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Da Chiavari alla conquista delle farmacie in Cina

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Da Chiavari alla conquista delle farmacie in Cina

(Ansa)
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Tra le 50 manager più influenti al mondo – secondo la rivista Fortune – di italiana, è rimasta soltanto lei: Ornella Barra, 63 anni, 13esima posizione. Più resiliente di Marina Berlusconi. Sorridente e caparbia, schiva nelle interviste e cittadina del mondo. Storia atipica di una ex farmacista dipendente. Che prima diresse e poi si comprò (nei primi anni ’80)il più antico punto vendita della sua città natale, Chiavari. Poi, non contenta, decise di riordinare la distribuzione farmaceutica e fondò la Dpharma, a Lavagna.

Trent’anni dopo, oggi, – nel mezzo il sodalizio sentimentale e professionale con l’attuale Ceo di Walgreens, Stefano Pessina, e centinaia di acquisizioni – Ornella Barra èco-chief operating officer di Walgreens Boots Alliance (Wba), la più grande azienda mondiale di farmacie e prodotti per la salute. Tradotto: 13.200 punti vendita e 400mila dipendenti in 25 Paesi, oltre a 350 centri di distribuzione nel mondo che ogni anno fanno consegne a più di 200 mila farmacie, ambulatori e ospedali.

A dicembre, Walgreens Boots Alliance ha acquistato, per 420 milioni di dollari, il 40% di Sinopharm Holding GuoDa Drug Store Co, la più grande catena farmaceutica cinese.

«Siamo entusiasti – ha spiegato Ornella Barra – GouDa è in forte espansione, il più grande in termini di fatturato, con una presenza nazionale in 19 province e 70 città. Abbiamo già una presenza decennale in Cina nella distribuzione farmaceutica. Ma ora, grazie alle riforme del settore salute che il governo cinese sta portando avanti, la farmacia sta assumendo un ruolo più importante per la dispensazione di medicinali e servizi (sinora appannaggio degli ospedali)». Insomma, «è il momento opportuno per il coinvolgimento con una grande catena di farmacie».

Ma non c’è solo il fronte orientale. L’altro quadrante in movimento è quello Usa. A fine novembre, Walgreens ha chiuso l’acquisto della statunitense Rite Aid (quasi 2000 farmacie e 3 centri di distribuzione) per 4,3 miliardi di dollari.

«L’acquisizione da Rite Aid – ha spiegato Barra – rafforza la nostra presenza nel Nord-Est e nel Sud degli Stati Uniti e ci rende il primo player del mercato. Ma la strategia è ben più articolata, sia in termini di mercati che di canali. Abbiamo già avviato progetti di integrazione verticale e trasversale per ridefinire il concetto di multi-carnalità. Un’estesa presenza retail e una delle reti di distribuzione logistica più grandi nel nostro mondo, ma anche marchi di proprietà».

Il 3 dicembre, però, la “rivale” di Walgreens, Cvs Health, ha annunciato l’intesa per rilevare Aetna (una delle più antiche assicurazioni mediche statunitensi) per quasi 70 miliardi di dollari.

«Sul mercato Usa – ha ammesso Barra – da tempo si assiste a un concentramento della filiera. La sua integrazione verticale può avere senso, ma non è detto che sia sufficiente se non c’è anche la capacità di mettere il paziente-consumatore al centro».

In tutto ciò, Europa e Italia sono nei radar degli investimenti? In Europa siamo ben radicati. A partire dal Regno Unito con oltre 2.400 farmacie Boots, oltre a Norvegia, Olanda e Irlanda. Inoltre, siamo in 11 Paesi europei con Alliance Healthcare, nella distribuzione farmaceutica a oltre 110mila farmacie, medici e centri sanitari. Certo la Brexit implica incertezza, che per noi non è positiva, soprattutto finchè non sarà chiaro il funzionamento dei rapporti tra Uk e Ue. Anche l’Italia presenta delle opportunità, specialmente dopo la liberalizzazione delle farmacie: siamo interessati a valutarle. In generale penso che l’Italia abbia più potenzialità di molti Paesie anche più problemi di tanti altri. Ha però anche il difetto di saperli evidenziare più del necessario, e più degli altri».

Poche settimane fa, il ceo di Amazon, Jeff Bezos, ha dichiarato di voler entrare nel mercato farmaceutico. Il futuro è delle piattaforme online? Sul punto, Ornella Barra concorda con Stefano Pessina, executive vice chairman e ceo di Wba. «È improbabile che Amazon entri in un mercato così complesso , a meno che non lo faccia attraverso un’acquisizione o una partnership».

Infine, per Ornella Barra, abituata a sedere nei Cda, il fatto che l’Italia si sia data una legge per una minima presenza obbligatoria di donne manager nei board ha sicuramente contribuito a migliorare la situazione. Ma, conclude, «Il vero obiettivo, rimane la rimozione degli ostacoli che impediscono alle donne di accedere naturalmente alle stesse posizioni influenti degli uomini, a parità di merito. In altre parole, non confondere pari opportunità con pari numeri.

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