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Boj: il bilancio di «kamikaze Kuroda», al vertice per un …

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il governatore della banca del giappone

Boj: il bilancio di «kamikaze Kuroda», al vertice per un secondo mandato

Haruhiko Kuroda (Epa)
Haruhiko Kuroda (Epa)

Il governo giapponese ha nominato Haruhiko Kuroda per un secondo mandato quinquennale (da aprile) alla guida della Banca del Giappone, con una mossa che suggerisce il proseguimento di una politica monetaria ultraespansiva e ha agevolato oggi un rimbalzo della Borsa (+1,2% il Nikkei a quota 21.720,25 punti).
Come vicegovernatori l’esecutivo del premier Shinzo Abe ha indicato il 52enne Masazumi Wakatabe - professore della Waseda University, noto come sostenitore di strategie monetarie molto aggressive e accomodanti – e l’attuale direttore esecutivo della stessa BoJ, Masayoshi Amamiya, 62 anni. Sostituiranno dal 20 marzo Hiroshi Nakaso e Kikuo Iwata.

Secondo alcuni esperti, non è detto che Kuroda completerà il suo secondo mandato, visto che ha già 73 anni: potrebbe farsi da parte dopo 2-3 anni, in coincidenza con il probabile avvio di nuove stagioni monetarie. Per il momento, la sua conferma tranquillizza i mercati in una fase delicata, indicando chei forti stimoli monetari all’economia proseguiranno,anche se altre banche centrali stanno irrigidendo le loro politiche. Un elemento importante, anche per frenare il recente apprezzamento dello yen nei confronti del dollaro, che ha provocato oggi alcuni “interventi verbali” da parte di alcune autorità politiche, dal ministro delle Finanze Aso al capo di Gabinetto Suga.

Fallito il target di inflazione
Dopo la scontata approvazione parlamentare, Kuroda inizierà dunque ad aprile un secondo mandato, su una scia di continuità della politica economica ultraespansiva varata dalla Banca del Giappone nella primavera del 2013 e successivamente affinata, che gli aveva valso il nomignolo di “Kamikaze Kuroda” da parte di un autorevole analista.

Una strategia che ha conseguito importanti risultati, anche se l’inflazione continua a rimanere al di sotto delle attese e degli obiettivi. Il target del 2% di crescita stabile dei prezzi rimane infatti sfuggente, con l’indice “core” ancora sotto l’1% (+0,9% a novembre e dicembre, dopo il +0,8% di ottobre). Ma certo la BoJ ha fatto tutta la sua parte nel contribuire a otto trimestri consecutivi di crescita dell'economia giapponese - accompagnata dal calo al 2,8% della disoccupazione, sui minimi da 24 anni - e a una spinta ai prezzi degli asset (con la Borsa di Tokyo sui massimi da 26 anni e una sensibile ripresa del settore immobiliare), nel quadro del più importante effetto collaterale della strategia ultraespansiva: una relativa debolezza dello yen.

Non è un caso che a fine anno gli analisti di BankAmerica Merrill Lynch abbiano intitolato un loro report sulle prospettive del 2018 in Giappone: “All about the BoJ”; a loro parere la BoJ sarà indotta a alzare il target dei tassi sui decennali da zero allo 0- 0,25% nel terzo trimestre, anche se l’inflazione core dovrebbe raggiungere l’ancora modesto 1% solo nel medesimo trimestre (mentre la crescita economica dovrebbe confermarsi sopra il trend nei prossimi due anni grazie alla ripresa della domanda privata).

Tapering nascosto
Va notato che proprio la geniale trovata di introdurre - al di là di un alto target di acquisti di asset pubblici e privati, e di un tasso negativo dello 0,1% su una parte dei depositi bancari in eccesso presso la sua tesoreria - il concept del “controllo della curva dei rendimenti” ha consentito negli ultimi mesi alla BoJ di avviare un suo sostanziale “tapering” senza annunciarlo e senza ammetterlo: per tenere i tassi sui decennali intorno allo zero sono infatti bastati acquisti di bond a un ritmo annuale di circa 60mila miliardi di yen anzichà gli 80mila in cantiere dal 2013. Già a novembre la cifra è scesa al ritmo di 51,700 miliardi di yen, il più lento dall’aprile 2013: la crescita del money supply, insomma, è già vistosamente rallentata.

La Banca Centrale più colomba
Se poi si considera che lo stesso governatore Kuroda di recente ha citato in un discorso i critici dei tassi troppo bassi, sembrando riconoscere la potenzialità di alcuni effetti collaterali non positivi, specialmente per il business bancario, è possibile ipotizzare che il 2018 porterà graduali e modesti aggiustamenti nella strategia della BoJ in direzione di un leggermente minore disallineamento rispetto al trend generale delle banche centrali. Tra le misure più probabili, secondo vari analisti, ci sarebbe una riduzione degli acquisti di Etf. Già a fine settembre la BoJ deteneva ben 20.300 miliardi di yen in Etf sull'azionario giapponese : un ammontare oltre la metà del totale degli Etf nonchè 2,5 volte il capitale dell'istituto. In questo modo la BoJ è diventata il primo singolo operatore della Borsa (e non solo del mercato obbligazionario): un trend insostenibile, anche perchè espone troppo il bilancio dell’istituto al rischio di un cedimento del mercato azionario. Più la politica ultraespansiva si prolunga, più cominciano a riemergere voci catastrofiste: secondo un ex banchiere diventato parlamentare, Takeshi Fujimaki, la politica di Kuroda è stata ed è troppo rischiosa e ha fatto incongruamente da sostituto a incisive riforme di sistema, con il risultato che sarà un incubo fuoriuscirne, tra il pericolo che si inneschi una crisi finanziaria.

Il riemergere dell'instabilità sui mercati finanziari – con le conseguenti pressioni rialziste sulle yen – e la figura del nuovo vicegovernatore rendono comunque probabile che dalla BoJ non arriveranno grandi novità nel 2018: la banca centrale giapponese resterà l’istituto centrale più “colomba” di tutti.

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