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Borse in ripresa dopo l’inflazione europea. Milano chiude a…

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la giornata dei mercati

Borse in ripresa dopo l’inflazione europea. Milano chiude a +0,8%. La Cina taglia la riserva delle banche.

Seduta moderatamente positiva per i mercati azionari europei all’indomani del G-20 tenutosi in Cina. Il mercato ha valutato con favore i preoccupanti dati sull’inflazione europea perché potrebbero preludere a un atteggiamento più aggressivo della Bce fra 10 giorni. L’indice Ftse Mib ha recuperato dai minimi della mattina per chiudere a +0,8%, mettendo in fila gli altri listini del Vecchio Continente. Procedeva in rialzo anche Wall Street, che poi ha chiuso negativa (ecco gli indici). Poco mosso lo spread BTp-Bund a 131 punti base, con il rendimento del decennale italiano all’1,42% e quello tedesco a 11 centesimi, minimi dallo scorso aprile. L’euro si è indebolito ancora ed è sceso sotto 1,09 dollari segnando i minimi da un mese (cambio euro/dollaro e convertitore di valuta). Ha perso terreno di nuovo anche lo yuan manovrato dalla Banca del popolo cinese.

Delusione per il vertice di Shanghai, PboC in manovra
I «Grandi» riuniti nel finesettimana a Shanghai hanno preso atto del rallentamento globale dell’economia, ma non hanno poi fatto seguire un’azione coordinata per fronteggiare la frenata come si aspettavano gli investitori. Da qui la debolezza che ha accompagnato quest’oggi prima i listini asiatici, poi l’avvio delle piazze europee. Nuove mosse della Banca centrale cinese, fra cui il taglio dello 0,5% del coefficiente per le riserve obbligatorie richieste agli istituti di credito locali, hanno fatto perdere terreno allo yuan (che si era apprezzato significativamente nell’ultima settimana anche in vista dello stesso G-20): la valuta del Dragone è scivolata dello 0,2% sul dollaro, registrando così il passo indietro più marcato dalla prima settimana di gennaio.

Il mini greggio pesa sull’inflazione e sull’euro
Mentre il petrolio resta per il momento sulle posizioni della vigilia (il prezzo del barile Wti è poco sotto i 33 dollari), gli investitori valutano in chiave Bce (che si riunirà il prossimo 10 marzo per decidere sui tassi) i deludenti dati preliminari relativi all’inflazione europea di febbraio. Complice la debolezza dei prezzi di petrolio e materie prime, l’indice generale ha accusato un calo dello 0,2%, quando si attendeva invece un dato stabile. È di nuovo deflazione anche in Italia: -0,2% rispetto al mese precedente e -0,3% su base annua sempre a febbraio. «Questi dati - sottolinea Joshua Mahony, di IG - hanno lanciato un guanto di sfida a Mario Draghi: come se un ritorno alla deflazione non fosse abbastanza, il calo significativo della componente “core” spaventerà senza dubbio la Bce perché riflette il rallentamento nella dinamica dei prezzi indipendentemente dai recenti shock sul prezzo del petrolio». Ne risente in prima battuta l’euro, che torna ai livelli di un mese fa sul dollaro.

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