MILANO - Summit con il Qatar post-referendum. Sarebbe, secondo le indiscrezioni, previsto per lunedì l’incontro con gli esponenti del fondo di Doha e gli advisor finanziari e legali Rothschild e Freshfields. La firma del pre-accordo sarebbe già stata definita con il management di Mps, guidato dall’Ad Marco Morelli e dal Cfo Francesco Mele, anche su parere favorevole dei consulenti delle parti, ma le condizioni sospensive poste nei contratti sarebbero numerose: a cominciare dalla situazione finanziaria e politica favorevole all’operazione.
I riflettori sono infatti sull’esito del referendum e sulle conseguenze che potrebbe avere sull’aumento di capitale del Montepaschi. Una vittoria del Si potrebbe infatti provocare un trend borsistico favorevole, soprattutto per i titoli bancari, e a quel punto si innescherebbe una fase positiva per gli aumenti di capitale: gli hedge e gli istituzionali si andrebbero infatti a ricoprire sull’azionario italiano. In caso di vittoria del No, ne conseguirebbe invece uno scenario opposto: anche se gli effetti borsistici saranno collegati alla magnitudine della prevalenza del No e a quanto avverrà nelle primissime ore post referendum.
In pratica, dipenderà dall’instabilità politica (con eventuali ricadute sul Governo Renzi) che si creerà. In questo scenario, se dunque ci saranno le condizioni opportune, gli emissari del fondo di Doha sono pronti a cogliere già nella giornata di domani l’opportunità di un pre-accordo per sottoscrivere un miliardo di nuove azioni Mps, che potrebbero consentire al veicolo del Golfo Persico di diventare il socio maggiore dell’istituto senese. Ma il condizionale è d’obbligo, perché in caso di scenario di mercato pesantemente avverso, quasi sicuramente salterà il commitment del fondo e si andrebbe a compromettere l’intera impalcatura dell’operazione, aprendo la strada a un necessario salvataggio di Stato per Siena. Tanto che continuano a circolare le voci di un tavolo aperto dal governo, chiedendo a Bruxelles la possibilità di salvare Mps con soldi pubblici.
L’ipotesi più negativa resta comunque quella di una caduta del governo di Matteo Renzi, che in questa trattativa è stato (assieme a Jp Morgan) l’interlocutore privilegiato del Qatar, e con il quale esistono relazioni consolidate anche su altre aree come trasporti e turismo: basta pensare all’investimento in Costa Smeralda del piccolo Stato del Golfo oppure all’acquisizione del 49 per cento di Meridiana da parte di Qatar Airways. In ogni caso l’eventuale pre-accordo sarà soggetto a una serie di altre condizioni come la garanzia del consorzio bancario e il successo della parte dell’aumento destinata al mercato tradizionale. Per quanto riguarda invece il terzo pilastro, cioé quello della conversione dei bond, Mps sembra aver raggiunto il suo primo obiettivo, cioé quello di raccogliere almeno 1 miliardo dalla conversione volontaria. Insomma, un finale ad alto rischio che, secondo agenda, vedrà domani il summit con il Qatar e martedi il Cda della banca per fare il punto della situazione.
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