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Eni, scoperta «promettente» a Cipro. E oggi firma contratti…

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dopo il maxigiacimento egiziano zohr

Eni, scoperta «promettente» a Cipro. E oggi firma contratti in Libano

L'impianto Eni per il trattamento a terra del giacimento di gas super-giant Zohr  (Ansa)
L'impianto Eni per il trattamento a terra del giacimento di gas super-giant Zohr (Ansa)

Il maxigiacimento di Zohr, sviluppato in tempi da primato al largo dell’Egitto, ha appena cominciato a produrre gas e Eniha già annunciato una nuova «promettente» scoperta nelle acque del Mediterraneo Orientale. Stavolta protagonista è Cipro, dove la compagnia italiana ha perforato insieme ai francesi di Totalil pozzo Calypso 1, riscontrando «un’estesa colonna mineralizzata a gas metano».

Le stesse società, insieme alla russa Novatek, inoltre firmeranno oggi i primi contratti di esplorazione assegnati dal Libano.

Una stima precisa delle riserve di Calypso non c’è ancora: occorrono ulteriori studi e valutazioni, spiega l’Eni, operatore del blocco, di cui detiene il 50% dei diritti. Ma secondo indiscrezioni circolate sui media ciprioti potrebbe esserci un potenziale di 170-230 miliardi di metri cubi (bcm), superiore quindi ai 128 bcm di riserve di Aphrodite, l’unica altra scoperta finora avvenuta in acque cipriote, nell’ormai lontano 2011.

Zohr, il più grande giacimento del Mediterraneo, racchiude ben 850 bcm. Ma Calypso ha evidenziato caratteristiche molto simili e non è escluso che sia parte di un’unica formazione geologica.

Potrebbe insomma essere un nuovo colpo grosso per il Cane a sei zampe, che si sta affermando come protagonista nel Bacino del Levante, area tra le più interessanti al mondo dal punto di vista esplorativo, benché turbata da crescenti tensioni geopolitiche.

L’Eni è ben posizionata per sfruttare commercialmente la scoperta, essendo azionista dell’impianto di liquefazione del gas di Damietta, in Egitto, che potrebbe essere impiegato anche per esportare da Zohr.

Inoltre l’Italia, con Grecia, Cipro e Israele ha firmato lo scorso dicembre un memorandum d’intesa per la costruzione del gasdotto EastMed, un progetto che molti analisti considerano troppo complesso e costoso, benché sostenuto da fondi Ue, ma che potrebbe diventare più conveniente se davvero ci fossero importanti risorse di gas a Cipro.

Israele – dove nel 2010 sono avvenute le prime grandi scoperte del Bacino del Levante, Leviathan e Tamar – sta incontrando gravi difficoltà nel trovare una destinazione redditizia per il suo gas, ora che l’Egitto grazie a Zohr è avviato all’autosufficienza.

Eni si appresta intanto a mettere una pedina anche in Libano. Proprio oggi a Beirut ci sarà la cerimonia per la firma di due contratti, entrambi assegnati a dicembre al consorzio italo-francese-russo.

È stata una vittoria facile, perché nessun altro ha partecipato alla gara, che Beirut cercava di organizzare dal 2013. Ma le vere sfide iniziano ora: dei due blocchi assegnati uno, – il blocco 9 – si trova in parte in acque contese da Israele. E i contratti hanno esacerbato le relazioni tra i due Paesi, sempre più tese anche per il progetto di Tel Aviv di costruire un muro al confine col Libano.

Il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman ha definito la gara per le licenze «un comportamento molto sfidante e provocatorio», aggiungendo che le «rispettabili società» che vi hanno preso parte «hanno commesso un grave errore». Il presidente libanese Michel Aoun ha replicato che considera tali dichiarazioni «una minaccia al Libano e ai suoi diritti sovrani sulle acque territoriali». L’alto diplomatico statunitense David Sutterfield in questi giorni sta tentando di mediare tra i due Paesi, che hanno combattuto l’ultima guerra nel 2006.

IL BACINO DEL LEVANTE, NUOVA FRONTIERA DEL GAS

A Cipro la situazione è forse altrettanto difficile. Anche la scoperta di Calypso è avvenuta in un’area al centro di dispute territoriali: il blocco 6 si trova nelle acque economiche esclusive della Repubblica cipriota, riconosciuta dalla Ue e dall’Onu, ma non dalla Turchia, che è apertamente ostile al governo filogreco di Nicosia (l’isola è tuttora divisa, con la parte settentrionale sotto il controllo di Ankara).

La tensione, proprio sull’onda dei successi di Eni e Total, sta montando. La Turchia non solo contesta in modo sempre più insistente i diritti di Nicosia sul tratto di mare interessato, ma ha condotto esercitazioni navali militari a poca distanza dalle attività di perforazione della nave Saipem 12000.

Di recente ha inoltre annunciato di voler scendere in campo direttamente per cercare gas nel Mediterraneo, suscitando una reazione molto dura da parte dell’Egitto: «Qualunque tentativo di violare o diminuire i diritti egiziani sull’area – ha intimato il ministero degli Esteri – verrà rifiutato e contrastato».

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