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Fink: «Rendimenti migliori se le aziende saranno responsabili»

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la lettera del ceo di blackrock

Fink: «Rendimenti migliori se le aziende saranno responsabili»

Larry Fink (Ap)
Larry Fink (Ap)

I rendimenti? Creano ansia. I grandi investitori? Non sanno dove mettere il denaro. I piccoli risparmiatori? Di risparmio ne hanno davvero poco per pensioni, casa e salute. I governi? Non sanno che pesci pigliare. Le società ? Devono raccoglierne le responsabilità. La lettera di Larry Fink, presidente e Ceo di BlackRock, alle società quotate a Wall Street - che il Sole 24 Ore presenta qui in esclusiva - quest’anno tratteggia uno scenario che visto così può apparire paradossale, ma che di fatto riesce a cogliere le difficoltà di un mondo - finanziario e non - che mette costantemente in discussioni certezze e convinzioni consolidate. Come gli anni scorsi, la lettera di Fink di inizio anno offre una chiave di interpretazione molto qualitativa del mood che il boss della più importante società di gestione al mondo - 6288 miliardi di dollari al 31 dicembre scorso - individua per l’anno che si apre; e che segue la ridda di outlook di tutte le banche d’affari e società di gestione.

E come nel passato Fink lancia un appello alle società di quotate, perchè prediligano gli obiettivi di lungo termine invece dei risultati di breve. Ma quest’anno con motivazioni diverse. L’analisi delle sfide 2018 del numero uno di BlackRock: i corsi azionari hanno reso molto care le società quotate e con i multipli di mercato ai massimi storici è difficile aspettarsi crescite considerevoli dei corsi borsistici per il prossimo futuro. Eppure questi rendimenti sono quanto mai necessari per quegli investitori, come BlackRock e molti altri, che investono sui mercati finanziari per garantirte ai propri clienti una rivalutazione degli investimenti, per costruire una pensione adeguata, l’acquisto di una casa e avviare i propri figli a un’istruzione superiore. Temi molto scottanti negli Usa, dove l’indebitamento è la norma e servono molti soldi per raggiungere questi target, ma non trascurabili anche in paesi come il nostro.

Ricchezza e ansia
Paradossalmente, dice Fink, ai rendimenti elevati corrisponde un forte stato d'ansia: «Sin dalla crisi finanziaria, chi ha i capitali ha maturato enormi vantaggi, mentre i più si trovano ad affrontare una combinazione di tassi bassi, ridotta crescita salariale e sistemi previdenziali inadeguati. Molti non hanno la disponibilità finanziaria, le risorse o gli strumenti per un risparmio efficace, e spesso chi investe ha in portafoglio troppa liquidità. Per milioni di persone, la prospettiva di una pensione sicura appare sempre più evanescente, in particolare per i lavoratori meno qualificati che hanno maggiori probabilità di perdere il lavoro. Proprio questi temi, ne sono convinto, alimentano il diffuso clima di apprensione e polarizzazione che si respira ormai ovunque».

E visto che si va verso rendimenti meno eccellenti, occorre puntare sulla loro qualità perchè si mantengano stabili nel lungo termine. Già, il lungo termine cui spesso i gestori si appellano come arbitro di ultima istanza degli errori di breve - e che nei decenni ha scatenato valanghe di ironia a partire dal «Saremo tutti morti» di J. M. Keynes - diventa nella descrizione del Chairmain di BlackRock l’unica strada da percorrere.

Strategie in cambio di investimenti
Come? Spingendo le società quotate a esplicitare le proprie strategie ben oltre i numeri delle trimestrali, descrivendo nel dettaglio come utilizzeranno i risparmi derivanti dalla riforma fiscale tanto voluta dal presidente Trump, spiegando come utilizzeranno i flussi di cassa al netto delle imposte per creare valore nel lungo termine. Requisito indispensabile, spiega, per ottenere l’interesse degli investitori istituzionali come la casa della “roccia nera”.

Gestione passiva e attivismo
Anche perchè è accaduto un fatto nuovo, da cui non si tornerà indietro, spiega Fink: l’industria del risparmio ormai si è polarizzata tra fondi a indice (Etf) che ormai hanno sorpassato per flusso i fondi attivi, ai quali non resta per sopravvivere che spingere le società target a comportamenti caratterizzati dalla responsabilità sociale di impresa e dell’engagement. Cari Ceo e board, dice Fink ai vertici delle società dello S&P500, se mi chiedete di investire i denari che i miei clienti mi affidano per farli fruttare, dovete essere in grado di spiegarmi come «l'impatto sociale della vostra attività, e il modo in cui le grandi tendenze strutturali – dalla debole crescita salariale all'aumento dell'automazione, fino al cambiamento climatico – incidono sulle vostre potenzialità di crescita».

La rivoluzione digitale
È quello che molti ormai chiamano l’effetto Amazon, che disintermedia molte professioni - non solo negli Usa -, estromettendo dal mercato milioni di lavoratori, comprimendo i redditi di chi ci resta. In una spirale che si ripercuote in bassa inflazione e bassi tassi che perpetua quella trappola della liquidità, già vista in Giappone nei decenni scorsi.

Responsabilità è una delle parole chiave della lettera di Larry Fink alle società quotate a Wall Street. E i gestori del suo team si sono attrezzati avviando ormai da anni una divisione che si occupa di accompagnare (il termine usato è stewardship) chi compie le scelte di portafoglio, allargandone gli orizzonti per il lungo termine. Un team, quello dell’Investment Stewardship, che Fink conta di raddoppiare in termini di dimensioni «per promuovere un coinvolgimento ancora più efficace (...), grazie alla creazione di un contesto adatto a stimolare un confronto più approfondito, frequente e produttivo».

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