C’è chi per scaramanzia, non ne vuole sentire parlare e pensa di essere immortale. C’è chi, invece, preparandosi al peggio, decide di gestire per tempo l’eredità per ragioni puramente familiari ed evitare che gli eredi si trovino un domani ad affrontare lunghissimi contenziosi e conflitti generazionali.
Tra cuori e denari
Ma l’eredità è una risorsa preziosa non solo dal punto di vista affettivo. Ci sono considerazioni anche di ordine economico che dovrebbero spingere gli italiani a muoversi in anticipo, ovvero in vita, per risparmiare in termini di oneri e tasse. L’imposta di successione si presenta spesso molto pesante, soprattutto quando si arriva all’appuntamento del tutto impreparati. È per questo che la gestione del patrimonio ereditario, mirata a minimizzare il carico fiscale, è un tema su cui sempre di più i consulenti finanziari cercano di sensibilizzare i loro clienti. La normativa, infatti, lascia aperto qualche spiraglio per pagare meno tasse.
L’attuale tassazione
Per l’imposta di successione a carico degli eredi (e che colpisce anche le donazioni) sono previste aliquote e franchigie differenziate in base al grado di parentela con il defunto (vedi scheda a lato). «Pianificare la successione in vita — spiega Massimo Doria, presidente della società di consulenza Kleros, specializzata sui temi della tutela e della trasmissione del patrimonio — è un diritto e un dovere che ognuno di noi dovrebbe avere nei confronti dei propri cari, anche perché le soluzioni in vita esistono e possono risolvere molte problematiche». Il semplice esempio esposto a lato evidenza come in assenza di pianificazione, grazie alle elevate franchigie attualmente in essere, si evitano le imposte agli eredi, ma lasciando importanti oneri ai figli in seguito al successivo evento del coniuge superstite. «Quasi nessuno — prosegue Doria — pensa al problema legato al “rimbalzo successorio”, termine che individua le problematiche legate alla successione prevista nella naturale dinamica della catena generazionale: dal de cuius al coniuge e da questo ai figli. Pertanto l’abbinamento dei testamenti di entrambi i coniugi, redatti considerando l’analisi di tutte le loro componenti patrimoniali, eviterebbe di subire il “rimbalzo successorio” consentendo ai genitori di trasmettere il patrimonio ai figli in maniera integra e soprattutto consapevole». Fin qui se nell’asse ereditario entrano solo ingenti somme di denaro, come nel nostro esempio.
Usufrutto e nuda proprietà
Ma se oltre al capitale nel patrimonio familiare ci sono anche case di proprietà? «Per il patrimonio immobiliare — suggerisce Doria — è consigliabile la donazione con riserva di usufrutto, magari con diritto di accrescimento al coniuge superstite. In tal modo l’usufrutto si estinguerà solo alla morte di entrambi i coniugi». Il valore dell’usufrutto è dettato dal Testo unico imposta successioni e donazioni, con dei coefficienti che tengono conto dell’aspettativa di vita del titolare del diritto.
«Se per esempio il valore catastale dell’immobile su cui un 64enne ha istituito l’usufrutto è di 100mila euro — conclude Doria — l’imposta di donazione viene calcolata su un valore decurtato del 50%, ovvero 50mila euro». Inoltre andrebbe a pagare le imposte che, con le attuali tariffe, sono molto basse e anticiperebbe gli eventuali aumenti delle rendite catastali e delle imposte successorie e l’eventuale diminuzione delle franchigie paventate a più riprese dai vari governi negli ultimi anni.
Italia “paradiso fiscale”
Rispetto alla tassazione prevista in altri Paesi, in Italia l’imposta di successione è agevolata. L’aliquota massima in Germania, Usa e Francia può giungere rispettivamente fino al 50%, 55% e 60%. Solo per fare alcuni esempi. Ecco perché le eredità potrebbero finire, prima o poi, nel mirino di qualche Governo e decidere di armonizzare le aliquote, o quantomeno avvicinarle, a quelle degli altri Paesi. Con questo scenario è lecito quindi attendersi nei prossimi anni un aumento di richieste, da parte di famiglie e aziende, di suggerimenti su come operare per trasferire il patrimonio agli eredi in maniera ordinata e possibilmente integro da imposte di successione. Problematiche successorie che non riguardano solo i grandi patrimoni, ma anche i piccoli risparmi di una vita che le famiglie meno abbienti depositano in banca, in Posta o su qualche polizza assicurativa (si vedano gli articoli alle pagine 6 e 7).
Le “nuove” famiglie
Negli ultimi anni le statistiche hanno rilevato un aumento nel numero di famiglie separate, divorziate, con figli provenienti da diversi matrimoni. Pensando di ovviare a tali problemi molte coppie decidono la convivenza, che è una relazione esclusa nei diritti successori, anche dalla recente legge Cirinnà che ha esteso le tutele successorie alle coppie omosessuali (si veda l’approfondimento in pagina). Tra i componenti di una convivenza di fatto, registrata o meno, non nasce alcun diritto successorio: né alla quota di legittima, né alla chiamata ereditaria qualora non vi sia testamento. L’unica via per regolare il trasferimento del patrimonio al convivente superstite è quella testamentaria.
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