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Veneto Banca, cda approva la forchetta di prezzo: da 0,1 a 0,5…

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Veneto Banca, cda approva la forchetta di prezzo: da 0,1 a 0,5 euro

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L'Ipo di Veneto Banca continua a tener banco sul listino di Borsa e negli ambienti bancari e finanziari, dopo la notizia, ufficializzata in queste ore, della decisione del cda di fissare la forchetta del prezzo delle azioni da un minimo di 10 centesimi a un massimo di 50 centesimi di euro.

Il prezzo minimo a dieci centesimi, conseguenza dello scarso interesse da parte degli investitori, risveglia i malumori sui bancari quotati e spinge Milano ad essere la più penalizzata tra i listini europei (-1,45%). Dopo il caso della Popolare di Vicenza, si va verso un aumento di capitale di Veneto Banca con largo intervento del fondo Atlante e un rischio concreto di non riuscire a collocare in Borsa i titoli di Montebelluna. Sul listino ne ha fatto le spese Banco Popolare (-7,3%), il prossimo istituto a raccogliere risorse sul mercato, ma anche Bper (-5,1%) e Ubi Banca (-3,3%) che nei giorni scorsi erano indicate come possibili “cavaliere bianco” per Veneto Banca.

Bper, in particolare, torna a smentire l'eventualità che l'istituto modenese intervenga sull'Ipo di Veneto Banca: «Non abbiamo un dossier aperto», ribadisce il presidente Alessandro Vandelli, non escludendo però di avere dossier sul tavolo. E, continuando a mostrare interesse per il mercato bancario veneto, aggiunge: «Siamo attenti all'evoluzione della situazione».

In attesa di capire quanto peseranno i soci storici e quanto capitale sarà sottoscritto dal territorio (da più parti in questi giorni si è ipotizzata una quota attorno al 25%), l’intervento del fondo Atlante sembra scontato. «Mi sembra che la fiducia che Atlante non servisse si posasse su aspettative che non si stanno verificando», ha detto il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, mentre anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha confermato la bontà del fondo: «Atlante ha la determinazione, l’indipendenza e la professionalità per affrontare con successo la sfida dello sviluppo del mercato dei crediti deteriorati».

Secondo Visco, «pur con risorse relativamente contenute, Atlante può dimostrare che è possibile conseguire rendimenti attraenti acquistando sofferenze a prezzi più elevati di quelli offerti dagli investitori specializzati. Quanto più ci riuscirà, tanto più sarà possibile raccogliere nuovi investimenti alimentando un circolo virtuoso».

“Nel Cda abbiamo avuto dagli advisor la chiara indicazione su come sia percepita questa banca nel mercato”

Giovanni Schiavon, vicepresidente di Veneto Banca 


Sul territorio, colpito dalla seconda debacle finanziaria dopo quella della Popolare di Vicenza, il clima resta sospeso. «Livello reputazionale, fiducia, raccolta e liquidità sono in continua discesa e l’ambiente è pesante da tagliare con il coltello», ha detto chiaramente il vice presidente di Veneto Banca, Giovanni Schiavon, ex presidente della associazione Azionisti di Veneto Banca, fautrice, tra le altre, del ribaltone che ha portato alle dimissione del board guidato da Pierluigi Bolla.

«Nel Cda di lunedì – continua Schiavon - abbiamo avuto dagli advisor la chiara indicazione su come sia percepita questa banca nel mercato». Questo, ha concluso Schiavon, non significa «che non ci siano ancora margini per raccogliere fra i grandi soci il 25% del capitale necessario alla quotazione, però la strada è in salita».

Ribatte, infastidito, il presidente Stefano Ambrosini: «Il collega in consiglio di amministrazione parla a titolo personale, quando in realtà sarebbe assai opportuno non parlare affatto, specie in un momento così delicato». Ma dietro al bisticcio al vertice c’è di più, ci sono notizie di stampa pubblicate nei giorni scorsi secondo le quali Schiavon, in anni recenti, sarebbe stato il destinatario di costosi “omaggi” da parte dei precedenti vertici di Veneto Banca, in particolare dall’ex ad Vincenzo Consoli, notizie in seguito alle quali Schiavon ha parlato di «attività di dossieraggio attuata nei suoi confronti, indegna di un paese civile».

Dopo questa vicenda il vice presidente ha anche annunciato che probabilmente non rimarrà ancora a lungo nel Cda. Malumori persistono anche tra gli 88mila azionisti dell’istituto, che rischiano di vedersi azzerati con l'ingresso di Atlante al 99 per cento. Il Movimento Consumatori chiede di dare seguito all'annuncio dell'aprile scorso con il quale veniva manifestata l'intenzione di avviare una procedura di conciliazione paritetica a favore degli azionisti danneggiati.

«Dopo reclami, avvio di mediazioni e le prime azioni giudiziarie – dichiara il movimento - la banca di Montebelluna non ha mai manifestato alcuna apertura al dialogo con la nostra associazione che, nell’ultimo anno e mezzo, ha raccolto la documentazione sugli investimenti in azioni e sulle obbligazioni convertite in azioni riscontrando gravi e palesi violazioni della normativa Mifid che, in molti casi, hanno annullato i risparmi delle famiglie».

Alessandro Mostaccio, segretario generale di Movimento Consumatori, si chiede «quale sia la strategia di Veneto Banca: se voglia continuare a resistere ad oltranza nelle cause intentate dagli azionisti oppure - afferma - se voglia dare seguito ai propri proclami sulla costituzione di un tavolo di risoluzione stragiudiziale di questo enorme contenzioso».

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