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Borse da record: ci sono 100mila miliardi di motivi per chiamarla bolla o…

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scenari sui mercati

Borse da record: ci sono 100mila miliardi di motivi per chiamarla bolla o è tutto vero?

(Afp)
(Afp)

La tanto attesa approvazione della riforma fiscale da parte di Donald Trump sta dando nelle ultime ore un nuovo impulso ai mercati azionari proiettando la valutazione globale delle Borse verso il record (fino a poco tempo fa difficilmente immaginabile) di 100mila miliardi di dollari. O 100 trilioni, per dirla come piace agli americani. In ogni caso siamo in un territorio inesplorato per i mercati azionari che a questo punto scatena il canonico dibattito tra gli addetti ai lavori: bolla o non bolla?

LA CAPITALIZZAZIONE GLOBALE DELLE BORSE
Dati in miliardi di dollari. (Fonte: Bloomberg)

Per molti esperti il 2017 avrebbe dovuto essere l’anno del “Cigno nero”. Invece rispetto a gennaio le Borse valgono 32mila miliardi in più, circa quanto il Pil di Usa ed Eurozona messi insieme. A questo rialzo hanno contribuito una serie di motivi. A partire dall’effetto Trump e dalla sua promessa (e ora anche approvata) riforma fiscale. Dall’elezione del magnate, lo scorso novembre Wall Street è salita del 15% (aggiornando costantemente nuovi record) e le Borse mondiali complessivamente si sono apprezzate di 35mila miliardi di dollari. L’altra grande spinta arriva dai tassi ultrabassi delle banche centrali che rendono poco competitivo il mercato obbligazionario rispetto ai dividendi offerti dalle azioni.

In questo scenario - che gli esperti definiscono Goldilocks economy, l’“economia dei Riccioli d’oro” dove l’inflazione è bassa e l’economia globale cresce oltre il 3% annuo senza intoppi - le Borse continuano a rappresentare l’ultimo miglio degli investitori. Le certezze di un tempo inziano ad essere obsolete. Su tutte, quella secondo cui i cicli rialzisti non durano oltre 8 anni. E invece per Wall Street, la Borsa faro, siamo già al nono anno consecutivo di espansione. E non è detto - con tutti i dubbi del caso - che il 2018 sia appannaggio delle Cassandre.

Per capire che direzione potranno seguire le azioni nei prossimi mesi bisogna analizzare le valutazioni. In questi casi - per quanto in passato in alcuni casi si sia rilevato insufficiente e lacunoso - il multiplo prezzo/utili attesi si rileva un buon termometro per misurare eventuali stati febbrili.

Le valutazioni delle Borse globali
Il multiplo prezzo/utili. (Nota:(*) Stime)

Secondo le elaborazioni del consensus di Factset per il prossimo anno la media tra Borse europee e degli Stati Uniti indica delle valutazioni di Borsa inferiori a 15 volte gli utili attesi per fine 2018. Nel dettaglio gli analisti si aspettano una crescita degli utili societari in Europa e Usa dell’8,3% rispetto al 2017. Il che porterebbe le attuali valutazioni a 14,7 volte gli utili. Wall Street - che di solito quota a premio rispetto all’Europa - si proietta, ipotizzando un aumento degli utili del 10,8%, a 18,2 volte gli utili attesi. Prezzi non certo a buon mercato, ma che escluderebbero il pericolo di una bolla. Ancora più “con i piedi per terra” da questo punto di vista l’Europa. Se i profitti cresceranno dell’8,8% il prossimo anno i prezzi dello Stoxx 600 varrebbero 15 volte gli utili. Si tratta di livelli storicamente non pericolosi.

Il punto è però se le stime sugli utili per il 2018 siano credibili o no. «Se i tassi rimarranno bassi non c’è ragione per considerare eccessivo l’ottimismo attuale sugli utili attesi - spiega Guglielmo Manetti, vice direttore generale di Intermonte Advisory e gestione - . Così come se dovessero confermarsi le previsioni di una crescita globale del Pil del 3,8%, sui livelli del 2017. Se invece per svariati motivi le attuali proiezioni dovessero rivelarsi eccessive, l’ipotesi di una correzione non è da escludere. Ma al momento non possiamo usare la parola “bolla” nonostante l’equity globale sia al top di sempre».

Insomma, se tutto procederà come ci si aspetta le Borse potrebbero anche superare senza imbarazzo l’attuale soglia dei 100mila miliardi di dollari. Ma va detto che questo equilibrio - lo stesso su cui si poggia del resto la Goldilocks economy - è piuttosto fragile.

È infatti innegabile che i mercati finanziari stiano convivendo oggi con una bolla sul mercato obbligazionario. Gli acquisti, negli ultimi anni, di bond da parte delle banche centrali hanno portato i tassi dei governativi europei su livelli artificialmente bassi scatenando a cascata una bolla anche sulle obbligazioni private a basso rating (high yield). Mentre le azioni viaggiano sul velluto, il contorno (obbligazioni) è costellato da profonde incertezze.

È quindi sufficiente che qualcosa vada storto perché “Riccioli d’oro” - un equilibrio mai visto tra macroeconomia, Borsa, volatilità e ottimismo - assuma le sembianze di un Cigno nero.

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