
Fuga dal rischio prima di due settimane cruciali con i meeting della Banca centrale americana e di quella giapponese, il referendum britannico sulla permanenza nell'Unione europea e le elezioni politiche in Spagna. Gli operatori si sono preparati a questi passaggi delicati per i mercati finanziari vendendo a piene mani soprattutto i titoli assicurativi e bancari e acquistando titoli di Stato (in particolare tedeschi, inglesi e giapponesi) che hanno spinto il rendimento del Bund al minimo storico.
L'Eurostoxx50 ha perso oltre il 2%. Milano è stata la peggiore scivolando del 3,62% nel Ftse Mib e tornando ai valori della prima parte di aprile. Giù di oltre il 3% Madrid mentre Francoforte e Parigi sono arretrate di oltre il 2%. Paradossalmente la tensione da Brexit ha fatto meno male a Londra (-1,8%).
A Milano, Unipol giù del 6,8%, flessioni del 6,5% per Yoox, Ubi Banca, Bper, Mps e Unicredit. Limita i danni Eni (-2%) grazie alla nuova scoperta di gas in Egitto.
L'indice dei bancari ha perso il 5% circa ed è stato il principale driver capace di portare il bilancio da inizio anno del Ftse Mib a -20%. Nessuno degli istituti di credito del paniere delle blue chip ha accusato un calo inferiore al 3,6% dell'indice: Intesa Sanpaolo ha lasciato sul terreno il 4%, Banco Popolare il 5,2% (-14% il diritto per l'aumento di capitale a 1,006 euro): il combinato di azione e diritto (3,922)passa quindi sotto il livello ante aumento (3,95). Giù del 5,8% la Popolare di Milano. In calo, anche se in misura minore rispetto alle piazze europee, anche Wall Street: in chiusura il Dow Jones perde lo 0,67% 17.865,27 punti e il Nasdaq l'1,29% a 4.894,55 punti; in territorio negativo anche l'indice S&P5oo che cede lo 0,92% a 2.096,07 punti.
Bund al minimo storico, euro sotto quota 1,13
L'avvicinarsi degli appuntamenti "chiave" di giugno per i mercati finanziari e soprattutto la corsa a disegnare scenari apocalittici in caso di voto inglese favorevole all'addio a Bruxelles ha generato la ricerca di porti sicuri per gli investimenti trovandoli nei Treasury americani (1,654% il rendimento del decennale), nel bund tedesco (0,025% dopo aver toccato un nuovo minimo storico a 0,012%), nei titoli giapponesi (-0,15%) e negli stessi Gilt inglesi (1,215%). In aumento il prezzo dell'oro a 1270 dollari l'oncia. Secondo gli analisti di Bank of America Merrill Lynch nell'ultima settimana i deflussi dall'azionario europeo hanno riguardato 2,6 miliardi di dollari mentre i flussi in ingresso sull'obbligazionario si sono avvicinati agli 8 miliardi di dollari.
Rendimento del Bund decennale nell'ultimo anno.
Negli Stati Uniti continua il flusso di acquisti sul comparto a lungo e lunghissimo termine, come testimoniato dall’esito dell’asta sul T-note a 30 anni, con un elevato rapporto di copertura dell’offerta e quota di sottoscrizione da investitori esteri a livelli quasi record (circa 65%). Sul fronte delle obbligazioni corporate, mettono in evidenza gli esperti, la dinamica dei prezzi evidenzia una crescente biforcazione tra gli indici sintetici appesantiti dai timori sulla Brexit e quelli dei cash bond, ben supportati dal piano di acquisti Bce. In Italia, stamattina il Tesoro ha collocato tutti i 6,5 miliardi di euro di Bot a un anno con tassi in rialzo a -0,122% da -0,14% del collocamento di maggio. La domanda ha raggiunto i 9,373 miliardi di euro con un rapporto di copertura calato a 1,44 da 1,72 di maggio.
Sul fronte valutario l'euro -con la spada di Damocle del referendum inglese - è tornato sotto quota 1,13 dollari: il cambio si attesta a 1,1275 da 1,1330 di ieri sera. La sterlina intanto perde altro terreno sul dollaro.
Italia, migliora produzione. Atteso giudizio Moody's
Mentre stasera Moody's annuncerà l'eventuale revisione del rating dell'Italia, qualche segnale di miglioramento arriva dalla produzione industriale. Ad aprile l'indice destagionalizzato è aumentato dello 0,5% rispetto a marzo. Nella media del trimestre febbraio-aprile 2016 la produzione è cresciuta dello 0,4% nei confronti del trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, ad aprile l'indice è aumentato in termini tendenziali dell'1,8% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di aprile 2015).
Un balzo inatteso della produzione dell'industria c'è stato in Francia nel mese di aprile: +1,2%, mentre gli analisti stimavano una crescita contenuta dello 0,2 per cento. Rivisto al ribasso, con l'occasione, il dato negativo di marzo: la produzione industriale era diminuita dello 0,4% e non dello 0,3% come annunciato precedentemente. In mattinata sono stati diffusi anche i numeri definitivi sui prezzi al consumo in Germania in maggio, con un +0,3% su base congiunturale e +0,1% su base annua. Sempre sul fronte macro, nel pomeriggio arriveranno i dati della fiducia dei consumatori misurata dall'Università del Michigan.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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