Finanza & Mercati

Milan, tanti prestanome per un’unica regia. Quella di Pechino

  • Abbonati
  • Accedi
Calcio

Milan, tanti prestanome per un’unica regia. Quella di Pechino

Ap
Ap

La recente acquisizione del Milan da parte dei cinesi non è un’azione isolata da parte di un gruppo di investitori privati, ma fa parte di un piano ben chiaro del Governo di Pechino, che sta sempre dietro a qualsiasi attività di cross-border M&A. Un modus operandi del tutto analogo a quello usato per le innumerevoli acquisizioni di società occidentali da parte di entità cinesi.

Chi ha investito nel Milan, Inter, Nizza, Atletico Madrid, Aston Villa, ManCity ed altri? Mr Li, Suning, o Wanda? Comunque sia, l’acquirente ultimo è stato il sistema “China Inc.” che si muove all’unisono, con il placet di Pechino. Per esempio, nel caso del Milan, si è passati da Mr Bee a Mr Fosun, poi al gruppo di cinesi guidati da Gancikoff e Galatiolo, e poi ancora al 90’ ecco che esce la coppia Li-Li (Li Han e Li Yonghong). All’apparenza, sembrerebbe che l’acquirente sia cambiato, ed invece no: sono cambiate soltanto le pedine – i prestanome, si potrebbe dire –, gli esecutori del piano di Pechino. Al punto che i nomi dei nuovi proprietari sono del tutto irrilevanti. Anche l’acquisizione Pirelli e tantissime altre sono sempre state decise dal governo cinese centrale, non da Mr Ren di ChemChina.

In passato, esistevano due motivi principali per cui la Cina si muoveva all’estero: 1) ricerca di competenze, know-how, tecnologia 2) risorse naturali. Il modello è semplice e comporta l’ingresso nell’azionariato di una società occidentale con le competenze desiderate, anche con quote di minoranza, ma con una rappresentanza nei consigli di amministrazione in modo da poter esercitare una certa influenza sulle decisioni di mercato e operative dell’azienda acquisita. I manager cinesi osservano, in silenzio, studiano e poi decidono le linee aziendali. Spesso si tratta di contribuire all’apertura del mercato cinese ai prodotti di tale azienda, talvolta si va solo per imparare e cercare di duplicare il modello di business in industrie indigene.

A questi due motivi, si è di recente aggiunto il desiderio della Cina di migliorare la propria reputazione e percezione negli ambienti internazionali che contano, aumentare il cosidetto “soft-power”. Le Olimpiadi di Pechino, l’Expo di Shanghai e le miriadi di manifestazioni ancillari sono riflesso di questo desiderio. Perfino il G20 che si terrà a settembre ad Hangzhou fa parte di questo programma. In città da un paio di mesi tutte le attività sono dirette affinché il G20 sia un successo: città blindata da un mese e con esercizi commerciali costretti a restare chiusi, strade rifatte, case vecchie abbattute o rinnovate, giardini ulteriormente imbelliti (Hangzhou è già una delle più belle città della Cina). Il tutto per migliorare la percezione che l’occidente ha del Paese.

Il grande flusso di investimenti in società di calcio europee va quindi inquadrato in questo contesto, con obiettivi un po’ a metà tra la ricerca di competenze e il soft-power. La Cina ha deciso che ospiterà i mondiali di Calcio che, se sono andati al Qatar, certamente andranno anche a Pechino; addirittura vorrà creare una squadra competitiva per vincerli anche i mondiali. Sappiamo che molti giocatori ed allenatori europei ed italiani sono o sono stati operativi già in Cina (Lippi, tra tutti), dopo il pioniere Tommasi che anni fa giocava nel Tianjin. Il Milan è soltanto una tappa di un percorso che porterà ancora ad altre acquisizioni di squadre di calcio, anche di Serie B.

Per chi volesse cavalcare questa nuova ondata di fusioni e acquisizioni, oltre ad acquistare azioni di quelle società sportive che possano essere futuri target, aprire scuole di calcio in Cina potrebbe essere un buon business. Il calcio estero è molto seguito in Cina, la passione del popolo – che assomiglia molto al sud d’Italia – c’è. Aspettano soltanto di riversarla in una nuova avventura. L’Italia ha tutte le caratteristiche per far parte di queste Notti Magiche orientali.

(Il Sole24Ore Radiocor Plus)

* Head of China Economic Policy Program and Assistant Prof of Finance - Nottingham University Business School, China

Head of China Program – Global Policy Institute

Senior Research Fellow and Adjunct Professor of Finance - Zhejiang University

© Riproduzione riservata