Le Borse europee hanno chiuso in rialzo. In particolare il Dax tedesco con una crescita superiore all’1%, mentre Wall Street ha chiuso poco sotto la parità dopo il rally di ieri (Qui l’andamento degli indici principali). A dare la carica ai listini del Vecchio Continente è stata la pubblicazione delle minute della Federal Reserve, dove è indicata la volontà dell'istituto centrale di alzare il costo del denaro già a dicembre, ma di procedere in modo graduale cosicché alla fine il costo del denaro Usa rimarrà basso ancora per lungo tempo. Milano ha chiuso in progresso dello 0,45%, Francoforte dell'1,15%, e Londra dello 0,92%. E' rimasta piu' indietro Parigi (+0,17%).
Nel mondo del reddito fisso il rendimento del BTp decennale è stato intorno all’1,5% (qui i tassi dei titoli di stato a 10 anni) con lo spread sul Bund che ha viaggiato a circa 102 punti base. La differenza di rendimento tra il Bonos spagnolo e il benchmark tedesco è invece a quota 121 punti base. Le valute: l’euro verso il dollaro è a 1,07. Nel comparto delle materie prime il petrolio Wti quota intorno ai 41 dollari al barile mentre la qualità Brent è tornata sopra i 44 dollari.
La seduta di oggi si è aperta con l’indicazione sulla politica monetaria giapponese e orientata, come succede da tempo, sulle notizie rigurdanti Bce e Fed.
La Banca centrale Giapponese
La BoJ ha infatti lasciato invariata l’obiettivo dell’acquisto di 80.000 miliardi di yen annui. Si tratta di una decisione in linea con le previsioni. Il board della banca, guidato dal governatore Haruhiko Kuroda, dopo due giorni di lavori ha quindi mantenuto lo status. C’è tuttavia da rilevare che il Qe del Paese del Sol Levante non dà i frutti sperati. Il Giappone è ricaduto in tecnica: il Pil del terzo trimestre ha registrato una contrazione dello 0,2% e segue il segno meno della stessa entità del secondo trimestre.
I verbali della Bce...
Il focus sulle banche centrali era, peraltro, anche sulla Bce. Non nel senso che oggi sia attesa la riunione della Banca centrale europa. Ma rispetto al fatto che sono state pubblicate le minute sulla precedente riunione. Il documento, in tal senso, ha sottolineato come la Bce sia delusa dalla velocità delle riforme strutturali. Inoltre, i rischi di un’inflazione negativa sono aumentati rispetto a settembre. Infine, la politica monetaria potrebbe essere insufficiente a raggiungere l’obiettivo dell’inflazione intorno al 2%. Peraltro, in un’intervista rilasciata a Francoforte, il capo economista della Bce Peter Praet. Praet ha sottolineato che si «deve fare quello che deve» quando le attese di inflazione scendono. In questo quadro, ha aggiunto, i tassi di interesse, (il riferimento è da tempo al minimo storico dello 0,05% mentre il tasso sui depositi è a -0,20%), «fanno parte degli strumenti che abbiamo a disposizione».
...e quelli della Federal reserve
Il lavoro di interpretazione della volontà dei banchieri centrali era già stato realizzato con le minute della Fed. Qui, sottolinea Mps Capital services, «il verbale dell’ultima riunione conferma la presenza di una maggioranza a favore di un primo rialzo il prossimo 16 dicembre». non solo. C’è molta attenzione ad evidenziare un atteggiamento graduale (parola molto ricorrente nelle minute) successivo a tale decisione. Emerge infine anche« l’attenzione ad avere a disposizione “ulteriori misure addizionali” da usare in caso di situazioni avverse». L’impressione è che i rialzi Fed rappresentino «una sorta di cuscinetto prima di iniziare ad utilizzare eventualmente la manovra del QE, più che una
necessità dettata da un'economia in surriscaldamento».
Dalle politiche monetarie alla macro economia. Nel pomeriggio, si è guardato all’indice della Fed di Philadelphia di novembre. L’indicatore delle attività manifatturiere è migliorato a 1,9 punti in novembre, la prima performance in positivo dopo due mesi sotto quota zero, cioe' in territorio di contrazione economica. In ottobre l'indice si era attestato a -4,5 punti.
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