Nell’ultima settimana il mercato aveva scommesso forte sulla vittoria del «Bremain». Una scommessa cinica perché innescata da un fatto tragico: l’assassinio della parlamentare britannica e leader del fronte filo-Ue Jo Cox di giovedì scorso. Un fatto che in molti pensavano potesse spingere l’elettorato a votare per il mantenimento dello status quo. Dal giorno dall’assassinio a ieri, quando si è finalmente votato, il pound ha guadagnato ben il 6% sul dollaro. Chi ha fatto questa scommessa oggi deve fare i conti con una colossale perdita. Con la vittoria del «Leave» al referendum sulla permanenza nella Ue il cambio dollaro per sterlina questa mattina è letteralmente collassato con una flessione di oltre il 10% (qui il grafico del cambio dollaro/sterlina). La valuta britannica è scesa ai minimi da 31 anni.
Da «risk on» a «risk off»
Nell’ultimo mese i mercati hanno più volte oscillato da un atteggiamento di maggior propensione al rischio (come nell’ultima settimana) a uno di massima avversione in base all’umore di questo o quel sondaggio. Quando l’orientamento risultava favorevole al «Bremain» tutte le classi di investimento più rischiose ne beneficiavano e i cosiddetti beni rifugio perdevano. Con la vittoria del Brexit questo copione si inverte drasticamente.
Corsa ai beni rifugio
La conseguenza più prevedibile del «Brexit» sui mercati è una corsa ai cosiddetti «beni rifugio». Quelle classi di investimento considerate (a torto o ragione) più solide e pertanto fortemente gettonate quando la volatilità dei listini è massima. È il caso dell’oro che questa mattina ha registrato una violentissima fiammata al rialzo (qui il grafico dei prezzi del metallo giallo) oppure del titolo di Stato a 10 anni tedesco. Il rendimento del Bund decennale nelle ultime settimane è sceso per la prima volta sotto zero ed è prevedibile che ritorni sotto questa soglia oggi. Tra le valute questa mattina sono molto gettonate in particolare il dollaro americano e lo yen giapponese (qui tutti i principali cambi)
Fuga dagli asset a rischio
Nonostante il Quantitative easing della Bce la vittoria del «Leave» espone i titoli di Stato dei Paesi periferici dell’area euro a pesanti contraccolpi. Anche se la Gran Bretagna non fa parte dell’area euro una sua uscita dall’Ue rischia di alimentare timori sulle possibili spinte centrifughe. In altre parole è lo spettro della «balcanizzazione» dell’Europa che torna a turbare i sonni degli investitori.
Banche italiane esposte alla speculazione
Seppur esposti al fuoco della speculazione BoT e BTp possono comunque contare sullo scudo del Quantitative easing della Bce. Uno scudo che invece non hanno le banche italiane che in questi mesi sono diventate il bersaglio preferito di chi vuole speculare contro il nostro Paese. Nell’ultima settimana, complice un clima di fiducia degli operatori sul mantenimento dello status quo in Gran Bretagna, l’indice settoriale bancario ha guadagnato il 20%. È logico aspettarsi che questo rally si dissolva (qui il grafico dell’indice Ftse Italia Banche)
© Riproduzione riservata