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L’Opec «scopre» i mercati: incontri con hedge funds…

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L’Opec «scopre» i mercati: incontri con hedge funds e aperture sull’hedging

Se non puoi batterli unisciti a loro. Dopo avere accusato per anni gli speculatori di distorcere il prezzo del petrolio, l’Opec ha cambiato atteggiamento: ora non solo ha iniziato a dialogare con hedge funds e società di trading, ma si sta anche aprendo all’ipotesi di intervenire direttamente sui mercati dei future, con operazioni di hedging e forse, chissà, anche qualcosa di più.

Parallelamente, il gruppo ha avviato un confronto anche con gli arcirivali dello shale oil americano. Per capire meglio come operano, è la versione ufficiale, e anche per imparare a conviverci, dopo aver constatato di non essere riuscito a metterli al tappeto neppure lasciando crollare di due terzi il valore del greggio. «Apparteniamo tutti alla stessa industria, siamo sulla stessa barca», ha detto ieri il segretario dell’Opec Mohammed Barkindo, facendo riferimento sia ai soggetti finanziari che ai produttori esterni all’Organizzazione.

Proprio il nigeriano Barkindo – che dall’estate scorsa ha preso il posto del libico Abdalla El Badri – sembra essere uno dei maggiori artefici del cambio di strategia del gruppo, insieme al saudita Khalid Al Falih, nominato ministro dell’Energia a maggio 2016, quando il nuovo corso delle politiche di Riad ha accelerato il pensionamento di Ali Al Naimi.

«I tempi sono cambiati, l’industria è cambiata», si è giustificato Barkindo, confermando di aver avuto diversi colloqui con rappresentanti del mondo finanziario e di compagnie indipendenti americane a margine della CeraWeek, importante convegno di settore in corso a Houston, nel Texas. «Oggi siamo più globalizzati e l’impatto dei mercati finanziari sul petrolio continua a crescere – ha aggiunto il segretario generale dell’Opec – Pensiamo che dovremmo adattarci a questi cambiamenti e aprire un dialogo».

Non ci sono invece evidenze sul fatto che i Paesi Opec abbiano iniziato essi stessi a operare sui mercati dei future, anche se qualcuno ha avanzato sospetti in questo senso. Lo scorso dicembre a Washington, in una tavola rotonda di Capital Intelligence passata quasi inosservata, Barkindo aveva tuttavia spezzato anche questo tabù, affermando di essere aperto a lavorare con le borse, come il Cme Group, che gestisce il Nymex, per promuovere operazioni di hedging su mercati regolamentati da parte dei Paesi membri. Per il segretario generale si tratta di una decisione «sovrana», che ciascuno deve poter valutare in autonomia. In precedenza l’Organizzazione era invece contraria e si dice che avesse contrastato piani da parte del Qatar e della Libia per proteggersi con derivati dal rischio di variazione dei prezzi del greggio: una strategia adottata da anni con successo dal Messico e sperimentata da pochi altri Paesi produttori (tra cui l’Ecuador, scottato da perdite per almeno 20 milioni di dollari nel 1993).

Rispetto alle posizioni di un tempo, quella dell’Opec appare una vera e propria inversione a U. Appena due anni fa sul bollettino mensile del gruppo era apparso un editoriale con parole di fuoco contro gli speculatori, che «come burattinai tirano i fili dietro le quinte, manipolando posizioni e turbando condizioni di trading già delicate e spesso instabili».

Barkindo ieri ha ricordato che il prossimo incontro tecnico tra Opec, Agenzia internazionale dell’energia e International Energy Forum, il 16 marzo a Vienna, sarà dedicato proprio alle interazioni tra mercati energetici fisici e finanziari. I colloqui più significativi sono però già avvenuti, lontano dai riflettori. Il Wall Sreet Journal ha rivelato di due cene, domenica e lunedì a Houston durante le quali Barkindo si è confrontato con diversi esponenti dell’industria dello shale oil, tra cui i ceo di Pioneer Natural Resources, Scott Sheffield, e di Continental Resources, Harold Hamm. A organizzare gli eventi sarebbero stati John Hess, ceo di Hess Corp, e Bill White, banchiere di Lazard ed ex sindaco di Houston.

Nei mesi scorsi il nigeriano aveva avuto parecchi incontri privati a Londra e a New York con società di hedge funds, tra cui Ospraie Management, Taylor Woods Capital e Bbl Commodities Value Fund. Le ultime due, così come la compagnia aerea EasyJet, molto attiva nell’hedging, hanno confermato i colloqui. Il 20 febbraio al Corinthia Hotel di Londra c’era inoltre stato un meeting con decine di fondi, organizzato da Ed Morse, capo della ricerca sulle commodities di Citigroup. Quest’ultimo ha dichiarato al Wall Street Journal che Barkindo gli è sembrato deciso ad andare oltre, in uno «sforzo concertato di interagire con il settore finanziario».

Prima del vertice Opec dello scorso 30 novembre anche il ministro saudita Al Falih, secondo indiscrezioni raccolte dal Financial Times, si era consultato con interlocutori quanto meno inusuali: Pierre Andurand, gestore di uno dei maggiori hedge funds specializzati in petrolio, l’Andurand Capital Fund, Mark Couling, responsabile del trading di greggio per Vitol, e almeno un trader della russa Lukoil.

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