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Milan blindato nelle «scatole cinesi», ipotesi patto di sindacato

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Calcio e finanza

Milan blindato nelle «scatole cinesi», ipotesi patto di sindacato

Un nocciolo duro di azionisti con capofila soprattutto Yonghong Li e la società, legata al governo di Pechino tramite la State Development and Investment Corporation, Haixia Capital. La cessione del Milan a una cordata cinese sta definendo meglio i partecipanti, di ora in ora: i soci del nuovo veicolo Sino-Europe Sports Investment Management Changxing potrebbero infatti aumentare nei prossimi giorni quando gli impegni finanziari saranno definiti con precisione.

Secondo indiscrezioni al momento i due investitori principali sarebbero proprio Yonghong Li e Haixia Capital (con circa il 15 per cento a testa) ma non è da escludere che possa crescere la quota azionaria di Yonghong Li quando sarà completata la compagine con altri azionisti. Come pure pare probabile che venga sottoscritto tra i soci, soprattutto quelli maggiori, un patto di sindacato con precise regole di governo societario. Ma chi sono i nuovi soci? Tutto ruota attorno alla figura di Yonghong Li, un imprenditore che ha effettuato diverse operazioni in Cina: è a capo della holding Jie An De., scatola quasi vuota con dentro solo azioni di una società quotata. Ha fatto affari in Asia comprando e rivedendo aziende, come ad esempio con il private equity internazionale Cvc. In Sardegna Yonghong Li si è presentato con il suo braccio destro Han Li. Avrebbe acquisito le azioni del Milan proprio con la sua holding Jie An De.

Resta da capire quali siano le sue disponibilità finanziarie: di sicuro tali da garantirgli di convincere la Fininvest a cedergli il Milan, anche se per ora la holding di via Paleocapa della famiglia Berlusconi ha incassato soltanto 15 milioni, mentre altri 85 milioni saranno disponibili fra due settimane e i restanti 400 milioni a novembre al closing. Di sicuro, Yonghong Li nell'ultimo mese ha sorpreso un po' tutti, prendendo direttamente in mano le redini dell'operazione e nominando nuovi advisor: cioé Rothschild e lo studio Gianni Origoni Grippo Cappelli, al posto dello studio Ripa di Meana e della Gsp di Sal Galatioto che aveva intavolato per il consorzio cinese le relazioni con Fininvest e i consulenti di Lazard e Chiomenti. E proprio Yonghong Li è l'uomo forte attorno al quale ruota ora tutta l'operazione: semi-sconosciuto alle cronache finanziarie, starebbe valutando lui gli altri investitori da affiancare ad Haixia Capital e sempre lui avrebbe deciso di escludere, almeno per ora, dalla cordata Steven Zhen e Sonny Wu, con il fondo Grs Capital, i due investitori dati all'inizio come capofila. Infine, Yonghong Li avrebbe valutato in modo positivo la figura professionale di Piero Fassone, ex-manager e direttore generale dell'Inter, ora advisor ma che potrebbe essere il nuovo amministratore delegato del club rossonero.

Venendo a Fininvest, l'operazione le consente di incassare entro fine anno circa 500 milioni di euro: una cifra importante che probabilmente potrebbe da una parte fornire le risorse per un dividendo più rotondo ai componenti della famiglia Berlusconi. Dall'altra parte, la somma potrebbe parzialmente essere reinvestita nel core business della famiglia, in un momento cruciale per il futuro di Mediaset, vista la rottura dell'accordo con Vivendi su Premium. Su quest'ultimo fronte, Vivendi ha smentito ieri divergenze fra l'ad Arnaud de Puyfontaine, che gestisce la partita su Premium, e l'azionista Vincent Bollorè.

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