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Petrolio, l’Arabia Saudita allude a forti «tagli» al prossimo vertice Opec

Arriva dall’Arabia Saudita quello che è finora il più forte segnale di schiarita sul fronte Opec: «Raggiungere il tetto di 32,5 milioni di barili al giorno - ha detto il ministro dell’Energia Khalid Al Falih - aiuterà ad accelerare la ripresa (del mercato, Ndr) e sarà di beneficio a produttori e consumatori».

La dichiarazione - non sfuggita di bocca, ma rilasciata di proposito in un’intervista alla tv saudita Al Arabiya - soltanto a prima vista è il solito tentativo di sostenere a parole il prezzo del petrolio. Agli osservatori più attenti, abituati a decifrare i messaggi di Riad come si fa con i comunicati delle banche centrali, non è sfuggito il riferimento alla parte bassa del range di produzione che l’Opec si era data come obiettivo ad Algeri: il tetto concordato era di 32,5-33 mbg (si veda il Sole 24 Ore del 29 settembre), mentre ora Al Falih parla solo di 32,5 mbg, un limite che implicherebbe un taglio di ben 1,3 mbg rispetto agli attuali livelli di estrazione del gruppo stimati dall’Aie.

Il mercato non è rimasto indifferente al passaggio e il petrolio Brent si è spinto fino a 47,62 dollari al barile, in rialzo di oltre il 2%, salvo poi cedere alla pressione del dollaro forte per chiudere la seduta in lieve ribasso.

Non è tutto, comunque. Il ministro saudita si è anche detto «ottimista che l’accordo raggiunto ad Algeri sia implementato con l’adozione di tetti produttivi per ciascun paese». Il richiamo esplicito alla spinosa questione delle quote individuali - che l’Opec non riesce a ripristinare dal lontano 2006 - è un altro elemento chiave del messaggio. È proprio su questo punto, infatti, che le trattative all’interno del gruppo rischiano il fallimento. E il tempo ormai stringe: mancano meno di due settimane al vertice ufficiale di Vienna, entro il quale l’Organizzazione si è impegnata a tradurre in pratica il taglio di produzione.

Oggi a Doha, a margine della riunione del Gas Exporting Countries Forum (Gecf), Al Falih incontrerà il ministro russo Alexander Novak, che continua ad offrire collaborazione: una strategia che per ora non ha comportato alcun sacrificio per Mosca, ma che ha già pagato molto. Grazie alla risalita delle quotazioni del greggio, secondo fonti Bloomberg, le casse dello Stato hanno ricevuto entrate extra tra 400 e 700 miliardi di rubli (5,8-10,2 miliardi di euro).

Sempre oggi, nella stessa Doha, si terrà anche una riunione «informale e consultiva» con 11 paesi rappresentati, ha detto il ministro qatarino Mohammed Al Sada, senza citare i presenti. Molti ministri importanti dell’Opec, tra cui quello iraniano e quello iracheno, non hanno comunque partecipato in prima persona al Gecf e dunque non ci saranno.

Il gruppo, riferisce l’algerino Noureddine Bouterfa, «apparentemente ha trovato il consenso» sulla durata dei tagli: sei mesi, eventualmente prorogabili a un anno previa revisione delle condizioni del mercato. Alla Reuters il ministro ha assicurato che Teheran non si metterà di traverso all’accordo: «L’Iran non è un problema. L’Iran è in una situazione particolare e necessita di un trattamento particolare. Non avranno la stessa regola per la riduzione. Studieremo qual è la miglior soluzione per loro». Anche per l’Iraq, ha aggiunto Al Sada, si stanno «esaminando vari metodi e strumenti per arrivare a un’intesa reciproca».

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