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Banche venete, rush finale sull’offerta ai soci

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CREDITO

Banche venete, rush finale sull’offerta ai soci

Il tasso definitivo di adesione degli azionisti alle offerte di transazione lanciate da Veneto Banca e Popolare di Vicenza e in scadenza oggi non dirà l’ultima parola, ma solo la prima, sul percorso complicato che dovrebbe portare i due istituti in sicurezza fra le braccia del Tesoro.

«La palla è nelle mani della commissione Ue», ha spiegato ieri la responsabile della Vigilanza della Bce Danièle Nouy a conferma del fatto che la ricapitalizzazione precauzionale chiesta ufficialmente da Vicenza e Montebelluna è ancora un’ipotesi, e che prima di tradursi in pratica ha bisogno del via libera di Bruxelles prima ancora che delle indicazioni di Francoforte sul fabbisogno di capitale. Via libera che dipende, prima di tutto, dal fatto che un eventuale bail in delle due banche sia considerato «sistemico», in grado cioè di determinare «una grave perturbazione dell’economia di uno Stato membro» come spiega la direttiva del 2014 sul bail in quando elenca le condizioni che permettono l’intervento dello Stato. Le due banche, poi, devono essere giudicate “solvibili” una volta ripianate le perdite anche senza il sostegno pubblico, che altrimenti si trasformerebbe in un aiuto di Stato ini violazione delle regole Ue.

Anche su questo punto, chiarito dalla direttiva del 2014 sul bail in, sono rivelatrici le parole pronunciate, e quelle non dette, ieri dalla Nouy, quando ha spiegato che per il Monte dei Paschi «il giudizio sulla solvibilità è cosa fatta, altrimenti non saremmo qui a discuterne». La stessa certezza, al momento, non è spendibile per le due banche venete, come mostra per esempio il fatto che Dbrs (la quarta delle big four del rating, l’ultima agenzia ad aver tolto il giudizio «A» al debito italiano) ha messo in “negative watch”, cioè sotto osservazione con prospettive negative, il voto attribuito alle obbligazioni dei due istituti: per Veneto Banca, anzi, un rating (quello sulle obbligazioni a lungo termine) è sceso da B a BB, mentre per Vicenza l’agenzia solleva dubbi sui rischi per gli obbligazionisti senior.

La loro sorte, insieme a quella dei correntisti con più di 100mila euro, dipende prima di tutto dal fatto che le due banche, divise o unite alla meta, riescano a imbarcarsi sul treno della ricapitalizzazione precauzionale per evitare il bail in. Il primo giro di boa è rappresentato appunto dall’adesione degli azionisti all’offerta di transazione, che se si avvicinerà ai target fissati dalle due banche ridurrà a livelli gestibili i rischi legali connessi alla gestione dei «finanziamenti baciati» o delle altre operazioni di misselling realizzate negli anni scorsi. Ma questo è solo il presupposto, perché toccherà a Bruxelles riconoscere che un inciampo di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, anche se sono più piccole del Monte, potrebbe produrre effetti a catena sul credito italiano.

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