Nel dopo elezioni Usa il franco svizzero, tradizionale bene rifugio per molti investitori, rimane abbastanza stabile sul dollaro e sull'euro. Non si stanno dunque per ora avverando i pronostici di molti analisti su un forte rialzo della valuta elvetica in caso di vittoria di Trump, anche se va detto che l'impressione diffusa sulla piazza elvetica è che il franco sia frenato grazie a interventi sul mercato da parte della Banca nazionale svizzera (Bns). Quest'ultima aveva affermato non più tardi di due giorni fa di esser appunto pronta a nuovi interventi dopo il voto americano, interventi che d'altronde c'erano già stati dopo il voto britannico di giugno su Brexit. Da tempo la Bns cerca di evitare un'ascesa eccessiva del franco, per far sì che non crescano gli ostacoli per l'export svizzero, attraverso acquisti di valute sul mercato e attraverso tassi di interesse negativi.
Dopo l'emergere della vittoria di Donald Trump, il franco questa mattina aveva iniziato a salire sul dollaro Usa. Intorno alle 6, ora centroeuropea, la valuta americana ha toccato un minimo a 0,9550 franchi, perdendo circa il 2,5% rispetto a ieri. Ma nelle ore seguenti il corso dollaro-franco è risalito e alle 15 circa era vicino a 0,98. Quanto all'euro, nella notte è sceso a 1,075 franchi, ma poi a sua volta è risalito in direzione di 1,08 e attorno alle 15 era a 1,077 franchi. Sia nel caso del dollaro che in quello dell'euro, la dinamica di una discesa iniziale sul franco, quasi subito trasformatasi in risalita, fa pensare a molti operatori che ci siano stati interventi da parte della Bns.
La Borsa di Zurigo nel frattempo è rimasta in territorio positivo e nel primo pomeriggio l'indice elvetico delle blue chip, lo Smi, era in rialzo di oltre l'1%. A trainare la Borsa rossocrociata sono stati soprattutto i titoli del comparto chimico-farmaceutico, con i due giganti pharma elvetici Roche (+5% nel pomeriggio) e Novartis (+4%) in evidenza. Sono venuti meno i timori di una parte dell'industria farmaceutica sulla linea preannunciata da Hillary Clinton, che in campagna aveva parlato di nuovi limiti ai prezzi dei medicinali.
Per quel che riguarda più in generale la possibile linea economica di Trump, anche in Svizzera ci sono alcuni interrogativi e prevale dunque l'attesa. Gli accordi di libero scambio (Nafta, Tpp, Ttip) che Trump ha affermato di voler rimettere in discussione non toccano direttamente la Svizzera.
Tuttavia la Confederazione elvetica è nel complesso favorevole a intese multilaterali o bilaterali di libero scambio e dunque a Berna e in una parte consistente del mondo economico elvetico la speranza è che a Washington prevalga non una linea di contrapposizione, bensì di mediazione pragmatica su queste intese.
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