Dopo gli anni della crisi, Glencore è tornata a fare acquisizioni. Il gruppo guidato da Ivan Glasenberg – che solo poche settimane fa aveva rivelato una quota di Rosneft insieme al fondo sovrano del Qatar – ora si rafforza nel rame e nel cobalto, con un’operazione da 960 miliardi di dollari.
Le due materie prime hanno fondamentali promettenti: il prezzo del rame è ai massimi da due anni sull’aspettativa del primo deficit d’offerta dal 2011, mentre il cobalto – insieme al litio – è impiegato nelle batterie dei veicoli elettrici. Il boom di domanda da parte di Tesla e altre case automobilistiche hanno spinto la valutazione di questo metallo in rialzo del 75% nell’ultimo anno.
Con l’operazione annunciata ieri Glencore diventa l’unica proprietaria della maggior miniera di cobalto al mondo: si tratta di Mutanda, nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc), da cui nel 2016 sono state estratte 24.500 tonnellate di metallo, quasi un quarto dell’offerta globale. Glencore ha rilevato il 31% di Mutanda Mining che ancora non possedeva dal socio Dan Gertler, discusso miliardario israeliano, sospettato dal Governo Usa di aver pagato tangenti nel Paese africano.
La transazione riguarda la holding Fleurette Group, che oltre alla quota di Mutanda trasferisce a Glencore anche il 10,3% di Katanga Mining, società quotata a Toronto che estrae rame e cobalto nella stessa Rdc, di cui ora Glencore avrà l’86,3%. Il gruppo di Zug, scontati i debiti di Fleurette, verserà solo 534 milioni di dollari in contanti.
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