Che la farmaceutica sia sempre stato uno dei pallini di Jeff Bezos non è un mistero. Fin dagli anni Novanta, per esempio, il vulcanico imprenditore aveva investito nella startup Drugstore.com, piattaforma di e-commerce della prima ora, poi acquisita e assorbita dal colosso Walgreens. Gli esperti ne sono sicuri: il comunicato stampa congiunto di qualche giorno fa da parte del trio Amazon-JpMorgan-Berkshire Hathaway, in cui i tre colossi annunciano la costituzione di una società assicurativa no profit per ridurre i costi e migliorare i servizi medici statunitensi, è solo la punta di un iceberg colossale, anche se dal profilo ancora incerto. Pensare che la nuova creatura del trio Bezon-Buffett-Dimon sia destinata a servire soltanto per i dipendenti delle tre società è riduttivo.
Da mesi e mesi Amazon sta raccogliendo con discrezione informazioni sul mercato. Qualche giorno fa un ex dipendente ha confermato che il team segreto interno di ricerca dedicato al settore healthcare (dal suggestivo nome in codice “1492”, la data della scoperta dell'America) è di recente passato da 7-8 a 30-40 persone. Tra l’altro da poco nel gruppo è approdato Martin Levine, medico famoso negli Stati Uniti per aver messo a punto nuovi modelli di assistenza sanitaria. In novembre, poi, il colosso di Seattle ha iniziato colloqui preliminari riservati con grandi nomi del farmaco generico come Mylan e Sandoz, quest’ultimo parte del gruppo svizzero Novartis.
Nel mondo di Big Pharma, e più in generale del welfare statunitense, la domanda insomma non è più “se” Amazon entrerà nel business ma “quando” e, soprattutto, “come”. Wall Street non a caso ha reagito all’annuncio del trio Bezon-Buffett-Dimon punendo i titoli dei colossi assicurativi e farmaceutici statunitensi, da UnitedHealth, Cigna e Anthem a CVS e Walgreens. Una nuova società nata da Amazon, Berkshire Hathaway e JpMorgan ha infatti le potenzialità per rivoluzionare profondamente il settore, «rappresentando una potente combinazione di know-how tecnologico, piattaforme e-commerce e esperienza negli investimenti del settore healthcare», riflette Larry Levitt, senior vice president della Kaiser Family Foundation. «Stanno minacciando il business delle assicurazioni? Quello degli ospedali? Quello delle società farmaceutiche? O forse tutti e tre assieme? Lo scopriremo presto».
Tutte le soluzioni sono ancora sul tavolo, spiegano fonti interne anonime citate dal Wall Street Journal, nulla è ancora stato deciso nelle stanze segrete di Seattle. Non è nemmeno chiaro se Bezos punti a una piattaforma B2B, a una destinata alla clientela retail o a entrambe. Di sicuro i colloqui con i produttori di generici vanno nella direzione di un ruolo da grossista, il che rappresenterebbe una rivoluzione per un business ora dominato negli Stati Uniti da distributori come AmerisourceBergen, Cardinal Health e McKesson.
Secondo gli analisti di Leerink, banca d’investimento specializzata nel settore healthcare, Amazon è destinata a fare le cose in grande: Bezos potrebbe mettere in piedi un marketplace aperto a tutti i fornitori ma anche ai consumatori, effettuando il classico “matching” tra le migliori offerte sul mercato e il pubblico retail. Mentre Adam Fein, presidente di Pembroke Consulting, è convinto che la fascia di business più profittevole per il colosso di Seattle resti quella dei generici.
Il modello del marketplace potrebbe essere centrale in quest’avventura di Amazon anche secondo Ben Thompson, analista indipendente ex di Apple e Microsoft. «Bezos potrebbe prima mettere a punto un’interfaccia retail per i suoi dipendenti, poi costruire un’infrastruttura per i fornitori destinata successivamente a diventare un enorme marketplace in cui distributori, farmacie e compagnie di assicurazione siano in competizione per assicurare i migliori prezzi e servizi». L’interfaccia retail, continua Thompson, potrebbe poi essere venduta a tutti i grandi datori di lavoro statunitensi. Un piano molto ambizioso, che rappresenterebbe una rivoluzione per l’healthcare statunitense, ma non impossibile.
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