Il decreto legge fiscale di fine anno si sdoppia e sulla voluntary torna al passato, abbandonando la strada del forfait al 35% sul contante. Sono ore di decisioni e scelte più politiche che tecniche quelle che accompagnano il rilascio del testi ufficiali sulla manovra fiscale, scelte che stanno portando tra l’altro al doppio binario temporale. In un primo decreto legge viaggerebbero i provvedimenti a efficacia immediata - tra gli altri: quello sulle spese indifferibili e il fondo per l’accoglienza migranti - mentre in un testo separato finirebbero i provvedimenti destinati a entrare in vigore dal gennaio 2017. Proprio in questo secondo Dl sta maturando il ripensamento del Governo sul contante, dopo il diluvio di polemiche seguite alle indiscrezioni circa il testo prodotto dal Mef.
L’operazione consisterebbe nell’abbandono dell’imposta flat al 35% su contante e valori al portatore custoditi fuori dal circuito bancario e degli intermediari, tornando in sostanza all’antico cioè alla voluntary del 2015. L’emersione dalle cassette di fatto andrebbe così a incrementare la dichiarazione annuale dei redditi del contribuente, applicandogli l’aliquota di competenza - cioè secondo la fascia di reddito complessiva.
Il problema di fondo per l’emersione del contante/cassette di sicurezza resta la dimostrazione, da un lato, della provenienza “fiscale” di quelle disponibilità (cioè non devono provenire da reato) e, in seconda battuta, a quando risalgano: il Fisco può infatti pretendere la tassazione, come regola generale, solo sulle ultime 5 annualità. Il tutto, nell’ipotesi del Governo, cadrebbe sotto la diretta responsabilità del dichiarante che, dal momento in cui “assevera” i due requisiti per la regolarizzazione, si sottopone di fatto al controllo a posteriori dell’agenzia delle Entrate e della Guardia di finanza. A questo proposito nel testo del decreto legge verrebbe aumentata la pena per le mendaci dichiarazioni sull’emersione volontaria: nella voluntary/1 il carcere oscillava tra 18 mesi e sei anni, mentre ora - a fronte della delicatezza dell’operazione, a evidente rischio teorico di riciclaggio - si eleva il minimo a due anni di reclusione lasciando la pena massima a sei anni di carcere.
Insieme all’imposta fissa del 35% cadono, nell’ultima versione del Dl, anche le due aliquote forfetarie (35% in entrata, 15% in uscita) applicabili ai prelievi e agli apporti su conti correnti esteri ancora da sanare. La soppressione dipenderebbe da ragioni di armonia normativa, considerato che nella bozza sulle semplificazioni fiscali salterebbe anche la norma sui prelievi dei professionisti. Tornando all’emersione del contante nella voluntary/2, il rischio di riciclaggio risulta chiaro dal consuntivo sulle segnalazioni pervenute all’Uif nel 2015, dato già noto ma che ieri il Mef ha riproposto dopo il passaggio parlamentare.
Le segnalazioni per operazioni sospette nell’anno della prima voluntary sono state 82.428, oltre 10.000 rispetto al 2014, pari al 14,9% circa. La crescita, si spiega nel Documento della Uif, è stata significativamente influenzata dagli effetti della voluntary disclosure, in particolare per quanto riguarda i professionisti; nell’anno 2015 sono pervenute 6.782 segnalazioni connesse a operazioni di voluntary, pari all’8,2% del totale. L’adesione alla regolarizzazione infatti, sottolinea la Relazione, «non determina il venir meno degli obblighi segnaletici di cui al decreto legislativo 231/2007, in quanto presidi strumentali a prevenire l’utilizzo di capitali di provenienza illecita».
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