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Per il petrolio l’India è la nuova Cina: oggi è New…

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Per il petrolio l’India è la nuova Cina: oggi è New Delhi a trainare la domanda

(Afp)
(Afp)

Gli investitori, ormai ipersensibili a ogni notizia in arrivo dalla Cina, non sono ancora abituati a rivolgere lo sguardo all’India. Ma è lì che si è spostato il motore della domanda di petrolio (e di molte altre materie prime): un passaggio del testimone che potrebbe segnare una svolta epocale e rivelarsi la vera ancora di salvezza per i mercati petroliferi.

La recente scomparsa del surplus di offerta - segnalata con grande enfasi da Goldman Sachs - è infatti legata in gran parte a fattori temporanei, come gli incendi in Canada. E se la domanda non continuerà a correre, la risalita del prezzo del barile potrebbe essere cancellata da una ripresa delle estrazioni di shale oil, che alcuni esperti giudicano possibile con quotazioni stabilmente sopra 50-60 dollari.

L’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) insiste da tempo sulla centralità dell’India negli scenari futuri dell’energia e nell’ultimo rapporto mensile ha ribadito che il subcontinente «sta superando la Cina come mercato a maggiore crescita per il petrolio».

Le statistiche in arrivo da New Delhi sono impressionanti, anche se rimbalzano raramente sui media occidentali e non riescono ancora a muovere le quotazioni del petrolio. Ieri Brent e Wti hanno chiuso poco variati, dopo aver aggiornato i massimi da 7 mesi, rispettivamente a 49,85 e 48,95 $/barile, influenzati soprattutto dai dati settimanali sulle scorte Usa: quelle di greggio sono aumentate a sorpresa di 1,3 milioni di barili, sia pure a fronte di un calo per i carburanti.

I commenti sull’andamento della seduta non hanno considerato i dati diffusi nelle stesse ore dal ministero del Petrolio indiano, che mostravano un balzo del 15,6% delle importazioni di greggio ad aprile, a 17,96 milioni di tonnellate, pari a 4,39 milioni di barili al giorno. Solo Stati Uniti e Cina acquistano più barili all’estero, mentre il Giappone - con 3,37 mbg nel 2015, il minimo dal 1988 - è stato sorpassato da tempo.

Sui prodotti raffinati la crescita è stata ancora più rilevante. L’import di New Delhi - che resta comunque un esportatore netto - è aumentato di quasi il 60% al record storico di 3 milioni di tonnellate, di cui mezzo milione di diesel: più di quanto avesse varcato le frontiere negli ultimi tre anni. Il boom è giustificato anche da fattori contingenti: alcune raffinerie locali hanno rallentato il passo a causa di carenze di acqua, altre per una serie di dispute di natura fiscale. L’accelerazione dei consumi indiani ha tuttavia radici solide, slegate da eventi occasionali.

Nel 2015 la domanda petrolifera in India è aumentata di 300mila bg, quasi triplicando il ritmo rispetto al decennio precedente. L’incremento è simile a quello registrato in Cina, dove però tra il 2003 e il 2013 la domanda cresceva di mezzo milione di bg all’anno. Anche l’economia indiana del resto ha corso più velocemente: il Pil l’anno scorso è salito del 7,5% contro il +6,9% della Cina, il minimo da un quarto di secolo.

«La domanda di petrolio dell’India è sul punto di decollare, analogamente a quella cinese alla fine degli anni ’90», afferma un recente studio dell’Oxford Institute for Energy Studies (Oies), attribuendo la previsione a «cambiamenti strutturali e guidati dalla politica».

Oltre a godere di una crescita economica - e del vantaggio di poter acquistare petrolio a prezzi relativamente bassi - l’India ha adottato un modello di sviluppo che favorisce l’aumento dei consumi petroliferi. Mentre la Cina sta migrando verso un’economia trainata dai servizi, il piano «Make in India», adottato dal Governo di Narendra Modi, prevede che la fetta di Pil generata dal settore manifatturiero salga entro il 2020 dal 15 al 25%: un obiettivo che secondo l’Oies promette di incrementare di almeno un terzo la domanda petrolifera.

New Delhi è inoltre impegnata in un ambizioso progetto per potenziare la rete stradale, che è molto estesa, ma di pessima qualità: è prevista la costruzione di 30 km al giorno di strade asfaltate, che dovrebbe agevolare ulteriormente la diffusione di auto. La motorizzazione dell’India, partita da livelli molto arretrati, sta già facendo passi da gigante, con 24 milioni di veicoli immatricolati nel corso del 2015 e consumi di benzina che crescono a doppia cifra percentuale, ma i margini di sviluppo sono ancora immensi.

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