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Dieselgate, Volkswagen chiude l’accordo con gli Usa. In arrivo…

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LO SCANDALO

Dieselgate, Volkswagen chiude l’accordo con gli Usa. In arrivo maxi-rimborsi

I casi delicati sono di famiglia per Charles Breyer. Il magistrato federale di San Francisco che oggi, dopo aver messo sotto pressione l'azienda per mesi minacciando di far scattare un processo accelerato, ha annunciato l'intesa di massima offerta tra la Volkswagen e le autorità governative americane sullo scandalo delle emissioni diesel truccate è fratello d'arte. Fratello, per l'esattezza, di uno dei giudici della Corte Suprema americana, Stephen Breyer.

Laureato a Harvard e alla Università della California, Berkeley, il 74enne magistrato aveva iniziato la sua carriera come legale per i diseredati e poi l'aveva proseguita negli uffici della procura di San Francisco. Il suo caso finora più noto è però anche uno dei più famosi dell'intera storia legale - e politica - americana: è stato parte integrante della squadra di procuratori speciali incaricata di far luce sullo scandalo Watergate nel 1974 e nel 1975. Sullo scranno di magistrato federale - per la precisione la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto della California settentrionale - si è infine seduto nel 1997, nominato dall'allora presidente democratico Bill Clinton, dirimendo da allora un ventaglio di casi dall'uso della marijuana a battaglia di business.

Ora, pur senza che i dettagli siano ancora stati rivelati, potrebbe aver sancito un compromesso che promette ingenti risarcimenti a centinaia di migliaia di americani danneggiati dalle vetture inquinanti vendute dalla Vw, che aveva ingannato i consumatori installando sui motori diesel i cosiddetti “defeat device”, software illegali che limitavano le emissioni nocive solo in condizioni di test. Offerte di riacquisto di gran parte dei veicoli in questione, oltre mezzo milione con motori da due litri, oppure di riparazioni gratuite per adeguarli agli standard di legge. Fuori rimarrebbero al momento circa 80.000 veicoli con motori invece da tre litri. Oltre a ciò, ha dichiarato Breyer in Corte, sono previsti quelli che ha definito lui stesso come «significative compensazioni» per i consumatori.

Indiscrezioni nelle ultime ore avevano indicato la cifra in cinquemila dollari per vettura ma le cifre finora non hanno trovato conferme. In tutto Vw aveva fino ad oggi stanziato oltre 7 miliardi di dollari per risolvere lo scandalo, suggerendo tuttavia di recente di essere disposta ad alzare l'ammontare anche ben oltre i dieci miliardi.
Era da febbraio, quando oltre 500 ricorsi contro la casa tedesca erano stati consolidati nelle sue mani, che il magistrato di San Francisco aveva alzato il tiro per arrivare a una soluzione rapida. Aveva dato all'azienda tedesca tempo fino a oggi per raggiungere un accordo con le autorità federali, anzitutto l'Agenzia per la Protezione Ambientale EPA, indicando altrimenti di voler considerare l'avvio di un rapido procedimento chiesto dai consumatori entro l'estate con ala possibilità di decidere su risarcimenti e sul forti multe aggiuntive. Vw aveva risposto affermando di ritenere che un processo non era necessario e che stava lavorando alacremente a soluzioni tecniche e a intese con le autorità. Fino all'annuncio del compromesso di massima dell'ultima ora, che dovrebbe evitare una battaglia in tribunale e consentire forse a Vw di cominciare a risanare i gravi danni di immagine e di vendite causate dalla vicenda. Anche se rimangono ancora aperte indagini penali del Dipartimento della Giustizia, accuse di pubblicità falsa e inchieste internazionali su un totale di 11 milioni di veicoli.

Volkswagen ha alterato i valori di 11 milioni di vetture in tutto il mondo, in modo da superare i test sulle emissioni, in quello che è statto ribattezzato come Dieselgate.

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