Nuove difficoltà per l’industria petrolifera in Libia. Ieri la produzione di greggio si è ridotta di un terzo e si è fermata anche l’estrazione di gas a Wafa, giacimento operato dall’Eni che rifornisce l’Italia attraverso il gasdotto Green Stream.
La dinamica degli eventi resta piuttosto confusa. All’origine di tutto sembra esserci il blocco di due pipeline, provocato secondo fonti del Sole 24 Ore da una protesta di lavoratori per ritardi nel pagamento degli stipendi. Ma sono circolate indiscrezioni di stampa anche sulla presenza di gruppi armati.
Sta di fatto che due giacimenti – Sharara, il più grande del Paese, operato dalla spagnola Repsol, e Wafa per l’appunto – hanno dovuto interrompere la produzione, spingendo la National Oil Company (Noc) a dichiarare lo stato di forza maggiore sui carichi di greggio in partenza dai terminal di Zawiya e su quelli di condensati da Mellitah (questi ultimi vengono estratti insieme al gas a Wafa). Nella lettera con cui comunica la decisione ai clienti, filtrata alla Argus, la compagnia libica parla di «circostanze fuori dal nostro controllo e che non possono essere prevenute».
Nonostante la situazione di caos nel Paese, che aveva convinto l’Opec a esonerarla dai tagli di produzione, la Libia aveva più che raddoppiato la produzione di greggio negli ultimi mesi, fino a superare 700mila barili al giorno. La rimozione di forniture per 250mila bg, legata agli «incidenti» di ieri, ha risollevato di quasi il 2% le quotazioni del petrolio – che erano vicine ai minimi da 4 mesi – per riportare il Brent in chiusura a 51,33 dollari.
Uno stop prolungato delle estrazioni, soprattutto a Sharara, che produceva oltre 220mila bg, potrebbe accelerare il riequilibrio tra domanda e offerta di petrolio, dando una mano all’Opec e ai suoi alleati impegnati nei tagli. «La questione importante per il mercato è capire se questa intrerruzione si rivelerà duratura o meno», osserva Richard Mallinson, analista di Energy Aspects.
«In passato – ricorda Tim Evans, di Citi Futures – le fermate sono durate da pochi giorni fino a due anni - Il bisogno di entrate generate dal petrolio sarà comunque un forte incentivo per negoziare che l’oleodotto sia riavviato il prima possibile».
Quanto al gas libico, la situazione per il momento non desta allarme: sul mercato c’è abbondanza di forniture alternative e la stagione invernale è ormai alle spalle.
Proprio il blocco di un oleodotto da parte di milizie irregolari aveva paralizzato per due anni le operazioni a Sharara, che era tornato in attività solo lo scorso dicembre.
All’inizio di marzo una fazione nota come Brigate per la difesa di Bengasi aveva occupato due dei maggiori porti della Libia, Es Sider e Ras Lanuf, ostacolando l’export di greggio, con ripercussioni sulla produzione. Le spedizioni sono riprese solo due giorni fa, dopo che il generale Khalifa Haftar, vicino al parlamento di Tobruk, è riuscito a riconquistarli dopo cruenti combattimenti.
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