NEW YORK - La fusione multimiliardaria tra Bayer e Monsanto vedrà la fine come azienda indipendente di un marchio storico della Corporate America, che traccia le sue orgini oltre cento anni addietro. Ma apre il sipario su una tutta nuova e controversa stagione per il business agrichimico, che negli ultimi anni ha dato l'identità alla Monsanto del giorno d'oggi: le bioteconolgie applicate alle sementi, alla soia come al mais e a innumerevoli altri raccolti, che hanno dato vita all'industria degli Ogm, gli organismi geneticamente modificati, che promettono inedita resistenza ed efficienza.
Monsanto è stata la grande madrina e propugnatrice degli Ogm, cavalcando il boom che ha visto le vendite di questi sementi moltiplicarsi e i prodotti salire enormemente di prezzo nel giro di un ventennio. Oggi il 94% delle coltivazioni di soia e il 92% di quelle del mais sono varianti di sementi biotech, mentre la spesa degli agricoltori è quadruplicata dal 1996, quando l'azienda tenne a battesimo il primo vero e proprio seme targato Ogm.
Monsanto non è stata neppure timida nel muovere finora le leve della politica per aiutare la sua attività: è stata tra i grandi sostenitori della bocciatura di un referendum in California per etichettare gli alimenti frutto di sementi hi-tech.
Anche se dietro alla fusione, o meglio cessione alla più grande Bayer, appena scattata, si nasconde una realtà un po' meno brillante: la necessità di reagire a un potenziale rallentamento di questo business finora dorato. Con i prezzi dei raccolti scivolati ai minimi al pari di altre commodities, gli agricoltori americani faticano a reggere i costi delle sementi promosse in America come più sofisticate. Mentre aumentano i dubbi sulla loro stessa efficacia, con i malanni dei raccolti che sviluppano resistenze alle protezioni e alle promesse offerte dagli Ogm.
Le sementi biotech non sono l'unico aspetto controverso nel portafoglio di Monsanto, e quindi di Bayer. L'azienda statunitense possiede Roundup, un diffuso erbicida a base di glifosato. Una sostanza e un prodotto che sono al centro oggi di polemiche sugli effetti potenzialmente dannosi sulla salute.
Monsanto è oltretutto portatrice, nella lunga storia delle sue mutazioni aziendali, di una pesante eredità che qualcuno fatica tuttora a dimenticare. È identificata come uno dei nove grandi produttori negli anni Sessanta del cosiddetto Agente Orange, la miscela di diserbanti in contenitori caratterizzati da strisce arancioni usata a tappeto nella guerra del Vietnam con esiti rivelatisi letali, sia per la popolazione locale che per i veterani delle forze armate americane.
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