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Dossier Il fondo che batte gli indici seguendo le teorie del premio Nobel Richard Thaler

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    Dossier | N. 33 articoliProcesso all’economia

    Il fondo che batte gli indici seguendo le teorie del premio Nobel Richard Thaler

    Molti sanno che pochi giorni fa l’economista americano Richard Thaler ha vinto il premio Nobel grazie alle sue rivoluzionarie teorie sulla finanza comportamentale. Pochissimi però sono a conoscenza del fatto che da oltre quindici anni esiste un fondo di investimento che applica le teorie di Thaler e della finanza comportamentale ai mercati reali. Con il risultato di battere regolarmente gli indici.

    Il fondo in questione è il Dpam Capital B Equities Emu Behavioral Value B (codice Isin BE0948777207 ) e venne lanciato dalla belga Degroof Petercam AM il lontano 20 febbraio 2002. Investe quasi esclusivamente in azioni dell’eurozona, ha 880milioni di euro di masse gestite e negli ultimi cinque anni ha guadagnato l’86,6%, contro il 41,8% dell’indice Eurostoxx 50: più del doppio. Il TER (Total Expense Ratio) è dell’1,38%. I primi quattro titoli all’interno del fondo sono Sanofi (3,2%), Bnp Paribas (3,1%), Axa (2,3%) e Unicredit (2,2%). Negli ultimi tre anni la performance media annua è stata dell’11,06%. Ma la cosa più interessante è un’altra.

    La strategia di investimento del fondo si ispira appunto ai bastioni della finanza comportamentale: “investe in azioni sottovalutate e che hanno un buon momentum di prezzo, diversificando il rischio”, come spiega il prospetto informativo. Più in dettaglio, l’approccio “comportamentale del fondo” è a grandi linee basato proprio su uno studio di Richard Thaler e Werner De Bondt, Does the Stock Market Overreact?, pubblicato nel 1985 sul Journal of Finance. Secondo Thaler e De Bondt, i mercati tendono a esagerare le buone e le cattive notizie, sopravvalutando i titoli considerati più appetibili e sottovalutando quelli non più sotto i riflettori. Perché quindi non cercare di guadagnare dalle inefficienze “comportamentali” delle Borse?

    All’inizio del 2000, Jan Longeval, co-ceo della divisione di Asset Management in Degroof Petercam, e Philippe Denef, cio Quantitative Equity, hanno pensato che far leva su queste teorie poteva portare alla definizione di strategie di investimento innovative e sovraperformanti. La sfida, non semplice, è stata quella di convertire le intuizioni comportamentali accademiche in un chiaro processo di investimento.

    «Fin dal lancio del primo fondo sul valore comportamentale, l’Emu Behavioral Value, seguito dal lancio di un fondo europeo e Usa, i nostri asset gestiti dedicati a questo approccio hanno raggiunto i 2,5 miliardi di euro - spiega Denef - . I risultati conseguiti ci restituiscono una performance cumulativa del +65% rispetto all’indice Msci (al netto delle commissioni fino a settembre 2017) e del +80% rispetto all’indice Msci Emu Value. Questo dimostra che una ricerca accademica può creare valore se incorporata in una strategia di investimento vincente, a patto di applicare un processo di investimento consistente e rigoroso».

    «La finanza comportamentale dimostra che molti attori di mercato tendono a commettere errori sistemici - riflette a sua volta Jan Longeval - . L’obiettivo è sfruttare questi errori a nostro vantaggio attraverso un processo di investimento coerente, rimasto praticamente stabile negli ultimi quindici anni, capace di creare un significativo valore aggiunto per i nostri investitori».

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