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Gli stress test non rassicurano le Borse. Male Unicredit, tiene…

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la giornata dei mercati

Gli stress test non rassicurano le Borse. Male Unicredit, tiene Mps. Petrolio in picchiata

Andamento titoli
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Banche italiane di nuovo sotto tiro dopo la pubblicazione degli stress test di venerdì sera. Gli operatori non appaiono rassicurati nonostante l'opinione prevalente (a caldo) che il sistema esca più forte dalla prova dell'Eba. Solo Banca Mps (+0,58%) ha tenuto dopo il via libera al piano di cessione di sofferenze per un valore lordo di oltre 27 miliardi e la successiva ricapitalizzazione da 5 miliardi. Tutto il resto del settore ha chiuso in calo. Il prezzo più alto è stato pagato da Unicredit che ha chiuso in flessione del 9,4% sulle nuove ipotesi legate alla ricapitalizzazione dell'istituto. Male anche Bpm (-6,2%) e Ubi (-6,2%). Gli analisti fanno i conti delle possibili carenze di capitale valutando le sofferenze delle banche italiane al prezzo a cui saranno vendute quelle di Mps e molti istituti fanno fatica. Le più sicure, in base a questi scenari, sarebbero Intesa Sanpaolo (-3,5%) e Credem (-2,65%).

In controtendenza, Atlantia e Recordati, che dopo la semestrale dei giorni scorsi consolida i guadagni e vola verso i massimi storici. Poco mosso il fronte dei cambi, l'euro passa di mano a 1,1174 dollari (1,1175 dollari venerdi' in chiusura) e a 114,43 yen (114,69). Il rapporto tra dollaro e yen è pari a 102,39 (102,29). Ancora vendite sul petrolio: il future ottobre sul Wti si attesta a 41,51 dollari al barile in
calo dell'1,94%. Nel resto d'Europa, Francoforte ha ceduto lo 0,07%, Londra lo 0,45% e Parigi lo 0,69%.

Tornano a Milano, ha pagato dazio anche Leonardo-Finmeccanica (-3,72%) in una giornata dove le vendite non hanno risparmiato il settore industriale.
Nel settore energetico il nuovo calo del prezzo del petrolio ha penalizzato i titoli del comparto. Eni ha perso l'1,97%, Saipem il 2,38% e Tenaris il 2,68%. Peggio di tutti, però, ha fatto Saras (-8,78%) dopo i conti della prima parte dell'anno che hanno scontato, a livello di ricavi e di margini, la flessione del prezzo del greggio. In calo anche A2a (-0,24%) nonostante gli analisti abbiano salutato positivamente i nuovi accordi con lo Stato del Montenegro che consentono alla società di uscire dalla jv Epcg al prezzo di 250 milioni. Vigilia di conti trimestrali per Ferrari (+0,15%), Campari (+0,16%), Ferragamo (+0,76%), Poste (-2,33%) e Intesa Sanpaolo (-3,5%). Fra i titoli fuori dal paniere principale, le vendite hanno colpito anche i titoli bancari minori come Creval (-6,96%) e Carige (-6,85%). In evidenza invece Mediacontech (+1,28%) ed Enervit (+10,34%).

Il petrolio intanto scivola sotto i 40 dollari per la prima volta da aprile con un calo giornaliero del 4 per cento. Il greggio è oggetto di sell-off a fronte di continui timori per l'eccesso di scorte mondiali; la domanda è considerata insufficiente per ridurle. Il petrolio torna così in territorio “orso” avendo perso oltre il 20% dai recenti massimi. Rispetto al giugno 2014, quando le quotazioni iniziarono a sgonfiarsi, il calo è di oltre il 60%. Oggi pesano due notizie: la produzione in Arabia Saudita a luglio dovrebbe essere salita a 10,8 milioni di barili al giorno e anche quella in Russia dovrebbe essere cresciuta per il terzo mese di fila. A questo si aggiunge il fatto che Riad, il Paese leader nell'Opec, ha tagliato i prezzi del barile per i clienti asiatici. L'intento è preservare la sua quota di mercato.


Banche nel mirino, Mps su dopo piano salvataggio
La giornata è stata caratterizzata dalla reazione agli stress test delle maggiori banche d'Europa. Le vendite sono state generalizzate, ma le banche italiane sono quelle che hanno pagato maggiormente. A Piazza Affari, infatti, i cinque peggiori titoli del listino principale sono tutti appartenenti al settore bancario: Unicredit -9,22%, Bpm -6,22%, Ubi Banca -6,2%, Bper -5,67% e Banco Popolare -5%.

Unicredit, che è più volte entrata in asta di volatilità, ha segnato la performance peggiore tra le blue chip. Del resto la banca, pur avendo passato l'esame degli stress test, ha ottenuto i voti minimi ed è risultata tra le peggiori in Europa. Gli analisti, inoltre, mettono in conto che l'ad, Jean Pierre Mustier, alla fine si vedrà costretto a lanciare un aumento di capitale da 5-6 miliardi, ma c'è chi si spinge a ipotizzare che l'operazione possa raggiungere anche gli 8 miliardi di euro. Intanto sale l'attesa per i risultati del primo semestre, in calendario mercoledì.

La guardia è rimasta alta su Banca Mps, nonostante la bocciatura dell'istituto da parte dell’Eba. Secondo l'associazione europea delle banche, Rocca Salimbeni non sarebbe in grado di superare una situazione di grave crisi economica. D'altra parte i vertici di Mps sono corsi ai ripari prima della diffusione degli stress test, annunciando alla comunità finanziaria un piano per mettere in sicurezza l'istituto che prevede la cessione di sofferenze lorde per oltre 27 miliardi di euro a un prezzo di 9,2 miliardi di euro. Una volta deconsolidati gli Npl, l'istituto senese lancerà un aumento di capitale da 5 miliardi. Operazione, quest'ultima, sostenuta da una ciambella di salvataggio di 6-8 banche capitanate da Jp Morgan e Mediobanca. Equita, però, punta l'indice sul rischio legato alla realizzazione dell'operazione. Gli analisti di Equita, tenendo conto di quanto sono pagate le sofferenze di Mps e prendendo in considerazione anche il così detto Texas Ratio (formula che calcola il rapporto tra crediti lordi deteriorati e la somma del patrimonio tangibile più gli accantonamenti, ndr) sostiene che in Italia «sono porti sicuri» solamente Intesa Sanpaolo e Credem. Per gli esperti hanno uno shortfall (deficit di capitale, ndr) gestibile la Popolare di Sondrio e la Bper, mentre Ubi versa in una condizione di «significativo shortfall in caso di scenario di crisi». Il nuovo gruppo che nascerà dalla fusione di Bpm-Banco Popolare «è in una condizione di tranquillità» avendo negoziato con Bce un piano di riduzione degli NPL da 9 miliardi e potendo sbloccare almeno un miliardo di capitale attraverso cessioni e creazioni di JV di fabbriche prodotto. Per Unicredit Equita mette un conto un aumento di capitale necessario a coprire una carenza d capitale da circa 4,5 miliardi di euro. Infine gli esperti stimano uno shortfall di 500 milioni di Carige.

Generali e Mediaset volatili
I realizzi hanno fatto invertire l'andatura a Generali, che così dopo la volata di venerdì innescata dai conti semestrali superiori alle stime , hanno invertito la rotta chiudendo in calo. Mediaset ha continuato a sbandare in attesa di novità sul fronte dello scontro con Vivendi, a seguito della rottura delle trattative per cedere la pay tv, Premium. È volatile anche Fca, che ha più volte cambiato l'andatura, nell'attesa dei dati sulle immatricolazioni in Italia nel mese di luglio, che verranno annunciate questa sera a mercati chiusi.

Espresso premiata dopo firma accordo tra soci
Fuori dal paniere principale, Espresso è rimasta ben impostata nel giorno in cui è stato annunciato un passo avanti nel piano di integrazione con Italiana Editrice (Itedi). Dopo il memorandun d'intesa siglato lo scorso 2 marzo, oggi c'è stato l'annuncio della firma dell'accordo quadro da parte di Cir, Fca e Ital Press Holding della famiglia Perrone, azionisti di Itedi. L'integrazione, si legge in una nota, prevede il conferimento da parte di Fca e Ital Press del 100% di Itedi in Gruppo Espresso, a fronte di un aumento di capitale riservato. Al termine di questa operazione Cir deterrà il 43,4% della società, Fca ne avrà il 14,63 e Ital Press il 4,37%.

In Cina l'attività manifatturiera diminuisce, attesa per mosse Boe di giovedì
Intanto questa mattina gli investitori non hanno dato peso all'indice manifatturiero Pmi di luglio diffuso in Cina e sceso per la prima volta in cinque mesi sotto quota 50, esattamente a 49,9 punti, indicando contrazione. In Europa l' indice Pmi manifatturiero di luglio è sceso a 52 dai 52,8 punti di giugno. In particolare in Italia è diminuito a 51,2 punti dai 53,5 di giugno e in germania si è portato a 53,8 punti dai 54,5 di giugno. E' migliorato in Francia, dove però l'attività rimane in contrazione: si è portato a 48,6 punti dai 48,3 del mese precedente. L'indice Pmi nel pomeriggio verrà diffuso anche negli Stati Uniti, dove oggi è in calendario anche il dato sulle spese per costruzioni di giugno .
In più sale l’attesa per la riunione dei vertici della Bank of England, che giovedì decideranno le mosse in tema di politica monetaria, dopo lo status quo abbracciato subito dopo l’esito del referendum su Brexit. Numerosi analisti prevedono che la banca centrale di Oltremanica varerà un taglio dei tassi di 25 punti base. Si tratterebbe della prima sforbiciata al costo del denaro da più di sette anni.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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