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Vivendi «apre» in Italia e punta sul calcio per ricucire con Mediaset

Arnaud de Puyfontaine  (Imagoeconomica)
Arnaud de Puyfontaine (Imagoeconomica)

Vivendi sbarca a Milano con una Spa, che si chiamerà Vivendi Italia, per partecipare – con un avamposto radicato nell Bel Paese - alla costruzione del progetto della Netflix europea a cui punta il presidente-azionista Vincent Bolloré. La nuova società, che nascerà entro fine mese – ha spiegato il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine – investirà in contenuti di intrattenimento: sport, eventi, film, brevi serie tv, anche attraverso partnership. Per esempio con la mostra del cinema di Venezia o con Cinecittà e con le scuole di regia e recitazione. «Vogliamo contribuire a rilanciare il cinema italiano, far diventare l'Italia un polo d'attrazione per giovani talenti», ha sottolineato il ceo della media company transalpina che punta a farsi “glocal”. «Operiamo in un'industria locale che sta diventando sempre più globale. E per competere coi i colossi Usa, e in prospettiva con quelli cinesi, bisogna poter contare sulle economie di scala , creando un network, che permetta di rendere economicamente efficienti gli investimenti in contenuti».

Prima mossa della nuova Spa (dove potrebbe approdare l’ex presidente Telecom Giuseppe Recchi) potrebbe essere sui diritti del calcio, per poi magari coinvolgere Telecom e tentare di ricucire lo strappo con Mediaset. De Puyfontaine ha ammesso che c’è un interesse per le prossime aste, che sta «studiando la situazione», che è conscio dei tempi stretti (per i diritti della Serie A la scadenza per la presentazione delle offerte è fissata alle ore 10 di sabato 10 giugno), ma che d'altra parte le «decisioni migliori si prendono sotto pressione» e che se il gruppo vuole diventare un player globale non può permettersi di trascurare alcuna occasione. Certo non a qualsiasi prezzo. Il manager ha fatto riferimento all’asta per la Champions League in Francia che Altice si è aggiudicata, battendo proprio Vivendi, per 350 milioni l'anno, un prezzo che a suo giudizio non consente margini di guadagno. Per la Serie A si parte da altre basi, con il pacchetto multimediale da 400 milioni e gli altri pacchetti, per piattaforma, da 100-200 milioni.

Un modo per sedersi intorno a un tavolo con Mediaset? «Mi piacerebbe molto tornare a discutere con loro, ma per il momento non ci sono incontri in agenda. Io comunque resto ottimista sulla possibilità di trovare un accordo», ha risposto il ceo di Vivendi, ormai da quasi un anno in lite col Biscione per il mancato rispetto del contratto su Premium.

La settimana prossima il manager transalpino andrà invece all'incontro fissato con l'Agcom per spiegare come Vivendi intende ottemperare alle prescrizioni dell'Authority delle Comunicazioni che ha giudicato contra legem la contemporanea presenza in Telecom e Mediaset con quote superiori al 10%. È ormai certo che Vivendi sterilizzerà i diritti di voto eccedenti in Mediaset (è arrivata fino al 29,9% col blitz di dicembre), ma senza rinunciare a contestare una decisione che non condivide. «Ricorreremo al Tar e alla Ue - ha ribadito ieri De Puyfontaine - Il mondo del resto va in in un'altra direzione: basta ricordare l'operazione AT&T-Time Warner».

Cinema, calcio, Agcom, Mediaset. L'agenda italiana del ceo di Vivendi è destinata a farsi fitta dopo la sua nomina alla presidenza esecutiva di Telecom, dal 1° giugno, senza le deleghe su sicurezza e Sparkle «che è giusto restino in capo agli italiani». Il neo presidente ha già chiesto di incontrare esponenti del Governo, per spiegare quali sono i progetti di Vivendi. «Quello che abbiamo detto due anni fa è quello che stiamo facendo: siamo investitori di lungo periodo, siamo impegnati a fare investimenti infrastrutturali in Italia e vogliamo far tornare grande Telecom, non siamo il cavallo di Troia di Orange». «Telecom – ha assicurato - è un pilastro fondamentale della nostra strategia. Crediamo che la convergenza tra contenuti e distribuzione sia destinata a cambiare radicalmente il nostro business».

«Sto cercando casa a Roma», ha poi annunciato, a riprova che l'incarico in Telecom non sarà di facciata, ma senza (almeno per il momento) abbandonare il timone a Parigi. Da una parte, rispondendo alle domande dei giornalisti sul nuovo assetto di vertice in Telecom, De Puyfontaine ha ricordato che il capo-azienda è Flavio Cattaneo, ma che le decisioni importanti verranno prese insieme. Dall'altra, il manager ha chiarito che manterrà la carica di ceo di Vivendi e che il figlio di Bolloré, Yannick, in realtà è destinato a succedere al padre quando, nel 2022, compirà 70 anni e si ritirerà dagli affari. «Yannick ha fatto molto bene in Havas (sesto player pubblicitario al mondo che sta per passare dal gruppo Bollorè a Vivendi, ndr), sarà un lungo cammino insieme», ha osservato De Puyfontaine.

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