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Pessina: «Interessati a investire in mille-duemila farmacie in…

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il ceo di Walgreens Boots Alliance

Pessina: «Interessati a investire in mille-duemila farmacie in Italia»

Stefano Pessina (Imagoeconomica)
Stefano Pessina (Imagoeconomica)

NEW YORK - L'operazione di Amazon, Buffett e J.P. Morgan, annunciata la settimana scorsa per coprire le spese sanitarie del loro milione cumulativo di dipendenti in America ha movimentato sia il mercato che il settore sanitario anche in Italia. Da oggi parte la risposta anche sul fronte della distribuzione farmaceutica: Stefano Pessina, Ceo di Walgreens Boots Alliance, il più grande gruppo di farmacie del mondo, anticipa in un'intervista esclusiva al Sole 24 Ore che nel settore al dettaglio la sua azienda non cambierà la sua strategia sia in America che in Italia. Davanti all’apparente offensiva, insomma, non si scompone, anzi gioca al rilancio: «Non c’è bisogno di Amazon: in America è tre anni che lavoriamo a obiettivi di riduzione dei costi; vogliamo trasformare il vecchio concetto di drugstore coniugando perfettamente la dimensione fisica con quella online, offrendo maggiore funzionalità in tutti i canali di vendita e potenziando la farmacia e i suoi servizi. Anche per l’Italia si prospettano grandi cambiamenti».

Nell'intervista Pessina anticipa per la prima volta che programma di entrare nel mercato italiano con il suo colosso britannico Boots Alliance se le condizioni, anche quelle burocratiche, lo consentiranno:”La riforma per le farmacie in Italia e' buona. E' la burocrazia che complica. Faremo dei test per capire se potremo investire in Italia con grossi numeri, con Boots, la nostra controllata britannica. Il beneficio di avere una catena esiste se lei ha 1.000, 2.000 farmacie non se ne ha 50. Sembra che molti ora - cooperative, piccoli gruppi - si mettano a comprare farmacie, ma non tutti potrebbero avere successo. Meglio aspettare che il mercato si assesti”. Poi, tornando alla nuova sfida americana, spiega: «In America il sistema sanitario è inefficiente, ci sono troppi intermediari, c’è scarsa trasparenza sui prezzi. Il cambiamento lo vogliamo tutti. È auspicabile. Ma quell'accordo fra Amazon, Buffett e J.P. Morgan non è una rivoluzione, tanto vero che già molte aziende americane si sono attivate con lo stesso obiettivo. E noi siamo sempre stati in prima fila».

Pessina guida l’unico gruppo impegnato su scala globale nella distribuzione farmaceutica. In America ha circa 10.000 farmacie, di quelle enormi che vendono di tutto, una dimensione simile a quella del concorrente locale CVS che ha recentemente annunciato una operazione di fusione con il gruppo assicurativo Aetna. Non è un percorso che Pessina vuole seguire. Anche perchè se CVS opera all’interno dei confini americani, Walgreens Boots Alliance è l'unico operatore globale. Con Boots ha 2.500 farmacie in Gran Bretagna e altre in Europa, in Olanda, Norvegia; nei Paesi del Golfo Persico, in Asia in Tailandia, in Corea. In Sud America ha una controllata in Messico, Benavides, con 1.200 farmacie, in Cile ha acquistato Ahumada che ne ha 400 e in Cina c'è un accordo per avere il 40% di Guo da, una catena di 3.700 farmacie: «Hanno bisogno del nostro know how, di quello di Boots».

È la combinazione di questa mappa con la logistica, lo stoccaggio, la distribuzione, in alcuni casi la produzione fatta da terzi soprattutto per creme e prodotti farmaceutici generici a dare un'idea di quanto complesso e strutturato sia il mercato della distribuzione farmaceutica al dettaglio organizzata da questo imprenditore italiano e dalla sua compagna e socia, Ornella Barra. Insieme hanno fatto fortuna nel mondo: Walgreen Boots Alliance fattura 120 miliardi di dollari, capitalizza 68 miliardi di dollari e ha 400.000 dipendenti: numeri da capogiro che collocano Pessina in testa alla graduatoria dei manager italiani nel mondo.

Incontriamo Pessina con la sua compagna Ornella Barra, Co Chief Operatin Officer. Siamo davanti una tazza di tè nella sala privata di un grande albergo internazionale. Stefano e Ornella si sono conosciuti qualche decennio fa. Lui, dopo la laurea al Politecnico di Milano, fu spedito dalla sua famiglia milanese ad occuparsi dell'azienda di distribuzione farmaceutica a Napoli mentre lei, farmacista a Chiavari, aveva avviato una sua attività nello stesso ambito. La storia e' da film: si incontrano per valutare un percorso di business insieme, scoprono passioni e idee comuni su come risolvere certi problemi e migliorare l'efficienza del settore. Capiscono il valore delle economie di scala, decidono di unire gli affari ed esplode allo stesso tempo una storia d'amore. Partono insieme per l'avventura globale e oggi Pessina e la Barra controllao circa il 15% del colosso Walgreens Boots Alliance, che capitalizzava, alla chiusura di ieri, 68 miliardi di dollari.

Quando Pessina ci descrive specificamente il know how di Boots si riferisce a una organizzazione strutturata su brand propri, specializzata nel beauty e in particolare nello skin care con una logica basata molto sul servizio, sull'approccio personale, sul consiglio diretto professionale, cosa che sarebbe oggi impossibile con un modello Amazon. Immagina anche sempre più servizi sanitari nelle farmacie, prelievi di sangue, diagnostica etc.

Alla luce di questo quadro, commentando l’operazione annunciata martedì scorso, ancora molto vaga nei dettagli e nella missione, Pessina, nell’intervista afferma con un tono di certezza nella voce che: «Amazon potrebbe essere interessata a entrare nella sanità, ma non entrerà mai nella farmacia. È un settore troppo complesso è regolato. Bezos è un genio della tecnologia, ma non capisce di logistica. La sua logica è di entrare nelle case, nelle famiglie per potergli portare tutto. Ma non funzionerà perché le persone vogliono il contatto umano».

Secondo Pessina le persone non vogliono vivere solo e sempre a casa, vogliono avere una relazione sociale, voglio uscire, passeggiare fra gli scaffali, scoprire prodotti da soli. «Alexa non potrà avere una funzione sociale solo perchè parla - continua - Per un genio della tecnologia come Bezos può sembrare una cosa razionale, ma non funzionerà per almeno quattro generazioni e forse mai». Pessina insomma è in controtendenza. È “bullish” sul retail in genere. Ha organizzato risposte tecnologiche alle sfide distributive del nostro tempo con un accordo con Fred Smith, il fondatore di Federal Express che ha installato migliaia di punti raccolta e distribuzione nelle sue farmacie: «Con Fred siamo stati a parlare fino alle 4 del mattino e abbiamo capito quante cose si potevano fare insieme, noi per aiutare la consegna a domicilio di ordini elettronici, loro per avere una penetrazione capillare sul territorio».

Tuttavia, pur accettando le considerazioni lucide e razionali di Pessina, non si può ignorare che dall'annuncio dell'inziativa JP Morgan-Buffett-Amazon il titolo Walgreens Boots Alliance ha perso alcuni miliardi di dollari in valore azionario. Su quell’annuncio si è poi agganciata una caduta di umore sul mercato, con un venerdì nero e un lunedì nerissimo. Le perdite complessive in quei due giorni sono state per quasi 1.800 punti per l’indice Dow Jones. Improvvisamente i mercati si sono preoccupati per un tasso di disoccupazione che mostrava aumenti dei salari reali presagendo rischi per un ritorno dell'inflazione e un rimbalzo dei tassi.

Tutto vero, ma l'avvio c’è stato anche per l'annuncio del potente trio formato da finanza, distribuzione, industria. Quel giorno i tre hanno lanciato un veicolo nuovo per coprire sì le esigenze sanitarie del loro milione cumulativo di dipendenti ma anche per lanciare una crociata contro un problema endemico americano. Nel decennio che si è chiuso nel 2016, l'intera spesa sanitaria del Paese è aumentata del 45% a 3.300 miliardi dollari; il costo delle medicine con ricetta del 39% a 328,6 miliardi di dollari. Colpisce che il costo sanitario in America valga il 18% del Pil e questo senza assicurazione universale! Da noi siamo al 10 per cento. Se aggiungiamo che le stesse medicine in Canada costano molto meno di quanto non costino in America ci si accorge che il problema è esplosivo da tempo. Neppure la riforma sanitaria di Obama è riuscita a far nulla e le lobby farmaceutiche a Washington hanno imbrigliato i politici. È la forza d'urto del privato contro il privato, del mercato che potrà correggere gli eccessi ad aver mosso operatori, osservatori e analisti. Ed è vero che l’idea di Bezos ha precedenti. C'è gia' in corso un esperimento importante lanciato nel 2016: una quarantina di aziende, incluse IBM, Verizon, American Express, avevano già formato la Health Transformation Alliance con circa 7 milioni di dipendenti alla ricerca di soluzioni mutualistiche per ridurre i costi.

Ma la lettura del mercato è andata molto più in la: l'operazione del trio americano diventa un cavallo di Troia ideato da Amazon e dall’inarrestabile Jeff Bezos per attaccare il mercato sanitario e in particolare quello per la distribuzione dei farmaci attraverso la sua vorace struttura distributiva e con la straordinaria capacità di innovare sul piano tecnologico riconosciuta anche da Pessina: mentre l'Alliance era una manovra difensiva, quella di Amazon è una manovra aggressiva.

Per questo martedì, subito dopo l'annuncio, in pochi secondi Walgreens Boots Alliance e il suo concorrente diretto, CVS, hanno perso rispettivamente il 5,2% e il 6,4 per cento. Perdite che già allora hanno messo a nudo quel nervosismo latente degli operatori che abbiamo visto esplodere nel venerdì e nel lunedì neri. Reazione logica, quella di martedì della settimana scorsa? «No, è stata una reazione emotiva non fondata su una reale comprensione dei fattori in gioco, questo per il settore sanitario. Dopo la corsa degli indici e con la preoccupazione su inflazione e tassi, il nervosismo ha avuto una parte importante. Ma il nostro orizzonte è lontano». In effetti Bezos aveva già provato una volta ad attaccare il mercato della distribuzione farmaceutica con il brand drugstore.com. L'operazione non funzionò e il brand fu venduto nel 2011 a Walgreen, che poi lo chiuse nel 2016 dopo aver introdotto il suo sistema di vendite e-commerce. Con una considerazione finale, se il gruppetto Amazon-Buffett-J.P. Morgan vuole coprire un milione di dipendenti e Alliance copre sette milioni di dipendenti, il mercato americano è fatto da 250 milioni di clienti del quadrilatero assicurazioni, ospedali, case farmaceutiche e farmacie al dettaglio. Un struttura che dovrà essere scossa, riorganizzata e resa più efficente, meno cara anche con l’eliminazione di intermediari. Ma che difficilmente sarà archiviata o superata da algoritmi che in un modo o nell’altro sono disponibili a tutti.

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