo a Mps», ma «non è obbligatorio fare operazioni» e comunque «scegliamo noi». Il dialogo rimane insomma aperto con tutti, e l’advisor arriverà solo quando la possibile aggregazione sarà matura.

.@lucaaldodavi