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Veneto Banca verso il fondo Atlante

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Lunedì giornata decisiva

Veneto Banca verso il fondo Atlante

Si profila l’intervento del fondo Atlante, nella partita della ricapitalizzazione di Veneto Banca. Il fondo di stabilizzazione del sistema bancario italiano sarà con tutta probabilità il soggetto che metterà in sicurezza l’aumento di capitale da un miliardo dell’istituto veneto, il cui prezzo sarà definito lunedì prossimo dal Cda della banca.

L’intervento di Atlante si realizzerà soprattutto se, nel frattempo, non prenderà definitivamente forma la soluzione alternativa: ovvero quella di un ingresso nel capitale della banca veneta da parte di Bper che, a quanto risulta al Sole 24Ore, agirebbe proprio in tandem con lo stesso Atlante, cui toccherebbe una parte degli Npl della banca veneta.

Atlante in pole position

L’esito della partita della ex popolare di Montebelluna si chiarirà con tutta probabilità lunedì. In quella che si prospetta come una giornata ricca di appuntamenti incrociati ma decisivi. Proprio per dopodomani, infatti, a quanto risulta al Sole 24Ore è convocato il comitato degli investitori di Atlante. Sul tavolo dei rappresentanti dei maggiori azionisti del fondo - partecipato da banche, fondazioni, assicurazioni e Cdp - potrebbe arrivare il dossier relativo alla ricapitalizzazione della banca di Montebelluna.

Atlante, come accaduto nel caso di Banca Popolare di Vicenza, agirebbe in qualità di sub-garante del consorzio, guidato da Banca Imi. E si muoverebbe alla luce di una scarsa adesione da parte degli investitori istituzionali all’aumento dell’istituto del Nord Est, il cui premarketing si chiuderà lunedì mattina.

Nella stessa giornata il cda guidato dal presidente Stefano Ambrosini fisserà la forchetta di valorizzazione della società in vista dell’eventuale Ipo. Le indicazioni che circolavano ieri sul mercato segnalavano una partecipazione risicata da parte degli investitori. Il prezzo minimo della forchetta, secondo alcuni rumors, potrebbe essere pari a 0,10 euro per azione, esattamente come avvenuto per Popolare di Vicenza. Un valore che di fatto azzererebbe il patrimonio di 88mila azionisti, già provati da una violenta decurtazione del valore dell’azione negli ultimi anni, complici le richieste di nuovo capitale da parte Bce a fronte dei prestiti “baciati” alla clientela.

Gli effetti per gli azionisti

Il paradosso è che, anche a un prezzo di 10 centesimi ad azione, la banca, evidenziava ieri Radiocor, verrebbe valorizzata circa 0,35 volte il patrimonio netto, ovvero un prezzo più “caro” di Ubi Banca (0,32), Banco Popolare (0,30) e Credito Valtellinese (0,28). A maggior ragione di Mps (0,19) e Carige (0,16). A fine aprile, Banca Popolare di Vicenza aveva cercato di quotarsi, senza successo, a 0,1 euro per azione, per una valutazione pari a 0,38 volte il patrimonio netto. Questo di fatto spiega la freddezza con cui gli investitori istituzionali avrebbero accolto la proposta di partecipare all’aumento. E che quindi spingerebbe Atlante a intervenire. Se andasse a buon fine, il fondo si ritroverebbe così azionista di controllo di entrambe le due ex popolari venete che, ipoteticamente, potrebbero essere risanate, aggregate in un unico polo e rilanciate (si veda Il Sole 24Ore dello scorso 6 maggio). «Il primo passo» con la Popolare di Vicenza «è fatto, vediamo ora come va l’aumento di capitale di Veneto Banca», ha detto ieri il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti.

L’ipotesi Bper

Nel frattempo resta da capire quale sia la praticabilità delle soluzioni industriali alternative a quelle di Atlante. Dopo Ubi (che aveva analizzato informalmente il dossier nei giorni scorsi, salvo poi accantonarlo), ieri anche Bper ha fatto un passo indietro. «Non c’è nessuna operazione sul tavolo», ha detto il portavoce della banca.

Sebbene non vi sia nulla di formale, i contatti tra le due banche sono avviati da tempo.

Il piano dell’istituto presieduto da Ettore Caselli prevederebbe una partecipazione all’aumento del capitale della banca veneta in fase di collocamento o la definizione di un accordo di sub underwriting con il consorzio di banche d’affari guidato da Banca Imi. In parallelo, la banca modenese nel suo piano sarebbe supportata dal fondo Atlante, che dovrebbe alleggerire parte del fardello dei crediti deteriorati dell’ex popolare veneta. Il progetto, oltre che tra le parti, potrebbe trovare consensi anche nei palazzi romani, che potrebbero vedere di buon occhio il varo di una nuova fusione, dopo quella tra Popolare Milano e Banco Popolare. Possibile che siano in programma nuovi contatti a livello istituzionale per valutare la praticabilità dell’intervento, anche se la strada appare in salita, visti i tempi stretti.

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