Per le banche venete sì a una soluzione di sistema, ancora da trovare, che coinvolga «la grandissima parte delle banche italiane» e non solo le due più grandi, ovvero Intesa SanPaolo e UniCredit. Questa la posizione assunta da Giuseppe Vita, presidente di Unicredit, che ha parlato a margine dell'undicesimo Forum economico italo-tedesco. «Se in questo sistema alcune banche si fanno avanti e se c’è il governo che ha trovato una soluzione per creare una bad bank e c’è da risolvere un problema minore - quello della parte buona della banca - questa può essere una soluzione».
Su Popolare di Vicenza e Veneto Banca «faremo il nostro dovere ma proprio per un senso di solidarietà al Paese», ha aggiunto Vita, spiegando che «la situazione cambia da un giorno all'altro, è un work in progress: sono un po' più ottimista di quanto non fossi 15 giorni fa».
Le ipotesi di Mediobanca
Sul salvataggio delle due venete si è espressa anche Mediobanca con un report dal titolo “Radical Haircut”. Il report, in realtà, è su Intesa Sanpaolo (confermati rating neutral e target price a 2,6 euro) ma simula diversi scenari legati a una possibile mossa di Ca' de Sass. Gli esperti di Piazzetta Cuccia sottolineano che Intesa Sanpaolo è l'unica banca che può digerire l'acquisizione di Popolare Vicenza e Veneto Banca. A che prezzo? La risposta è complessa e ovviamente dipende da come verrebbe strutturata l'operazione - se per esempio si tratta di un takeover completo o solo della good bank - ma semplificando il più possibile ci sarebbero due strade: un aumento di capitale da 2,5 miliardi o un taglio del 90% al dividendo 2017.
Gli analisti spiegano come siano «diverse le condizioni che Intesa potrebbe porre» e hanno comunque ipotizzato il bail-in del debito subordinato, un taglio del 40% dei costi target e una copertura delle sofferenze al 60% senza nuove agevolazioni fiscali. A questo punto si aprono due scenari: quello che implica un impatto neutrale sull'utile per azione di Intesa Sanpaolo richiederebbe un aumento di capitale da 2,5 miliardi con un effetto leva di 20bp sul Cet1 in caso di un takeover completo delle banche venete contro un incremento di 10bp di Cet1 se si rilevano solo le good bank.
L'altro scenario vedrebbe un'acquisizione finanziata esclusivamente da un taglio del 90% del dividendo 2017 che implicherebbe poi una crescita del 6% dell'utile per azione 2020 con il ratio sulle sofferenze della banca al 14% che salirebbe al 17% in caso di un takeover completo, mentre scenderebbe al 13% nel caso di acquisto delle sole good bank. La conclusione? «Vediamo poco probabile un takeover completo, mentre una parziale acquisizione delle banche venete potrebbe avere una valenza finanziaria».
Equita: sgravi fiscali per sbloccare la bad bank
Il Governo potrebbe peraltro spingere il sistema bancario ad accollarsi la bad bank che nascerebbe dalla “pulizia” delle banche venete con un «provvedimento fiscale» che andrebbe a risarcire il sistema dei costi del salvataggio. È la strada prospettata dagli analisti di Equita Sim per trovare una soluzione alla crisi di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.
Ricordando che Intesa e Iccrea sarebbero le banche «più interessate alle good banks» ripulite, ricapitalizzate e con un fondo esuberi per finanziare la riduzione di personale, Equita sottolinea come la Ue potrebbe mettersi di traverso. «Nel salvataggio di Banco Popular sono state azzerate azioni e subordinati (come per le venete), ma Santander ha coperto con risorse proprie il capitale mancante. Nel caso delle banche venete invece la bad bank sarebbe finanziata dallo stato e questo non piace a Bruxelles».
La soluzione sarebbe finanziare la bad bank con risorse private «tramite il fondo interbancario» ma «in sede ABI le altre banche hanno fatto capire che non sono entusiaste di accollarsi delle perdite per permettere a Intesa di comprare le good banks a 1 euro».
«Essendo così vicini ad una soluzione - è l'opinione di Equita - il governo e Bankitalia troveranno il modo di quadrare il cerchio, magari con un provvedimento fiscale per compensare il costo del finanziamento della bad bank a carico del settore bancario».
Vegas: rischioso l’intervento dei privati
Sul tema degli istituti in difficoltà è intervenuto anche il presidente della Consob. In Italia, ha detto Giuseppe Vegas, «non sono note le condizioni di redditività prospettica delle banche in crisi e quindi un intervento diretto da parte di altri intermediari potrebbe non rispondere a logiche di sostenibilità nel lungo periodo».
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