È il passaggio inevitabile che va compiuto per arrivare alle nozze tra le due banche venete. Un passaggio che peserà e parecchio sui bilanci della nuova banca che nascerà dalla fusione della Popolare di Vicenza con Veneto Banca. Quel nodo che va sciolto è quello della profonda e radicale pulizia dei crediti malati per evitare che quella zavorra che tuttora opprime le due banche sia d’intralcio alla nascente entità. Nonostante le rettifiche e le svalutazioni fatte su sofferenze e incagli negli ultimi due esercizi, infatti, la mole di sofferenze e incagli resta a livelli record. I dati di bilancio di giugno 2016 (gli ultimi disponibili) parlano di una montagna di crediti deteriorati lordi tra le due banche che, sommati, superano i 17 miliardi di euro, ben oltre il 35% del portafoglio impieghi totale che vale poco meno di 45 miliardi. Una situazione che non ha pari in Italia e che solo Mps può forse eguagliare. Ecco perchè l’impegno dei nuovi vertici sarà quello di svalutare profondamente i crediti malati per riportarli a livelli più fisiologici, pena far nascere una nuova banca già zoppa. Secondo le ricostruzioni de Il Sole 24ore, l’opera di pulizia pre-fusione peserà per almeno 3 miliardi sui conti delle due banche.
Dalla ricostruzione che Il Sole24Ore ha potuto condurre emerge già un dato. Quei dati di giugno 2016 sono vecchi, dato che sofferenze e incagli vari sono ancora aumentati.
I dati di fine 2016
Per la seconda parte dello scorso anno le sole sofferenze (che valevano per i due istituti 8,5 miliardi) sono cresciuti di un altro miliardo secco. Per l’intero 2016 siamo già a quota 9,5 miliardi. Quel miliardo in più di nuove sofferenze andrà coperto da un incremento degli accantonamenti stimati in almeno 300 milioni. E sullo stock originario è plausibile che che il management delle due banche incrementi i tassi di copertura per portarli almeno al 60%. Una manovra che vuol dire altri 340 milioni di nuove rettifiche. Non è finita qui. C’è poi il capitolo delle inadempienze probabili, i vecchi incagli che hanno visto anch’esse un incremento nella seconda parte del 2016. Secondo quanto ha appurato Il Sole24Ore, il cumulo degli incagli, che valeva 8,3 miliardi a giugno dello scorso anno è salito fino a lambire i 9 miliardi. Anche in questo caso l’incremento dei tassi di copertura farà lievitare il conto. Si stima che nel complesso si debba svalutare per una cifra che può arrivare a un miliardo. Questo il quadro a fine 2016 in cui non si potranno che approfondire le perdite fatte segnare a giugno che sono state di 800 milioni per la Popolare di Vicenza e di 258 milioni per Veneto Banca.
Ma il nuovo management deve predisporre un piano industriale credibile e sostenibile nel tempo perchè sia la Bce che i vari regolatori diano semaforo verde all’operazione del matrimonio. Ed è ovvio che lo sguardo sarà particolarmente severo dato che c’è di mezzo la credibilità di un’operazione salvezza che non può fallire l’indomani. Ecco perchè nel nuovo piano, secondo le indiscrezioni raccolte da Il Sole24Ore, devono entrare per forza le proiezioni per l’anno in corso. E per l’intero 2017 non si fa mistero che il flusso di nuove sofferenze farà aumentare lo stock di altri 1,5 miliardi.
Coperture al 70%
Un livello che porterà le sole sofferenze lorde a quota 11 miliardi. Qui entra in gioco la variabile cessione. Per la gran parte se non tutte le sofferenze lorde (come nel caso di Mps) si andrà inevitabilmente alla cessione. Il bilancio della nuova banca andrà pesantemente pulito dalla mole dei crediti in sofferenza, pena far nascere già claudicante la nuova creatura bancaria. Anche in questo caso per evitare il più possibile nuove perdite dalla vendita futura il nuovo management sarà gioco forza costretto ad alzare il tasso di accantonamenti. Si pensa come probabile un rialzo di 10 punti percentuali dal 60 al 70%. Una manovra che vale sull’intero stock oltre 900 milioni. Infine sempre secondo quanto ricostruito e considerato attendibile anche le nuove rettifiche sull’intero 2017 del portafoglio degli incagli potrebbe vedere nuove svalutazioni per un entità di valore che va da 500 a 700 milioni. E così il conto -pulizie finale, propedeutico a quel matrimonio pressochè obbligato delle due banche venete, arriva e forse supera la soglia dei 3 miliardi. Una pulizia pesante certo ma che deve permettere alla nuova creatura bancaria di partire con un livello di Npl almeno in linea con la media del sistema italiano. Queste sono le condizioni minime che sicuramente verranno chieste dalle Autorità.
L’eredità di Zonin e Consoli
E dato che il livello attuale degli Npl lordi di Vicenza e Veneto (quei 17 miliardi ricordati prima che valgono oltre il 35% degli impieghi) è più che doppio della media del sistema, non deve soprendere quel costo minimo di 3 miliardi per riportare a livelli più fisiologici rapporti tra Npl e impieghi ed Npl e capitale. Che sono la spina nel fianco vera della due banche e la pesante eredità della sciagurata gestione allegra del credito sotto il regno di Zonin e Consoli. Il buco miliardario andrà coperto da un nuovo aumento di capitale che potrebbe arrivare a valere almeno 5 miliardi se non di più.
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