Tutti insieme appassionatamente. È uno dei film più celebri della storia prodotti dalla 20th Century Fox, ma è anche il titolo che si potrebbe dare ai grandi movimenti di queste ore intorno alla conglomerata americana dell’entertainment che fattura 29 miliardi di dollari: oltre a The Walt Disney Company, sul dossier Fox ci sarebbero infatti altri due pesi massimi dei media a stelle e strisce, ossia Comcast Nbc Universal e Verizon. Le due media company, proprio come «the House of Mouse», sarebbero interessate a rilevare asset della «Volpe».
Indiscrezioni riprese da numerosi media internazionali che restituiscono con precisione il clima di grandi manovre che si respira in queste settimane a Hollywood. C’è il deal tra At&t e Time Warner, certo, appeso alle decisioni dell’antitrust americano che avrebbe imposto la cessione di Cnn per dare il placet al matrimonio. Guarda caso il network inviso al presidente Usa Donald Trump. E c’è la 20th Century Fox che potrebbe cambiare padrone: finora sono stati confermati una serie di contatti con la Disney (55 miliardi di dollari di ricavi) che non hanno portato a nulla di concreto.
Le manovre di Comcast e Verizon
Non è l’unica cui farebbero gola gli asset della corazzata di Rupert Murdoch: Comcast Nbc Universal, conglomerata da 80 miliardi di dollari di giro d’affari che riunisce insieme il big player dei servizi via cavo degli States, il network Nbc e la major cinematografica Universal, sterebbe puntando proprio su studios hollywoodiani e una porzione dei canali via cavo, compresa la partecipazione in Sky.
Anche in questo caso, secondo il Financial Times, ci sarebbero stati degli incontri. Gli approcci di Verizion, operatore delle Tlc da 126 miliardi di dollari di fatturato, vengono invece letti dagli analisti come una risposta all’operazione chesu Time Warner che sta conducendo At&t, storico concorrente di Verizon da 164 miliardi di dollari di fatturato.
La guerra dei contenuti
I tentativi di aggregazione di queste settimane rappresentano una fin troppo logica reazione dei media tradizionali alle scelte strategiche di società native digitali come Amazon, Alphabet, Facebook e Netflix che da piattaforme di servizi online, attraverso sostanziosi investimenti in contenuti audiovisivi originali, si stanno sempre di più trasformando in media company vere e proprie.
Non hanno però in mano l’«oro» delle library, i cataloghi messi in piedi dalle major in un secolo e più di cinema. Mettere le mani su di essi significa continuare a «dare le carte» nel mercato mondiale dei media. La borsa intanto risponde bene: il titolo di Fox, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare l’8,1 per cento. Portando il valore di mercato della società dello «Squalo» a quota 53 miliardi di dollari.
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