I riflettori continuano ad essere puntati sul petrolio e sull’Opec. Ma nel mondo dell’energia sono gli Stati Uniti dello shale a tagliare un nuovo traguardo storico, tornando - per la prima volta da sessant’anni - ad essere esportatori netti di gas.
Nel mese di novembre, secondo S&P Global Platts, Washington ha venduto all’estero 7,4 miliardi di piedi cubi al giorno del combustibile (ossia 209,5 milioni di metri cubi), mentre ne ha importati 7 miliardi.
L’accelerazione è legata soprattutto alle forti esportazioni verso il Messico, collegato da nuovi gasdotti, mentre quelle verso il Canada sono rimaste stabili. I fattori determinanti sono comunque altri: da un lato il boom di produzione legato all’emergere dello shale gas e dall’altro l’avvio dell’export di Gas naturale liquefatto (Gnl), che ha consentito di raggiungere ogni angolo del mondo.
Il primo impianto autorizzato a vendere ovunque, anche a paesi senza accordi di libero scambio con gli Usa, è quello di Sabine Pass, in Louisiana, che Cheniere Energy ha messo messo in funzione soltanto lo scorso febbraio. Per il momento è anche l’unico, ma sta già facendo la differenza: le sue esportazioni stanno crescendo in fretta, grazie all’avvio di un secondo treno di liquefazione, a una risalita dei prezzi asiatici del Gnl (addirittura ai massimi da un anno, oltre 7 $/MBtu) e all’ampliamento l’estate scorsa del Canale di Panama, che ha quasi dimezzato le distanze per le metaniere Usa dirette in Asia, da 25.600 a 14.500 chilometri.
Nei prossimi mesi Washington potrebbe anche perdere temporaneamente lo status di esportatore netto. Quest’anno tra l’altro, per la prima volta dal 2005, la sua produzione di gas dovrebbe calare: il governo prevede 72,34 miliardi di piedi cubi al giorno, rispetto al record storico di 74,14 miliardi del 2015.
Ma l’export di gas americano è comunque cresciuto di oltre il 50% dal 2010. E il cammino resta ormai tracciato. «Il gas - commenta Anthony Yuen, global energy strategist di Citigroup - è solo uno dei primi segni della forza crescente degli Usa come produttori di energia».
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