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I «timori» del mondo agricolo sul futuro della ricerca

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operazione bayer-monsanto

I «timori» del mondo agricolo sul futuro della ricerca

L'operazione Bayer-Monsanto (la terza che interessa i prodotti per l'agricoltura) imprime un nuovo corso al mercato delle sementi, della chimica e della ricerca finalizzata al settore agricolo. I campi d’azione dei due colossi coprono praticamente tutta l’offerta dei fattori necessari alla produzione agricola e non solo. Bayer e Monsanto sono i driver dell’innovazione anche sul fronte dell’agricoltura di precisione e delle banche dati. L’impatto sull’agricoltura europea e su quella italiana in particolare potrebbe essere rilevante. Mentre a livello globale continua il processo di aggregazioni anche per far fronte a una congiuntura che vede il prezzo di molte commodity al minimo storico. È infatti in fase avanzata il progetto di fusione tra i colossi americani della chimica DuPont e Dow.

Queste fusioni da una parte scatenano timori e reazioni del mondo agricolo che teme una «colonizzazione» di un mercato strategico, dall’altra si giustificano con la necessità di far fronte alla sempre maggiore richiesta di investimenti e innovazioni di prodotto in una fase in cui i margini della produzione primaria sono sempre più compressi.

Coldiretti: non vogliamo diventare i mezzadri del 2000
Tornando all’operazione tra Bayer e Monsanto, per la Coldiretti il monopolio non desta preoccupazione tanto per eventuali rischi di aumento dei prezzi con la fine della concorrenza tra i due gruppi (anche se l’obiettivo secondo l’organizzazione è di recuperare profitti persi con il calo dell’impiego di prodotti chimici e dello stop agli Ogm), quanto per i possibili condizionamenti produttivi. «Non vorremmo finire a fare i mezzadri del Duemila di questo colosso - sintetizza il responsabile dell'area economica della Coldiretti, Gianluca Lelli -. Già oggi gli spazi di manovra sono limitati e restano nicchie sul fronte della soia non Ogm e del riso. Da qui il rischio per l’agricoltura italiana di rimanere a corto di prodotti che garantiscano la biodiversità». Lelli cita il caso del vino: l’Italia è riuscita a raggiungere grandi traguardi puntando sui vitigni autoctoni mentre il resto del mondo si è indirizzato su poche cultivar internazionali. «Non vorremmo che rimanessero solo poche sementi, oggi 5 piante fanno l'80% delle calorie mondiali».

Il calo delle produzioni biotech
Un aspetto che invece la Coldiretti considera positivo è che l'operazione confermerebbe il flop delle produzioni Ogm «crollate del 18% in Europa e con una inversione di tendenza a livello mondiale con 1,8 milioni di ettari coltivati in meno». L'operazione – sottolinea la Coldiretti - segue da vicino l'acquisizione del gruppo Syngenta da parte di Chemchina e la fusione tra Dow Chemical e Dupont a conferma dei rischi di una eccessiva concentrazione di poche multinazionali su mercati come quelli delle sementi che sono strategici per la sovranità alimentare dei singoli Paesi». Da qui la necessità evidenziata dal presidente dell'organizzazione Roberto Moncalvo di «salvaguardare il patrimonio unico di biodiversità di cui dispone con un maggiore impegno nel presidio di un settore determinante per la difesa dell'ambiente ma anche per la competitività del Made in Italy».

Il timore di un effetto destabilizzante sui prezzi per l’unione di due gruppi che comunque nonostante gli intrecci dei prodotti si facevano concorrenza è evidenziato da Antonio Boselli, membro di giunta della Confagricoltura. Boselli però lancia soprattutto l’allarme sulla ricerca in un momento in cui - dice -c'è necessità per l’agricoltura di disporre di molecole nuove e soprattutto più sostenibili. In pratica, secondo l'esponente di Confagricoltura potrebbe non esserci più interesse per i rispettivi laboratori a trovare nuovi prodotti: «A questo punto potrebbe prevalere solo il business. L’agricoltura oggi ha un obiettivo prioritario, essere sostenibile e dunque ha più che mai bisogno di chimica più verde e di piante in grado di difendersi da sole con minor impiego di fitofarmaci». Boselli spezza poi una lancia in favore delle biotecnologie, non quelle «di vecchia generazione», ma di una nuova genetica che modifica all’interno della specie senza spostare geni. Per questo per Confagricoltura l’operazione Bayer-Monsanto sarà apprezzata solo se non ostacolerà il percorso di una sostenibilità «ambientale, economica e sociale», un indirizzo dato al settore anche dalla recente riforma della politica agricola europea. «Siamo da sempre favorevoli alla ricerca e al progresso che porta vantaggi agli imprenditori agricoli italiani - ha commentato il presidente della Cia, Dino Scanavino - tutelando contemporaneamente l’enorme patrimonio di biodiversità delle nostre produzioni, ma guai a eventuali posizioni dominanti che noi considereremo gravi e lesive della concorrenza» .

Il progetto DuPont-Dow
L’altro grande progetto di fusione tra DuPont e Dow Chemical Company, prevede la nascita di tre nuove società specializzate in agricoltura, chimica e «specialty products». Per la sola società indipendente specializzata in agricoltura Dow e DuPont hanno già stanziato 1,3 miliardi con l’obiettivo di mantenere la leadership a livello globale. «I fenomeni in atto in questa fase di aggregazioni rappresentano un necessario ribilanciamento del mercato che porterà soprattutto vantaggi agli agricoltori - spiega Paolo Marchesini, responsabile della comunicazione di DuPont Italia –. Sul mercato c'è una forte richiesta di innovazione e unire le forze è una delle risposte che ci consente di investire di più sulla ricerca. Non è corretto parlare di monopolio ma nemmeno di concentrazione sul mercato. In una congiuntura come quella attuale dei mercati agricoli, che vede i prezzi di molte commodity vicini al minimo storico, gli agricoltori hanno bisogno soprattutto di migliorare i propri margini di redditività e di migliorare il proprio prodotto finale».

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