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Inter, ecco le cinque «scatole» della catena di controllo cinese

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Calcio e finanza

Inter, ecco le cinque «scatole» della catena di controllo cinese

Zhang Jindong e Javier Zanetti. (Ansa)
Zhang Jindong e Javier Zanetti. (Ansa)

Una filiera di controllo articolata su sei livelli e “triangolata” tra Lussemburgo, Hong Kong e Cina. La ricostruzione dell'architettura societaria con cui il colosso cinese Suning detiene il 68,5% dell'Inter non è cosa semplice per il semplice fatto che il patron Zhang Jindong, quello del famoso urlo “Fozza Inda”, esercita il proprio controllo sul club attraverso una lunghissima serie di società. Lo stesso, o quasi, faceva anche l'indonesiano Erick Thohir – che ha ceduto la maggioranza proprio a Suning - le cui scatole cinesi passavano da Hong Kong per arrivare alle isole Cayman.

Dal Lussemburgo ai veicoli di Hong Kong
Per dipanare la matassa bisogna partire dallo scorso 28 giugno, quando l'assemblea straordinaria dell'Inter ha sancito il passaggio di consegne tra il tandem Erick Thohir-Massimo Moratti, che controllavano rispettivamente il 70% e il 30% delle quote, e Suning.

Quest'ultima, comprando parte delle azioni dei vecchi soci e sottoscrivendo un aumento di capitale da 142 milioni, è salita al 68,5% del club nerazzurro, lasciando la International Sports Capital di Thohir al 31,05% mentre Moratti è definitivamente uscito dal libro soci. Ma Suning ha effettuato l'intera operazione ricorrendo alla lussemburghese Great Horizon Sarl, costituita soltanto sette giorni prima e il cui unico amministratore è Yang Yang, poi nominato nel cda dell'Inter. Great Horizon è solo il primo anello di una lunga catena: è infatti controllata al 100% da un veicolo di Hong Kong, la Suning Sports International Limited, che a sua volta vede come unico socio un’altra società con sede nell’isola asiatica, la Suning Culture International Limited.

Che ruolo hanno le due holding di Hong Kong? Apparentemente nessuno: hanno un capitale sociale piuttosto risicato e rappresentano un elemento di raccordo con le scatole più a monte, che hanno sede all’ombra della Grande Muraglia.

Holding e rebus Chen Yan
Il 100% della Suning Culture International Limited, come riportato da Radiocor Plus, è infatti detenuto dalla quasi omonima Suning Culture Investment Management Limited, che tuttavia ha sede in Cina.

Per ricostruire l’assetto azionario di questa società bisogna allora decifrare i documenti della State Administration for Industry & Commerce of China, in buona sostanza l’Autorità statale di controllo sull’industria e il commercio.

Da questi emerge che l’azionariato della Suning Culture Investment Management sarebbe composto da due soci: finalmente compare la Suning Holdings Group, la cassaforte controllata al 100% da Zhang Jindong, detiene il 90% mentre il restante 10% fa capo a Chen Yan.
L’identità di quest’ultimo soggetto è un piccolo rebus: non è chiaro se si tratti di una persona fisica, per esempio un manager della galassia Suning (già in passato Mr Zhang ha premiato i propri fedelissimi con ricchi pacchetti azionari), oppure di una società in accomandita comunque riconducibile al patron. In ogni caso, questo 10% - stando ai documenti di Pechino - sarebbe stato sottoscritto ma non versato.

Riassetto entro fine anno
Un assetto ancora più chiaro del controllo dell’Inter, che al momento è dunque direttamente riconducibile alla holding personale di Zhang Jindong e non alla parte “industriale” del suo impero potrebbe essere definito nei prossimi mesi. Entro fine anno, va ricordato, l’attuale presidente Thohir ha un’opzione per vendere una buona fetta della restante quota nell’Inter a Suning: quella potrebbe essere l’occasione per gli ultimi ritocchi a una filiera di per sé già molto complicata. L’obiettivo di Suning è chiaro ed è sottolineato dalla relazione presentata all’assemblea dei soci dello scorso 28 giugno per il suo ingresso nel capitale. «L’investimento sarà molto vantaggioso per la società sotto diversi profili. – si spiega – Sia perché Suning aiuterà la società nello sviluppo di una presenza forte nel mercato cinese, sia sotto il profilo sportivo, sia infine sotto quello finanziario», poichè verrà fornito al club nerazzurro «un accesso crescente alla liquidità che contribuirà a rafforzare la situazione patrimoniale della società».

Insomma, all’apparenza, una svolta netta rispetto agli ultimi tre anni, quando sotto la gestione Thohir – che pure ha ristrutturato i debiti dell’Inter e rimesso parzialmente ordine nei numeri – il club ha dovuto fare i conti con evidenti ristrettezze di cassa. E al proposito, quando il quadro dell’attuale campagna acquisti – in entrata e in uscita - sarà definitivo, si potrà tracciare un primo bilancio della nuova gestione.

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