Il Dipartimento della Giustizia americano scende in campo per bloccare la fusione da 85 miliardi di dollari tra due grandi marchi di telecomunicazioni e media, At&t e Time Warner. Per le autorità antitrust dell’Amministrazione Trump si tratta della prima azione contro un mega-merger, un ricorso in tribunale che cita danni ai consumatori e alla concorrenza come risultato della combinazione.
La decisione del governo fa discutere: At&t ha subito reagito dicendo che si batterà in corte per far valere le sue ragioni. L’ad Randall Stephenson ha definito la scelta del Dipartimento una «drastica svolta» rispetto alla passata interpretazione delle leggi antitrust. Un riferimento esplicito alla natura «verticale» della fusione, cioé tra un colosso delle reti di distribuzione, At&t, e un produttore di contenuto, Time Warner.
L’amministrazione, in un documento di 23 pagine, ha sostenuto che le dimensioni stesse del nuovo gruppo e il controllo di un leader nel content del calibro di Time Warner - che possiede canali popolari e prestigiosi quali Hbo e Cnn - ridurrebbero le opzioni sul mercato e generebbero aumenti dei prezzi. La fusione «causerebbe gravi danni ai consumatori americani, aumenterebbe il loro canone Tv mensile e limiterebbe l’innovazione», ha fatto sapere Makram Delrahim, il responsabile della divisione antitrust.
I precedenti
At&t non è nuova a stop da parte dei regulators: nel 2011 l’allora amministrazione Obama aveva ostacolato la sua acquisizione della rivale T-Mobile. In quell’occasione, tuttavia, si trattava di un merger «orizzontale», tra due società cioé che offrivano gli stessi servizi, di telefonia mobile e Internet. Stephenson, anche allora chief executive, aveva poi abbandonato quel tentativo. Non così adesso. «Ho realizzato molti deal nella mia vita - ha dichiarato durante una affrettata conferenza stampa notturna Stephenson - ma mai nessuno dove sono stato in totale disaccordo con il governo anche sui fatti più basilari». At&t e Time Warner sostengono che la fusione avvantaggerà e rafforzerà lo sviluppo dei servizi ai consumatori.
Le condizioni capestro
Stephenson ha inoltre sottolineato di non essere disposto ad accettare due richieste che secondo indiscrezioni sarebbero state ventilate dalle autorità, abbandonare Cnn - obiettivo di dure critiche da parte del presidente Donald Trump che hanno allungato ombre sulle vere motivazioni del blocco - oppure la rete stellare DirectTv.
Il verdetto sul merger, se non ci sarà un accordo tra le parti ancora possibile nonostante il ricorso antitrust ufficiale, finirà nelle mani della magistratura federale. Un caso che potrebbe creare un nuovo precedente per la futura ambizione delle fusioni nei media. L’operazione, per dimensioni, è seconda nella classifica di simili deal alle spalle della fallimentare combinazione Aol-Time Warner del 2000 da oltre cento miliardi.
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