NEW YORK - Il Gorilla da 800 libbre. In America è l'espressione che in qualsiasi campo definisce il “pezzo grosso” per eccellenza, il dominatore irraggiungibile. Ebbene, Apple è diventata ieri il gorilla aziendale da 800 - nel suo caso - miliardi. Tanta è stata la capitalizzazione di mercato raggiunta e dalla quale domina “nanerottoli” a Wall Street del calibro di Alphabet (Google), con 657 miliardi, Microsoft con 530, Amazon con 450. E la corsa all’ingrasso, della market cap, per Apple potrebbe non essere finita con il 32% guadagnato da inizio anno (contro il circa 6% dell'indice Dow Jones).
L'amministratore delegato Tim Cook può anche dichiarare che i vertici del gruppo «non guardano ai titoli». Ma Warren Buffett, l’Oracolo di Omaha, ha appena confermato di essere un grande tifoso dell'azienda di Cupertino, quasi triplicando il suo investimento a 19,2 miliardi da dicembre a fine marzo. Mentre sempre più analisti scommettono ormai che Apple sia destinata a diventare la prima società a valicare presto la soglia dei mille miliardi di dollari.
Andiamo con ordine: il titolo della regina degli iPhone si è impennato durante la seduta di ieri fino a 153,70 dollari, in rialzo del 3,2% e abbastanza per superare gli 801 miliardi, assestandosi poi in chiusura leggermente al di sotto, alla nuova quotazione comunque record di 153,01 dollari, in rialzo del 2,72 per cento.
Con la marcia trionfale, sono arrivate previsioni aggiornate sui traguardi ai quali può aspirare: secondo l'analista di Drexel Hamilton, Brian White, il target per i prossimi dodici mesi può traquillamente essere di 202 dollari per azione, buoni per mille e più miliardi di valore di Borsa complessivo.
Certo è che ad Apple l'anno dell'anniversario decennale del lancio dell'iPhone sta portando bene. E così le promesse della nuova amministrazione Trump di ridurre drasticamente le aliquote ufficiali delle imposte aziendali e di incentivare il rimpatrio di profitti oggi tenuti all'estero, che per Apple si sono gonfiati oltre i 250 miliardi. Nell’ultimo trimestre, il secondo fiscale dell'azienda, ha battutto le attese di profitto intascando 11 miliardi di dollari e ha sostanzialmente rispettato quelle di fatturato, lasciando intatto soprattutto l'ottimismo degli investitori.
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