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ELETTO IL NUOVO CDA

Carige alla svolta: Tesauro nuovo presidente, inizia l’era Malacalza

GENOVA - Inizia l'era Malacalza per banca Carige sotto la presidenza Tesauro. L'assemblea degli azionisti ha rinnovato il consiglio di amministrazione e nel voto la lista di Malacalza Investimenti ha ottenuto la maggioranza (54% delle azioni presenti) ottenendo 10 posti nel nuovo cda che sarà conposto da 15 amministratori e si riunirà per la prima volta lunedì.

In base allo statuto il capolista dell'elenco presentato dal primo socio e dalla Fondazione Carige Giuseppe Tesauro (ex presidente della Consulta e dell'Antitust) è nominato presidente mentre Vittorio Malalcalza diventa vicepresidente. Gli altri eletti della lista 1 sono Luciano Pasquale (espresso dalla Fondazione), Guido Bastianini, che nella prima riunione del cda prevista entro qulache giorno verrà indicato amministratore delegato, Maurizia Squinzi, Giampaolo Provaggi, Paola Girdinio, Elisabetta Rubini e Lucia Venuti. La lista presentata da Gabriele Volpi e Aldo Spinelli, riuniti in un patto che accorpa il 7,5%, ha eletto Claudio Calabi, Alberto Mocchi e Sara Armella. Un consigliere a testa per la lista del patto Coop Liguria-Fondazione Cr Savona-Fondazione Cr Carrara e per i fondi istituzionali facenti capo ad Assogestioni: gli amministratori eletti sono rispettivamente Remo Angelo Checconi e Giulio Gallazzi. Escono dal cda i soci francesi di Bpce, ora titolari di una quota inferiore al 2, per la prima volta dopo oltre un decennio: erano infatti entrati nell'azionariato e nel board in alleanza con la Fondazione Carige “gestione Repetto”.

In precedenza, la Malacalza Investimenti, azionista di maggioranza di Banca Carige (col 17,8%), aveva puntato il dito contro le indiscrezioni relative all'appoggio che la Bce darebbe alla proposta di Apollo capital management, il fondo Usa che si è offerto di acquistare i crediti deteriorati della banca, e di avviare, contestualmente, un aumento di capitale da 550 milioni. Ma l'azionista non si ferma qui. Esprime, infatti, una dura critica agli amministratori uscenti della banca, in particolare all'ad Piero Luigi Montani, spingendosi a sottolineare che il nuovo cda dovrà «valutare le implicazioni di quanto accaduto e le iniziative da assumere in proposito».

«Non crediamo - ha detto Mariconda, leggendo un testo della Malacalza Investimenti (e dopo aver «preso atto con rammarico» dell'assenza in assembla di Montani) - che la Bce si faccia sponsor della proposta di un fondo né che si intendano imporre soluzioni a un azionariato che si è dimostrato disponibile alle richieste» fatte in passato.
Secondo le indiscrezioni degli ultimi giorni, infatti, la Bce, a conoscenza della proposta di Apollo, avrebbe invitato la banca a valutarla attentamente.

La Malacalza Investimenti respinge poi le ipotesi secondo cui la proposta di Apollo sarebbe contraria agli interessi del primo azionista: «Per quale motivo - ha detto Mariconda - l'acquisto di crediti in sofferenza dovrebbe essere in contrasto con gli interessi della Malacalza Investimenti? L'interesse di Malacalza Investimenti non può che identificarsi con quello di tutti gli altri azionisti; l'obiettivo di Malacalza Investimenti resta quello del rilancio della banca».

Mariconda ha poi sottolineato, per conto di Malacalza, due fatti «di enorme gravità». Il primo «è costituito dalla rettifica dei dati di bilancio di Carige relativo all'esercizio 2015, dopo sole tre settimane dalla loro approvazione e divulgazione, rettifica operata sulla base degli stessi elementi già noti al consiglio al momento della originaria approvazione». Per effetto di questi mutamenti e dell'integrale svalutazione dell'avviamento residuo pari a 57,1 milioni - ha detto Mariconda - l'esercizio 2015 ha registrato la perdita netta di 101,7 milioni rispetto al corrispondente ammontare di 44,6 milioni che era stato comunicato al mercato a febbraio. Il secondo fatto grave, secondo i Malacalza è la modalità di divulgazione sulla stampa (accolta con «sconcerto e inquietudine») delle indiscrezioni sulla proposta di Apollo. Malacalza ha precisato che «i termini specifici» della proposta non sono conosciuti da Malacalza e verranno valutati dal prossimo cda».

Il rappresentante dei Malacalza ha poi lanciato un duro attacco agli amministratori uscenti della Carige. «La gestione della banca da essi operata - ha detto - è risultata carente in relazione agli aspetti che avrebbero richiesto il loro maggiore impegno: occorreva infatti una cura assidua dell'impresa bancaria, volta a valorizzare le potenzialità, rinnovando e rafforzando, per un verso, il rapporto fiduciario con la clientela, e curando di sviluppare, per altro verso, il coordinamento tra il vertice gestionale, la struttura centrale e la rete, e i dirigenti e i dipendenti tutti».

I risultati economici - ha aggiunto Mariconda - sono stati «molto deludenti» e «inadeguati alla potenzialità della banca». Un risultato negativo che «non può essere attribuito a una leadership gestionale cessata ormai da tre anni» (il riferimento è alla gestione Berneschi).

Dal presidente uscente di Carige, Cesare Castelbarco Albani, peraltro, è arrivata una rassicurazione, in risposta a una domanda di un azionista. Carige, ha detto, «non ha necessità al momento di alcun aumento di capitale». E ha ricordato come la banca a fine 2015 possa vantare requisiti patrimoniali superiori alle richieste Bce.

Il direttore finanziario di Carige, Massimo Perona, da parte sua, ha concluso la relazione sui conti 2015, sottolineando che il «tema rilevante e critico» per Carige è «l'esposizione dei crediti deteriorati rispetto agli attivi» oltre a quello della redditività. Il manager ha ricordato che, nel 2015, Carige ha chiuso il suo quarto esercizio consecutivo in perdita: «Non possiamo più permettercelo: l'obiettivo è tornare alla profittabilità e a remunerato gli azionisti». Il bilancio è stato, comunque, approvato dall'assemblea dei soci.

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