Un piano che interviene su circa 11mila lavoratori. In sostanza un quinto dei dipendenti Telecom. Gli esuberi (in termini di uscite volontarie) dovrebbero essere fino a 7.500, secondo fonti sindacali (in una prima fase le previsioni dell’azienda, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, avrebbe oscillato fra 8 e 9 mila). Per il resto, si parla di riconversione interna. Tutti i lavoratori saranno comunque interessati dalla riduzione dell’orario di lavoro con una solidarietà espansiva di 20 minuti al giorno. Sono queste le indiscrezioni che filtrano dal primo incontro tra management e sindacati sul piano di ristrutturazione delle risorse umane della compagnia telefonica.
Si tratta di un piano declinato su un orizzonte triennale. Oggi rappresentanti dell’azienda – ci sarà il capo degli Affari Legali, Agostino Nuzzolo – e sindacati si stanno incontrando nella sede di Val Cannuta a Roma per discutere di un piano che l’azienda intende portare avanti in un’ottica di trasformazione con esuberi, ma anche nuove assunzioni per far fronte soprattutto alla necessità delle nuove competenze richieste dalla digitalizzazione.
Quattro i pilastri di questo piano con cui Telecom vuole intervenire sul perimetro occupazionale. Innanzitutto il prepensionamento per i lavoratori, come da articolo 4 della legge Fornero con assegno all’esodo passato (grazie all’ultima legge di Bilancio) da quattro a sette anni per il triennio 2018-2020. Il piano stimerebbe un utilizzo di questa misura, volontaria, per un numero di dipendenti compreso fra 4 e 5mila e varrà solo per il 2018.
Secondo pilastro: incentivi all’uscita, con 28 mensilità al massimo. Qui l’orizzonte è sui tre anni e l’utilizzo stimato è per 2.500 unità circa (e non 3.500 come filtrato in un primo momento).
Finito il capitolo esuberi – ai dipendenti vanno però aggiunti un centinaio di dirigenti – si passa alla riconversione interna, peraltro già utilizzata in passato in azienda. I lavoratori interessati dovrebbero essere 3.500. Almeno questo è l’obiettivo dell’azienda che comunque non è stato esplicitato nel corso dell’incontro odierno se non nell’indicazione di voler ricalcare quanto già fatto nel precedente piano (2.891 ricollocamenti a oggi, da luglio 2016 ).
Ultimo dei quattro punti: la riduzione dell’orario di lavoro di 20 minuti al giorno per gli oltre 50mila dipendenti di Telecom Italia (il programma dei contratti di solidarietà completato alla fine dello scorso anno ha invece riguardato poco più di 30mila lavoratori). Una riduzione, con relativo taglio sulle retribuzioni, con impatto sulle retribuzioni compreso fra 600 e 1.200 euro l’anno.
L’altra faccia della medaglia, come detto, sta nel “ricambio generazionale”, con l’assunzione di circa 2mila persone, grazie proprio ai risparmi legati alla solidarietà . Voci finora non smentite hanno quantificato in 700 milioni il costo del piano per l’azienda, con risorse già accantonate. La parola passa ora al confronto con i sindacati. L’azienda ha segnalato la necessità di concludere «entro febbraio» e quindi prima del 6 marzo, data di presentazione del primo piano industriale dell’era Genish. L’alternativa sarabbe procedere con «soluzioni autonome».
Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, dal canto loro, pur dichiarando «disponibilità al confronto», chiedono approfondimenti ma in una nota congiunta respingono le scadenze: «La grande complessità delle tematiche esposte ed i passaggi democratici necessari non possono essere bypassati da una scadenza imposta unilateralmente dall’azienda, pena il rischio di insuccesso del negoziato con le relative conseguenze».
© Riproduzione riservata