Finanza & Mercati

L’urgenza del caso Monte e l’ipotesi burden sharing

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L'Analisi|DOPO LA VITTORIA DEL «nO»

L’urgenza del caso Monte e l’ipotesi burden sharing

La priorità del sistema finanziario italiano resta, anche dopo l’esito del referendum, il rafforzamento di Banca Mps. Se il piano di rilancio da 5 miliardi attraverso capitali privati, come ormai appare possibile, si dovesse manifestare irrealizzabile, è necessario che lo Stato agisca con rapidità con un intervento pubblico e con l’attivazione del burden sharing, ovvero la conversione forzata delle obbligazioni subordinate (tutelando con rimborsi la clientela retail). Più rapida sarà la decisione, meglio sarà per l’intero sistema.

Dopo la vittoria del no al referendum italiano sulla Costituzione, la reazione dei mercati dei prossimi giorni, a partire da quella di oggi, sarà cruciale per capire se il tentativo «privato» di ricapitalizzazione da cinque miliardi di Banca Mps potrà andare ancora in porto secondo lo schema finora previsto o se il piano «A» è invece destinato a lasciare il posto a un intervento dello Stato.

La chiusura della conversione di bond subordinati in azioni, terminata con adesioni per un miliardo di euro (inferiori alle attese), restano ancora da trovare 4 miliardi. Decisivo doveva essere il responso dei grandi fondi internazionali, cui era stato riservato il ruolo di anchor investor: il fondo sovrano del Qatar, candidato a investire un miliardo, e tre grandi fondi Usa per un altro miliardo complessivamente. Nelle scorse settimane questi fondi avevano dato disponibilità a investire in Monte Paschi, ma condizionando l’adesione all'esito del referendum. L’interesse era condizionato alla stabilità politica, anche in virtù delle garanzie avute da parte del Governo presieduto da Matteo Renzi. Con le dimissioni del Governo nelle prossime ore, e senza una continuità al vertice dell’esecutivo a partire dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, è assai probabile che l’intero impianto del piano negoziato con le Autorità italiane ed europee non vada in porto.

Se questo scenario di incertezza dovesse essere confermato, è necessario che il piano statale salva Mps - già definito a giugno e avallato anche da Bankitalia prima dell’esito degli stress test - venga portato avanti in tempi rapidissimi. Se nell’immediato in Borsa il settore vivrà giornate difficili, è essenziale isolare l’urgenza Monte dalla risoluzione delle crisi del resto del sistema. Evitando l’effetto contagio su chi, come UniCredit, dovrà lanciare aumenti di capitale nel 2017.

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