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Veneto Banca, giornata decisiva. Il cda decide il prezzo di quotazione

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Veneto Banca, giornata decisiva. Il cda decide il prezzo di quotazione

Sarà una giornata lunga quella di oggi per Veneto Banca. E decisiva per il suo futuro. Si conclude la fase del pre-marketing, ovvero la settimana in cui si sono susseguiti incontri con gli investitori istituzionali, servita per sondare il terreno sull'appetibilità di un eventuale titolo in Borsa e per capire a quale prezzo possa essere quotata l'azione. E due incontri segneranno il destino della banca (ex) popolare: il primo è la riunione del comitato degli investitori di Atlante, che faranno il punto della situazione in vista di un possibile ingresso del fondo gestito da Quaestio in qualità di sub-garante del consorzio guidato da Banca Imi.

Il secondo è il cda dell'istituto di Montebelluna, iniziato nel pomeriggio (con venti punti all'ordine del giorno), che oggi decreterà la forchetta del prezzo.
Ci si aspetta ciò che è stato da più parti anticipato nei giorni scorsi, cioè che il valore minimo della forchetta sia fissato a 10 centesimi, così come accaduto per la Popolare di Vicenza, cosa che rivela da un lato lo scarso interesse registrato tra gli investitori e, dall'altro, il rischio – concreto – che la banca non sbarchi in Borsa e che il fondo Atlante entri con una quota molto più elevata della maggioranza.

“Il cda di Montebelluna decreterà la forchetta del prezzo. L’attesa è che il valore minimo sia fissato a 10 centesimi, come accaduto a Popolare Vicenza”

 

Per entrare sul listino servono infatti sottoscrizioni che raggiungano almeno il 25% del miliardo di euro che costituisce l'aumento di capitale, quindi 250 milioni di flottante, cifra che a detta dei soci del territorio, è raggiungibile. Ma i soci, per prendere una decisione, stanno aspettando proprio il prezzo: una azione a dieci centesimi diventa molto invogliante ma poco credibile.

Resta il fatto che andare in Borsa rimane l'unico modo per impedire che il fondo Atlante possa conquistare quel 51% che indiscrezioni darebbero come percentuale minima “pretesa” dal veicolo di salvataggio. Atlante diventerebbe il vero regista del destino di Veneto Banca, e potrebbe manovrare una fusione con Vicenza o con la Banca Popolare dell'Emilia Romagna. In questo scenario giocherebbe un ruolo decisivo in aiuto all'indipendenza dell'istituto veneto Mediobanca, che nei giorni scorsi non ha escluso un intervento nell'aumento di capitale per una quota attorno al 5%.

Intanto, prima del cda, ci sarà oggi anche un incontro tra i vertici con i sindacati e un secondo con i grandi soci. Entrambi aspettano di capire quali scenari si aprono da domani per la “loro” banca. Mentre nei giorni scorsi Adusbef e Federconsumatori hanno calcolato che “Il doppio dissesto della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca sarà di almeno di 18,9 miliardi di euro a danno di 210.000 mila azionisti (120.000 BpVi, 90.000 Veneto Banca) tra azzeramento del valore delle azioni (10 miliardi), perdite ultimi 3 anni (per 4 miliardi), aumenti di capitale (4,9 miliardi)”.

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