Maggio potrebbe davvero aver segnato una svolta sul mercato del petrolio. La conferma arriva anche dall’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), secondo cui la produzione globale di greggio è diminuita il mese scorso di 590mila barili al giorno. Si tratta del primo calo significativo su base annua dall’inizio del 2013, osserva l’organismo dell’Ocse. E non dipende soltanto dalle ormai ben note emergenze, come gli incendi canadesi o i ripetuti attacchi alle infrastrutture petrolifere della Nigeria.
La frenata dipende solo dai Paesi non Opec, che in un anno hanno perso 1,3 milioni di barili al giorno. L’Opec al contrario ha estratto 500mila bg in più, al traino di un’eccezionale ripresa dell’Iran, che dopo la revoca delle sanzioni ha riattivato 700mila bg di produzione in meno di sei mesi, salendo a 3,6 mbg: un record da 5 anni. Secondo fonti Reuters, Teheran starebbe ancora accelerando, pronta ad esportare 2,3 mbg di greggio in giugno, di cui 600mila ai vecchi clienti europei (Italia compresa).
Un trionfo rispetto alle aspettative. Per altri Paesi Opec tuttavia le cose non vanno affatto bene. «Le difficoltà in Libia e Nigeria sembra che dureranno a lungo - avverte l’Aie - E l’attuale lista di interruzioni dell’offerta potrebbe estendersi al Venezuela». La stessa Caracas ha comunicato all’Opec di aver estratto 2,37 mbg in maggio, circa il 5% in meno rispetto ad aprile e l’11% in meno rispetto alla media 2015: un crollo che non si verificava da oltre dieci anni, legato alla gravissima crisi economica nel Paese.
Non solo le condizioni dell’offerta, ma anche la salute della domanda inducono l’Aie a confermare che il mercato del petrolio si sta riequilibrando. Nelle prime previsioni per il 2017 l’Agenzia prevede una crescita dei consumi di 1,3 mbg, pari a quella di quest’anno, che ha rivisto al rialzo. Anche la stima del surplus è stata drasticamente modificata: “solo” 800mila bg nel primo semestre, invece degli 1,3 mbg previsti un mese fa.
Il cammino verso una solida ripresa del prezzo del petrolio, tuttavia, rimane accidentato. L’Aie teme una piccola ripresa della produzione non Opec nel 2017 (+200mila bg), ma soprattutto mette in guardia dalla difficoltà a smaltire le «enormi» scorte»: il calo atteso per l’anno prossimo è di appena 100mila bg. Inoltre, «l’avvio in forte rialzo della domanda che abbiamo visto quest’anno potrebbe non essere mantenuto».
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