Da che cosa si misura la forza politica e finanziaria di un sistema-Paese nell'Eurozona? La risposta, visti i tempi e gli eventi più recenti, è abbastanza intuitiva: dalla capacità di sfondare i limiti imposti alle finanze pubbliche senza essere travolti da polemiche; dalla capacità di condizionare raggio d'azione ed efficacia di regole bancarie e finanziarie che dovrebbero essere condivise e valide per tutti. Prendiamo ad esempio il nodo della leva e dei derivati nei bilanci delle banche.
Dal fallimento di Lehman Brothers, l'impegno dei regolatori e dei governi è stato subito quello di diminuire la rischiosità sistemica delle grandi banche e soprattutto i pericoli generati dall'abuso dei derivati. In Usa e in Europa, i regolatori hanno imposto norme e sistemi di calcolo più restrittivi, rinviando poi alle decisioni del Comitato di Basilea, l'organo internazionale per la regolazione del credito, la stesura di un quadro definitivo di regole prudenziali. Una parte del mosaico, come ad esempio il bail-in, è già entrato in vigore, con risultati che in Italia si sono rivelati devastanti. Ma a nulla sono valse le nostre richieste di moratorie, di deroghe o di revisione delle norme. «Le regole valide per tutti - disse per tutti il ministro tedesco Schauble - e non si cambiano per i bisogni di un Paese». Mercato unico, regole uniche.
La crisi di Deutsche Bank a inizio febbraio, ha ricordato a tutti dove si annidano i veri rischi sistemici. L'annuncio delle perdite e delle svalutazioni lanciato dalla banca ha terrorizzato i mercati, portando alla luce una realtà ben diversa da quella raccontata da Schauble. Deutsche, come un super-hedge fund, ha emesso derivati per 75mila miliardi di euro, 20 volte il Pil tedesco, e nel suo bilancio attuale pesano 32 miliardi di euro di derivati ad alto rischio e un'altissima leva finanziaria: fatti due conti, anche un calo del 4% del valore degli attivi potrebbe azzerare il capitale del colosso tedesco. Da anni tiene a bilancio ingenti quantità di titoli tossici classificati di livello 3. Ossia strumenti finanziari a cui non si riesce a dare un prezzo perché non trattati sui mercati e non equiparabili ad altri prodotti simili che invece lo sono. A quel punto è la stessa banca a decidere, attraverso dei modelli interni e con ampio margine di discrezionalità, quale valore attribuire a questi titoli. Davanti a queste cifre, gli investitori hanno quasi dimezzato il valore di Deutsche Bank, mentre il Governo tedesco ha lanciato un'imponente guerra lampo per difendere il simbolo della potenza finanziaria nazionale. Non tanto dagli attacchi speculativi, quanto piuttosto dal rischio regolatorio: mentre i mercati si preoccupavano dell'Italia, Berlino stava già segretamente lanciando la sua offensiva “diplomatica” per bloccare il varo delle nuove regole sui derivati e sulla leva finanziaria il cui debutto è fissato per il primo gennaio 2018. Dopo lo shock di febbraio, infatti, Deutsche Bank ha subito fatto presente al governo che senza cambiamenti radicali alle nuove regole internazionali sulla riduzione della leva e sul calcolo di valore dei derivati in bilancio, Deutsche Bank rischiava di diventare seriamente una banca ad alto rischio di crisi, come del resto già indicava il valore altissimo dei suoi credit default swap.
Il nodo, in sintesi, era questo: bloccare il tentativo dei regolatori di imporre alle banche la copertura totale dei derivati in bilancio, così da consentire alle banche tedesche - le più esposte ai derivati - di proseguire con il proprio sistema di calcolo che include invece la quota o il margine in contanti che viene versato dai clienti a copertura parziale del rischio. Se il margine viene messo nel calcolo - come fanno attualmente in Germania le banche tedesche - l'assorbimento di capitale e soprattutto il calcolo della leva finanziaria è chiaramente vantaggioso o meno penalizzante. Il contrario avviene ovviamente se la quota di margine non è calcolata affatto: per banche come Deutsche - strapiene di derivati - l'impatto di costo sarebbe devastante. L'esito della moral suasion tedesca sui regulator internazionali è stato veloce e straordinario: dopo due anni di discussioni che avevano portato alla decisione di imporre nel 2018 a tutte le banche europee lo stesso sistema di calcolo dei derivati (senza cioè l'aiuto della quota di copertura), il Comitato di Basilea ha annunciato lunedì scorso il dietro-front. Ora l'orientamento è quello di permettere a tutti di fare come Deutsche Bank, scalando i margini dal bilancio e adottando persino il suo sistema di calcolo della leva. L'annuncio formale della svolta avverrà a breve, ma la non c'è dubbio che l'offensiva tedesca abbia cambiato in corsa le regole del gioco. Che dire? Mercato Unico, regole uniche: quello che fa bene a Berlino fa bene all'Europa. Rischi sistemici compresi.
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